Il dato è preoccupante e riguarda la sanità italiana: Tac, mammografi e risonanze magnetiche sono sempre più obsolete. La diagnostica medica nostrana presente presso le strutture sanitarie pubbliche e private è fuori moda: lo testimoniano i dati 2021 presentati ieri a Roma dall’Osservatorio parco installato (Opi) di Confindustria dispositivi medici in collaborazione con SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica) e AIIC (Associazione Italiana Ingegneri Clinici).
In particolare, si legge sulle colonne del quotidiano “Il Tempo”, hanno più di 10 anni il 96% della Tac, così come il 92% dei mammografi convenzionali, il 91% dei sistemi radiografici fissi convenzionali, l’80,8% delle unità mobili radiografiche convenzionali e il 30,5% delle risonanze magnetiche chiuse. Peraltro, “per ogni tipologia tecnologica sono stati specificati: l’età del parco installato, la classificazione per fasce d’età, approfondimenti di raffronto tra lo stato dell’arte della tecnologia esistente e le caratteristiche del parco installato, nel quale si evidenziano anche notevoli differenze territoriali lungo la penisola”.
SANITÀ, 96% TAC ITALIANE HA OLTRE 10 ANNI: APPARECCHIATURE OBSOLETE
“Il Tempo” ha poi precisato che i mammografi non digitali più vecchi si trovano negli ospedali del Nord: il 97% ha più di 10 anni, mentre nel Sud la percentuale dei più vetusti si ferma al 90% e nel Centro all’87%. Aniello Aliberti, presidente Elettromedicali di Confindustria Dispositivi Medici, ha asserito: “Nel corso degli anni il parco installato ha certamente risentito di una serie di fattori, come la limitatezza degli investimenti e dei finanziamenti dedicati alla sanità; l’assenza di attenzione all’innovazione nelle politiche pubbliche di acquisto; il permanere di livelli e logiche di rimborso delle prestazioni non incentivanti l’ammodernamento tecnologico”.
Quindi, Aliberti ha concluso esprimendo anche un auspicio per la sanità italiana: “Questi fattori hanno contribuito al permanere di un quadro di significativa vetustà delle apparecchiature di diagnostica per immagini. Ci auguriamo che questo studio sia utile per arrivare a definire programmazioni sostenibili e aperte all’innovazione”.