La (disastrosa) situazione della sanità italiana è finita protagonista della diretta di Fuori dal Coro di ieri sera che ha scoperto alcune interessanti novità sulla gestione (ancor più disastrosa) delle liste d’attesa regionali che continuano a crescere a dismisura: dal conto suo il Governo ha elargito ben 800 milioni di euro per risolvere l’annosa questione delle liste, il larghissima parte – ed è questa la scoperta fondamentale della trasmissione, ma ci arriveremo – inutilizzati dalle Regioni che hanno preferito accantonarne quasi più del 30%.
Il punto di partenza del servizio di Fuori dal Coro è il recentissimo rapporti della Fondazione GIMBE che ha stimato che circa 4,5 milioni di italiani (ed è bene precisare: che pagano le tasse, incluse quelle destinate al Servizio Sanitario Nazionale) faticano a curarsi perché non riescono a trovare i fondi necessari: complessivamente nel corso dell’ultimo anno i nostri connazionali hanno speso quasi 45,8 miliardi di euro, cresciuti rispetto all’anno precedente di esattamente il 10%; il tutto – ovviamente – senza dimenticare i 37 miliardi tagliati tra il 2000 e il 2019 dal Servizio Sanitario Nazionale.
Fuori dal Coro: “Le Regioni hanno accantonato 268 milioni di euro che servivano per le liste d’attesa della sanità”
Ad aggravare ulteriormente questa situazione ci sarebbe quel report che abbiamo citato in apertura – scoperto proprio da Fuori dal Coro – che dimostra perfetto l’impiego scorretto dei fondi elargiti dallo stato proprio in virtù dell’emergenza delle liste d’attesa sanitarie: partendo dal principio – infatti – tra il 2022 e il 2023 (proprio dopo la fine della pandemia che ha peggiorato ulteriormente le lunghissime attese nella sanità pubblica) erano stati distribuiti – proporzionalmente alla popolazione – 865 milioni alle Regioni; ma al 31 dicembre 2023 di quei fondi ne erano stati accantonati 268 milioni, più del 30%.
Interessante soffermarci sui dati scovati da Fuori dal Coro, perché a ben guardare le regioni effettivamente virtuose per le liste d’attesa sono solamente due: da un lato l’Emilia-Romagna che ha accantonato lo 0% delle sue risorse e – dall’altro lato – la Toscana che addirittura è andata in deficit dell’1%; così come vale la pena citare anche la Campania che ha messo da parte l’8% del totale e la Liguria a quota 9%. Dall’altra parte della classifica, invece, fanno un gran baccano quel 98% di risorse non spese dal Molise (pari a 4,3 milioni), oppure l’83% della Calabria (22,6mln), alla quali si aggiungono anche il 74% del Lazio e il 60% della Lombardia (rispettivamente 61 e 85 milioni), con tutte le altre regioni che non hanno superato – fortunatamente – il 50%.