L’italiano deve essere difeso contro l’uso smodato di parole straniere, per una questione di identità nazionale e di integrazione per chi vive nel Paese. È la tesi sostenuta dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che, intervistato da Il Messaggero, ha ribadito come “la consacrazione della lingua nazionale è in molte Costituzioni, di gran parte dei Paesi non solo europei” e pertanto la proposta in inserire la lingua italiana nella Costituzione è questione di “essere coerenti con altre grandi nazioni europee e occidentali”.



Come ha affermato il Ministro Sangiuliano, “la lingua è l’anima della nostra nazione, il tratto distintivo della sua identità” e sottolinea che durante “il secolo scorso insigni studiosi del calibro di Croce, Gentile, Volpe hanno a lungo argomentato sulla circostanza che l’Italia sia nata molto prima della sua consacrazione statutaria e unitaria. L’Italia nasce attorno a quella che fu definita la ‘lingua di Dante’”. Il ministro ha sottolineato come “già l’art. 62 dello Statuto albertino riconobbe la lingua italiana come quella ufficiale nei lavori parlamentari, pur riconoscendo l’uso del francese per gli interventi dei membri appartenenti a quelle aree geografiche in cui questa era in uso”, ricordando quindi un precedente storico della consacrazione della lingua italiana.



Lingua italiana in Costituzione, Sangiuliano: “abuso termini anglofoni è snobismo”

Tra le proposte del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per il riconoscimento della lingua italiana nella Costituzione e come fondamento dell’identità nel Paese, c’è l’ipotesi di fornire strumenti giuridici all’Accademia della Crusca. Come ha espresso nella sua intervista al Messaggero, infatti, in Italia “non esiste un’autorità pubblica con poteri giuridici come sono ad esempio l’Académie française e il Conseil International, per la Francia, o la Real Academia Espanõla per la Spagna. Abbiamo, è vero un’istituzione prestigiosissima come l’Accademia della Crusca, fondata nel 1583, autorevole ma priva di strumenti giuridici”.



Tra le iniziative della Crusca lodate dal ministro c’è il gruppo di lavoro “che prova a suggerire definizioni alternative italiane a definizioni straniere abusate nella comunicazione pubblica”. E proprio contro le parole straniere si scaglia il ministro Sangiuliano, che spiega: “credo che un certo abuso dei termini anglofoni appartenga a un certo snobismo, molto radical chic, che spesso nasce dalla scarsa consapevolezza del valore globale della cultura italiana. E anche della sua lingua, che invece è ricca di vocaboli e di sfumature diverse”. E ribadisce che “valorizzare e promuovere la nostra lingua non significa ignorare il mondo che ci circonda”.