IL MONITO DEL VESCOVO DI PAVIA SANGUINETI SULLE RESTRIZIONI COVID

«Come Chiesa abbiamo accettato troppo passivamente le restrizioni. Ora basta creare ansia
nella gente»: lo ha detto il vescovo di Pavia, Mons. Corrado Sanguineti intervistato da “La Verità” circa le nuove regole impostate dal Governo Meloni, volte a cambiare il corso della gestione pandemica in Italia dopo 3 anni di restrizioni, pass ed emergenze. L’esperienza della pandemia, osserva il prelato nella lunga intervista a Martina Pastorelli l’indomani del Decreto Legge che reintegra i medici non vaccinati, «ha lasciato ferite nella società e andrà metabolizzata col tempo». Quello che è importante ora, ribadisce il vescovo di Pavia, è «uscire da una comunicazione ansiogena, superare una politica sanitaria fondata sulle limitazioni e guardare avanti. La vita non può essere schiacciata sul problema del Covid». Per Mons. Sanguineti il tempo della pandemia ha evidenziato alcuni aspetti molto positivi – iniziative di aiuto e carità – ma anche un lascito molto pesante: «una società più sfilacciata e individualista; un disagio ancora diffuso, con forti ricadute a livello psicologico, tra i giovani; la sofferenza degli anziani, costretti a lunghi periodi di isolamento e solitudine».



È una forte critica sociale e politica ai Governi Conte e Draghi quella che pone il vescovo Sanguineti, che non risparmia però moniti anche alla stessa Chiesa Cattolica: in primo luogo un problema liturgico-religioso, «le comunità cristiane escono segnate: sono mancati momenti di aggregazione e formazione e si è verificata una forte disaffezione alla vita liturgica». Ma secondo Mons. Sanguineti il problema è stato anche l’accettazione troppo remissiva delle politiche anti-libertarie messe in campo durante i mesi difficili della pandemia: «come Chiesa non sempre abbiamo saputo dire parole nuove, diverse dal mainstream culturale, e forse abbiamo accettato troppo passivamente le restrizioni dei primi mesi sulla presenza alle celebrazioni». Secondo il vescovo di Pavia non sempre la Chiesa intesa come gerarchia nazionale, «non ha saputo toccare certi temi di fondo che proprio la pandemia ha rimesso in questione – il senso della vita e della morte, il significato della umana sofferenza, la domanda sul destino dell’uomo – e sui quali l’annuncio della fede porta una luce di speranza». L’appello di Mons. Sanguineti è netto e fermo: «Penso che adesso si debba uscire da una comunicazione ansiogena sul Covid e superare una politica sanitaria fondata sulle limitazioni e tarata solo sui vaccini, che ha creato attese esagerate e favorito divisioni e tensioni nelle famiglie, nelle relazioni sociali, negli ambienti di lavoro».



COVID, SCIENZA E AMBIENTALISMO: L’ALLARME DI MONS. CORRADO SANGUINETI

Non di solo Covid però si fonda l’allarme acuto del vescovo di Pavia, Mons. Corrado Sanguineti, a “La Verità”: «Dal punto di vista culturale stiamo passando da un estremo all’altro: la modernità ha promosso una visione dell’uomo che si mette al centro del mondo e ne diventa artefice, e distorcendo il messaggio biblico ne ha fatto il padrone assoluto anziché colui che è chiamato a custodire responsabilmente il creato, come spiega Papa Francesco nella Laudato si’». Il vescovo lo definisce un «antropocentrismo sbagliato» in cui l’umanità cade di continuo nel suo eccesso opposto: «far diventare l’uomo un problema, laddove se usa bene la sua libertà e intelligenza egli è una risorsa anche per l’ambiente». Un ambientalismo ideologico che “falsa” il rapporto tra uomo e creato, spiega ancora Sanguineti: l’ambiente antropizzato dall’uomo è tutto il contrario dello sfruttamento intensivo, come dimostra il panorama mozzafiato delle colline toscane.



«Nell’affrontare il tema va però evitato il catastrofismo e una visione cupa del futuro, che stanno creando nei giovani ansia e sfiducia nella vita. E va promossa l’ecologia integrale, che include cura dell’ambiente, attenzione alla dimensione sociale e rispetto della natura umana, oggi troppo spesso violentata: penso alla manipolazione genetica o a certe pratiche che trasformano il generare in produrre», ribadisce il vescovo di Pavia nella sua lunga analisi sul tema che si richiama all’assunto di Papa Benedetto XVI, quel «l’orizzonte ampio della ragione». Secondo Mons. Sanguineti, la scienza è una forma di conoscenza molto preziosa ma non è certo l’unica in grado di esaurire il reale: «Ai camici bianchi dobbiamo molto, però la storia insegna che la medicina va pensata dentro a un quadro etico. La scienza è una risorsa ma non può diventare un idolo. Dare tutto in mano agli scienziati o ai medici senza porsi troppe domande di tipo morale, significa prepararsi a un domani espropriato della centralità dell’uomo».