Il modello di crescita sostenibile che si sta affermando nella vision strategica e politica internazionale si basa sulla piena integrazione dei fattori ambientali, sociali e di governance: sebbene siamo ormai abituati a considerarlo come un fatto acquisito – complice anche la pervasività che le logiche ESG stanno assumendo pressoché in ogni ambito – si tratta di un’innovazione radicale rispetto al paradigma di crescita economica tradizionale, meno ispirato di oggi a criteri di equilibrio economico patrimoniale e più spinto verso una massimizzazione incondizionata dei complessivi equilibri.
Non a caso gli sfidanti target ambientali posti dall’UE hanno orientato i finanziamenti del PNRR su un intero pilastro ed un altro rilevante pilastro è appunto costituito dai finanziamenti in ambito sanitario. Accanto alla priorità verde, inoltre, il Piano è intrinsecamente informato alla sostenibilità sociale: anche in questo caso, al di là della presenza di una missione esplicitamente dedicata all’inclusione e coesione sociale, tutti gli interventi previsti sono interessati dai principi trasversali della parità di genere, di quella generazionale, del superamento di divari e scompensi territoriali (concetti simili a quelli di equità in sanità).
Questo nuovo approccio allo sviluppo può avere un ruolo rilevante nel favorire un progresso di lungo termine, più resiliente agli eventuali shock esterni, più adeguato a gestire le trasformazioni che il sistema economico e sociale dovrà fronteggiare nel prossimo futuro e che, in parte, sta già affrontando: tra queste, in primis, gli effetti avversi del cambiamento climatico e gli inevitabili costi della transizione ecologica. Ed è del tutto evidente come questo nuovo approccio può avere un ruolo rilevante anche sulla salute e sul benessere. La riduzione dell’inquinamento e più in generale dell’impatto ambientale delle attività produttive ha un effetto diretto sulla salute delle persone, così come lo hanno anche le pratiche per migliorare la vivibilità dei luoghi di lavoro, la conciliazione dei tempi di vita e lavoro e più in generale la qualità della vita dei lavoratori.
Per il raggiungimento di tutti questi obiettivi in ambito ESG sarà determinante l’apporto di due categorie di attori, insieme naturalmente allo sforzo congiunto di tutti gli altri: da un lato le autorità pubbliche, in grado di declinare queste finalità in policies e di indirizzare quindi gli altri operatori lungo le nuove direttrici di sviluppo; dall’altro il sistema finanziario, che, analizzando le risorse a sostegno degli investimenti, svolgerà un ruolo essenziale nel rendere possibile la transizione.
In tal senso e dall’azione congiunta di questi due attori si stanno sviluppando degli approcci che coniugano i risultati di salute e di impatto sociale ed ambientale alle logiche promosse da questi due ambiti concettuali One Health e ESG: i cosiddetti SOC o Social Outcome Contract. Il Social Outcome Contract (Contratto a impatto sociale) è uno strumento che consente di modificare in modo significativo le modalità e l’approccio che hanno finora regolato l’intervento delle pubbliche amministrazioni in ambito sociale, incluso quello più strettamente sanitario. Il SOC è un modello contrattuale attraverso cui la pubblica amministrazione acquista un risultato, misurabile in termini di impatto sociale, più che remunerare una prestazione resa da uno o più operatori. Al tempo stesso il SOC è uno strumento finanziario a tutti gli effetti, progettato in linea con le metodologie e le regole del mercato finanziario. L’innovatività del SOC consiste, infatti, principalmente nel coinvolgimento di investitori finanziari esterni che forniscono all’operatore i capitali necessari per la realizzazione delle attività e si assumono, in tutto o in parte, il rischio finanziario dell’operazione. Gli investitori ottengono una remunerazione che è definita in funzione dell’esito (Outcome) legato all’ottenimento di un certo impatto.
La sostenibilità dell’iniziativa per la pubblica amministrazione, in una logica di Value for Money, è garantita dai risparmi generati nel medio-lungo periodo: il SOC, infatti, si applica più efficacemente a interventi di carattere preventivo in cui l’attività finanziata mira a ridurre il verificarsi di un certo problema sociale, determinando quindi una riduzione dei costi, diretti e indiretti, che la pubblica amministrazione dovrebbe sopportare al verificarsi del problema stesso. Un ambito di particolare interesse per questi nuovi modelli è quello sanitario, dove ha più senso la logica dell’intervento di prevenzione e i risparmi generati possono essere misurati in modo accurato e oggettivo. In ambito sanitario esiste, inoltre, una significativa necessità di razionalizzazione e di migliore finalizzazione della spesa pubblica. Un esempio interessante in sanità è quello realizzato da Social Finance Israel che nel 2016 ha lanciato un’iniziativa legata ad attività per prevenire l’insorgenza del diabete. In questo caso il ritorno economico per gli investitori è legato alla riduzione del numero di malati e alla conseguente riduzione dei costi sanitari.
Un approccio alla prevenzione che mi convince di più delle tessere a punti e risulta legato alla logica di misurare i risultati di salute per superare la logica dell’aumento dell’offerta di prestazioni che, sappiamo, porta alla inappropriatezza e allo spreco di risorse.
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