Sandro Giacobbe, a Vieni da me, si racconta attraverso e foto di famigia, partendo da Genova, città che, negi utimi anni, è stata più vote ferita e a cui i cantante è sempre rimasto egato. Ne cuore di Sandro Giacobbe c’è sempre stata Genova. “Il successo è nato da una casualità perchè il produttore che avevo nel 1971, sulla metropolitana incontrò il direttore di una nota casa discografica che cercava un cantante che potesse rispondere a Claudio Bagioni. Mi portò così in questa casa discografica. Feci il provino con la chitarra cantando anche Signora mia e lii è impazzito“, ricorda oggi l’artista. Da quel momento, la vita di Sandro Giacobbe cambia totalmente perchè il cantante ottiene il grande successo conquistando anche la platea del Festival di Sanremo con il brano “Gli occhi di tua madre”.
SANDRO GIACOBBE: LA PAURA PER I FIGIO
Sandro Giacobbe ha provato sulla propria pelle anche la paura di perdere il figlio: “a 13 anni ha manifestato dei problemi alla schiena. Un giorno di luglio aveva finito di giocare con gli amici al mare e lamentava questo problema alla schiena. L’ho portato così all’ospedale Gaslini di Genova. Gli hanno fatto un’ecografia da cui è risultato che Andrea aveva un tumore all’addome. Da quel momento la mia vita è cambiata perchè non contava più il successo e la musica ma contava solo la salute di mio figlio.Quando capita qualcosa ad un figlio è la disgrazia più grande che ti possa accadere” – racconta il cantante che poi aggiunge – “Il calvario è durato tre anni. E’ stato operato e ha fatto il primo ciclo di chemio. Poi ha avuto una recidiva che ha intaccato anche il fegato. Mi sono assunto la responsabilità di farlo operare e oggi Andrea ha 35 anni ed è un ragazzo fantastico”. Un’altra pagina dolorosa della vita di Sandro Giacobbe è quella egata a Genova e al crollo del Ponte Morandi del 14 agosto 2018: “io quella mattina ero in Calabria. Ho acceso la televisione e ho visto queste immagini. Vedere la mia città, quel ponte crollare in quel modo mi ha provocato sgomento e paura, ma dopo è nata la voglia di costruire e di fare qualcosa e mentre tutti pensavano agli sfollati ho capito che c’erano delle persone che andavano aiutate perchè c’erano cinque famiglie in cui ci sono 11 bambini che non hanno più il papà. Con queste persone è nato un rapporto meraviglioso perchè per loro sapere che c’è qualcuno che non le dimentica è importante”.