Sandro Veronesi: “Grazie a un attacco di panico scoprii di avere un tumore…”

Sandro Veronesi è, a tutti gli effetti, uno dei maggiori scrittori italiani del nostro secolo. Vincitore nel 2006 con Caos Calmo del prestigioso Premio Strega, ha fatto doppietta nel 2020 con Il Colibrì, romanzo drammatico recentemente reso in una struggente pellicola. Molto si sa dei suoi libri ma veramente poco della sua vita. Pochi infatti sanno che, Sandro Veronesi, ha dovuto combattere contro un grave male: un cancro a causa del quale ha rischiato di perdere la vita.



L’anno fatale è stato il 2016, anno in cui lo scrittore, con un fulmine a ciel sereno, ha scoperto della sua malattia: “Quando mi sono ammalato, sapevo che niente arriva per caso. Anche il modo in cui scoprii il tumore fu sintomatico. Non stavo male, ma, per la prima volta, soffrivo di un’ansia pazzesca. Ho avuto il mio primo e unico, violentissimo, attacco di panico in via del Corso a Roma, coi bimbi (i suoi ultimi due figli: Nina e Zeno). Prima li ho visti persi, poi morti. Dopo, mi sono fatto visitare organo per organo e il tumore ha avuto una diagnosi precocissima”, aveva raccontato al Corriere della Sera.



Sandro Veronesi: “Quando mi hanno comunicato la diagnosi mi sono detto che ero troppo giovane per morire…”

Il celebre autore di Caos Calmo, lo scrittore Sandro Veronesi, ha confessato al Corriere della Sera, che quando scoprì di essere malato di cancro, solo un pensiero gli balenava nella testa: “Quando mi hanno comunicato la diagnosi, ho pensato di essere troppo giovane per morire. Che avevo i figli troppo piccoli per morire. E che, quindi, non sarei morto”, ha detto, facendo riferimento ai suoi due ultimi figli, Nina e Zeno, nati dal suo secondo matrimonio, quello con Manuela Cavallari.

Per fortuna, grazie alle cure adeguate, Sandro Veronesi è riuscito a guarire e ora la sua vita non è più in pericolo: “Mi hanno dato ampi margini di cura. Ho fatto una radioterapia molto intensa, sono guarito. Continuo comunque a fare sempre i controlli”, ha affermato. Dalla terribile esperienza però lo scrittore è riuscito a ricavare qualcosa di buono: mettere il ricordo di quei momenti, tutto il dolore, la preoccupazione, la paura della morte, nei personaggi dei suoi romanzi, rendendoli così preziosi perché umani e, in quanto umani, fragili.