Ci sono cose che non si può evitare di ascoltare: si può fingere, andare avanti per un po’, coprire il disagio con una buona dose di successo o di altre cose che mettano a tacere il dolore, ma non si può continuare all’infinito. È quello di cui si è reso conto anche Giovanni Damian, 21 anni, in arte Sangiovanni, annunciando uno stop prolungato per la propria carriera musicale con l’intenzione di impiegare il tempo della sosta alla cura di sé e della propria salute mentale.
Sangiovanni arriva alla ribalta musicale nel 2021 in qualità di vincitore della ventesima edizione di Amici: è un successo travolgente che lega il nome dell’artista ad uno stile di vita molto riservato, icona di una generazione che nelle sue canzoni rivede pezzi della propria vita di giovani non più giovanissimi. Nel 2022 è a Sanremo dove la sua stella non smette di brillare, poi un lento declino di presenze sui palcoscenici e di successi musicali. L’ultimo Festival, Sanremo 2024, lo vede arrivare penultimo, decisamente provato da qualcosa che si capisce che non va. Già dai suoi esordi Sangiovanni porta con sé una sorta di ombra, uno strano malessere che si intuisce non essere una questione esistenziale, ma molto di più. Adesso, con la decisione di fermarsi, la presa d’atto che c’è qualcosa su cui intervenire.
Gli errori che il ventunenne potrebbe fare sono tre. Il primo è quello di pensare di avere un problema da risolvere. La salute mentale non è qualcosa che si aggiusta, ma che si abbraccia. Uno non è in salute nella testa non perché stia male, ma perché a quel male non sa dare un nome e un perché. Riconoscere il dolore come parte di sé stessi, e non come qualcosa da estirpare, è il primo modo per costruire una vita riconciliata, una vita che rifiuta la menzogna per abbracciare la verità.
Il secondo errore che Sangiovanni si potrebbe trovare innanzi è la pretesa di guarire. Le cose non guariscono, le cose si curano e l’unica vera guarigione è quell’atteggiamento di cura continua che ci porta a guardare noi stessi con gentilezza e compassione: cercare di superare il momento difficile, credendo di poter dimenticare quello che è stato lasciandosi alle spalle il passato, non solo è fuorviante, ma anche terribilmente pericoloso per l’involuzione di qualunque patologia.
Infine, Giovanni Damian non deve cedere alla tentazione di pensare che il percorso di cura sia un percorso individuale. La differenza tra individuo e persona in certi frangenti è fondamentale: l’individuo è una solitudine che vive del proprio autodeterminarsi, la persona è un essere in relazione. La fatica si guarda insieme ad un altro, insieme ad altri che ne sono e ne diventano corresponsabili. Non c’è niente di più ignobile e pericoloso che lasciare sola una persona con problemi di salute mentali: il solo compiere quest’atto esaspera e fa da detonatore al problema stesso, prolungando a dismisura il tempo della cura.
Sangiovanni, adesso, ha solo bisogno di buoni medici, buoni amici e un buon silenzio in cui scendere nella profondità di sé stesso. È lì che il cantante da milioni di streaming troverà la definizione di sé più vera, è lì che potrà riconoscersi come un mistero. Per troppo tempo il tema della salute mentale è stato associato alla considerazione che tali problemi segnalassero un guasto, un errore nell’essere umano, un difetto che esigeva una stigmatizzazione totale della persona e un esautoramento dal suo ruolo sociale e umano. La salute mentale, invece, è una questione che avvicina l’uomo al mistero della vita, ad un’originalità unica ed imprevedibile, e che permette di esplorare quell’abisso di domanda e di esigenza di infinito che è l’uomo.
Nella malattia noi ci ritroviamo più piccoli, più poveri, più mendicanti di tutto. E quindi più purificati dall’arroganza con cui guardiamo la realtà e gli altri, pronti a ricevere il dono dell’esistenza, pronti a riconoscere che ciascuno di noi è un Tu che lo sta facendo e lo sta amando proprio ora. Dentro ogni uomo c’è una strada e questa strada deve essere fatta dipanando le matasse, supportati nel definire quello che è cicatrice e traccia del nostro passato da quello che, invece, è scelta morale, esito di iniziative o decisioni sbagliate.
Per seguire qualcosa di grande occorre che la libertà e la volontà siano in buona salute: la medicina e la psicoterapia sono aiuti fondamentali per sostenere questo benessere che è condizione previa di ogni azione veramente umana e consapevole. Negare questo, come negare il disagio o nascondere il dolore sotto una marea di anestetizzazioni, è rinnegare sé stessi, è in fondo sostenere che chi ci ha messo al mondo, lo ha fatto compiendo alcuni gravi errori irreparabili.
La nostra storia, invece, è una possibilità. Quella stessa possibilità che adesso Sangiovanni comincerà ad esplorare. Per guardarsi con amore, per trattarsi con simpatia, per sentirsi libero. E incontrare da vicino il Mistero di cui è fatto.
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