Sandro Giacobbe ospite di Paola Saluzzi a L’ora solare. Su Tv2000 il cantante racconta di sentirsi ancora un ragazzo, e allora è inevitabile ripercorrere la sua vita, la sua infanzia, da Genova alla Lucania :”Mia mamma era di Genzano di Lucania, come accadeva agli emigrati quando arriva il periodo estivo io venivo parcheggiato dai nonni“. Un’esperienza indimenticabile, caratterizzata dai canti dei contadini che andavano a lavorare la terra: “Credo di avere cominciato lì, su quei camion che li portavano ai campi. Raccontate oggi sembrano cose di 200 anni fa, c’erano due cassoni dietro e io avevo 4-5 anni. Vedere la mietitura, quello che accadeva nei campi…per me che venivo dalla città era bellissimo“.
Ma come presero i suoi genitori la notizia che Sandro Giacobbe voleva cantare? “Intanto bisogna considerare che la mia famiglia era molto povera, lavoravano sia mio papà che mia mamma. Io scherzo sempre dicendo che erano talmente poveri che hanno fatto il viaggio di nozze uno alla volta. In una famiglia così, dove nasce un ragazzo che fin da 12-13 anni comincia a lavorare per aiutarli, perché io facevo il barista durante le vacanze delle scuole medie, inizialmente pensavano fosse un hobby. E’ molto difficile immaginare che diventi una persona che vedi alla televisione“. La prima volta che la mamma di Sandro Giacobbe ascoltò il figlio cantare in radio fu un’emozione indimenticabile: “Si mise a piangere“.



Sandro Giacobbe: “La volta che avevo (quasi) vinto Sanremo. Poi i giornali…”

L’intervista con Sandro Giacobbe continua. Si parla della sua perseveranza, della gavetta necessaria a far emergere il talento. La sua carriera prende il volo con “Signora mia“, terza classificata a Sanremo. All’Ariston sono tre le sue partecipazioni: “La prima volta nel 1976, poi 1983 e nel 1990 l’ultima“. Quando si pazzia sul podio, chiede Paola Saluzzi, qual è la reazione a casa: “Io arrivavo da bei successi come Giardino fiorito, erano stati anni per me importantissimi. Sono andato a Sanremo da spavaldo, per me era cantare una canzone in cui credevo molto. C’è un aneddoto fantastico: quell’anno Sanremo si svolgeva con le votazioni dei quotidiani. All’ultima votazione io ero in testa. Arriva l’ultima votazione con l’elenco dei giornali e tra questi c’era Il Secolo XIX che è di Genova. Mi sono trovato tutti i fotografi davanti che già mi immortalavano come il vincitore del Festival. E invece arriva la votazione, mi guardo intorno: ero rimasto solo. Con l’ultima votazione ero sceso dal primo al terzo posto…“. Che Sandro Giacobbe dovesse sfondare, comunque, era destino. Altro aneddoto: “Al mio produttore si rompe la macchina, e quel giorno decide di andare a casa con la metropolitana. Lì incontra il direttore generale delle Messaggerie Musicali. Questi gli dice: ‘Guarda, noi stiamo cercando dei giovani cantautori, se hai qualcuno da farci ascoltare…’“. Il produttore gli parla di un ragazzo di Genova: è Sandro Giacobbe. “Mi porta da lui: voce e chitarra. Lui ascolta e mi dice: ‘Hai altre cose?’. Io gli faccio sentire una canzone nuova: Signora mia…“. Il resto è storia…

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