Non c’è dubbio che la sanità in crisi è oggi uno dei temi chiave del confronto politico. E soprattutto delle imminenti elezioni regionali. Notizie quotidiane lo certificano, anche dal punto di vista giudiziario, se consideriamo ad esempio le recenti inchieste torinesi che ipotizzano la falsificazione reiterata per anni e anni di bilanci sanitari pubblici.



A maggior ragione è di estremo interesse investigare sulla sanità emiliana, che si è sempre fatta vanto di essere apripista e portavoce del sistema pubblico-statale, con la “scusa” dominante, per giustificare le difficoltà: ovvero il sottofinanziamento della sanità di cui sarebbe colpevole Roma, alias il governo Meloni. Il candidato di sinistra alla presidenza regionale dell’Emilia-Romagna, Michele De Pascale, ha avuto l’onestà di ammettere che il sottofinanziamento non è imputabile solo alla Meloni, in carica da meno di due anni. In passato, che la sanità italiana fosse reputata a livello internazionale di assoluta qualità, spendendo meno sul PIL rispetto ad altri Stati, era motivo di vanto (considerando in aggiunta un welfare italiano molto costoso, vedi le pensioni). Significava evidentemente maggiore efficienza, oggi perduta. Il finanziamento italiano al sistema sanitario non è correlato né al PIL né all’inflazione. Tuttavia è aumentato in 10 anni del 22%, contro una inflazione complessiva del 20%. Il finanziamento all’Emilia-Romagna è stato in linea con quello nazionale.



Pertanto la sanità dell’Emilia-Romagna – se usciamo per un attimo dalla propaganda – ha problemi “strutturali”, sostanzialmente mai ammessi. Certamente tutta la sanità italiana ha problemi “strutturali”, ma l’Emilia-Romagna ha alcune particolarità, rilevabili anche dal confronto con Regioni limitrofe. La sanità veneta – certamente dello stesso livello di qualità – nel 2022 è costata per ogni cittadino, al netto delle differenze demografiche e sociali, 122 euro pro-capite in meno rispetto a quella emiliano-romagnola, e 63 euro in meno nel 2023. La sanità della Toscana, nel 2022 è costata 251 euro in meno per cittadino. Gli anni prescelti dipendono dai dati ufficiali disponibili al momento.



Il “mantra” costante che la sanità sia sottofinanziata, in raffronto ad altri Stati europei, non è privo di fondamento, ma serve anche a nascondere i problemi del sistema. La “macchina” sanità non funziona più, si cercano “nemici” e soluzioni nell’aumento delle risorse (ma le risorse non ci sono!). C’è evidentemente qualcosa di più profondo da ripensare sul piano organizzativo e della “filosofia” del sistema sanitario, ma non si intravedono – al momento – figure autorevoli che possano guidare questo cambiamento.

Ed eccoci ai perduranti problemi di “equilibrio” dei bilanci emiliano-romagnoli: dal 2018 sono stati utilizzati fondi straordinari eliminando tutte le riserve di sicurezza. Solo nel 2020, in epoca Covid grazie a finanziamenti straordinari, si è raggiunto “l’equilibrio”. Poi dal 2021 a quest’anno i disavanzi sono stati coperti da risparmi di bilancio regionali in altri settori. I conti sono nuovamente allo scoperto, le risorse straordinarie sono finite e i disavanzi sono rinviati agli anni successivi.

Fondamentalmente i tentati risparmi in questo 2024 – rilevabili nel bilancio di previsione – sono previsti sul personale, in particolare assistenziale del comparto. C’è un aumento della spesa farmaceutica (un aumento al quale si è invano tentato da anni di porre dei freni). Non c’è crescita della spesa sul socio-sanitario, che pure era uno delle voci “qualificanti” nelle politiche proposte dalla sinistra, nemmeno a compensazione dell’inflazione. Da due anni gli incrementi inflattivi del costo del personale sono pagati con maggiori tariffe sulle famiglie degli assistiti.

Il personale sanitario, che era cresciuto del 8,5% per il Covid, è in calo del 3,4% (1% in meno dei medici, 5% in meno degli infermieri).

Altro dato rilevabile e rivelativo: le prestazioni ambulatoriali sono tornate, nel 2023, ai livelli pre-Covid, ma le liste d’attesa non sono affatto calate. Lo certifica l’esperienza quotidiana di tutti e il fatto che i residenti più prossimi al Veneto o alla Lombardia spesso preferiscano “passare il confine” per avere risposte in tempi ragionevoli.

Altro dato su cui riflettere: non sono aumentate le prestazioni pagate in proprio dagli utenti. Bisogna comprendere se questo significa che la popolazione si cura di meno perché è più “povera”.

Infine, per ridurre i “codici bianchi” nei Pronto Soccorso – pressati oltre il sostenibile da anni – si sono state attivate strutture specifiche, i CAU, i Centri di Assistenza Urgenza (coi relativi costi ingenti e molta “comunicazione”). In tal modo però si sono sottratte risorse alla medicina territoriale, ovvero ai medici di famiglia, che sono già con numeri molto allarmanti anche in Emilia-Romagna. Era la strada da percorrere? Chiederselo è legittimo. L’attivazione dei CAU appare una scelta tampone per “spalmare” diversamente i codici bianchi, le non urgenze, non una soluzione realmente definitiva e strategica. Il rischio poi è che presto anche i CAU siano intasati, con ore di file, mentre i Pronto Soccorso restano una frontiera quasi invivibile per medici, infermieri e pazienti.

Anche di questo si dibatte (per fortuna!) nella campagna elettorale in corso tra Piacenza e Rimini. Il candidato del Pd ammette che ci sono ripensamenti generali da affrontare, pur mantenendo salda la direttiva di partito che le colpe principali stiano a Roma. L’assessore regionale alla sanità uscente, figura rilevante del Pd bolognese, Raffaele Donini, non verrà verosimilmente riconfermato nel ruolo: serve dimostrare che si cambierà e sul serio per raffreddare i pesanti malumori che circolano nel mondo degli operatori sanitari.

La new entry sulla scena politica, la candidata civica Elena Ugolini, punta su un ripensamento generale: “la persona al centro”, questo lo slogan riassuntivo, a cominciare da un rilancio decisivo dei medici di famiglia, tutori fondamentali per l’accesso e l’accompagnamento nel sistema sanitario, oggi ridotti a notai e burocrati. Chi vivrà fino a dopo il 18 novembre, vedrà cosa avranno scelto gli elettori.

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