Certo che devono pagare. Non per vendetta, che non appartiene a uno Stato di diritto, ma con giustizia, per doveroso risarcimento di azioni vandaliche contro  beni della comunità. L’arte, la storia, sono beni comuni, sono memoria, testimonianza, appartengono a tutti. Non possono essere usati come arma, come ricatto, minaccia, non contrapposti ad altri beni di uguale, maggiore, minor valore. La bellezza non è quantificabile, come la storia.



Per questo non può suonare strana la proposta del ministro Sangiuliano, che avendo la responsabilità della cultura del nostro Paese ne ha facoltà, di multare pesantemente facendo riparare i danni compiuti da quegli originali di Ultima Generazione (speriamo ultima davvero). Originali è attributo gentile ed eufemistico. Non c’è alcuna differenza tra loro e chi imbratta i muri dei nostri maggiori monumenti, chi incide con i punteruoli sulle antichità, chi lascia la firma tra gli affreschi delle chiese. Se il fine giustificasse ogni iniziativa rivoluzionaria, dovremmo giustificare troppi atti iniqui, perfino le armi impegnate dall’ideologia che hanno insanguinato la nostra Repubblica.



E allora a questi ragazzotti di buona famiglia, con genitori della buona borghesia di sinistra, cui la Schlein neo-eletta strizza l’occhio, “perché bisogna capire”, chiediamo di ripagare i danni, attingendo magari al portafoglio familiare. Di solito davanti ai soldi anche i più convinti progressisti si chetano, rampognando i figliuoli troppo passionali.

D’altronde è indecente che sia lo Stato, cioè noi, a spendere per ripulire le opere d’arte, per metterle in ulteriore sicurezza, in cambio di una indefinita e indefinibile attenzione ai problemi della terra. Vadano a piantare alberi, a raccogliere i pomodori, invece di piangere sull’infamia del caporalato, puliscano i giardinetti di periferia, dipingano i muri delle scuole. Anche i servizi sociali potrebbero essere un’alternativa ove prendere i soldi potesse risultare faticoso e ancor di più dispendioso. A scuola lo insegnavano con una cantilena. Chi rompe paga. Basta tenersi i cocci, e spendere per rimetterli insieme. Non si rimette insieme la dignità.



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