Egregio direttore,
qualche settimana fa (7 marzo 2024) il suo giornale ci aveva fatto sapere che la Corte dei Conti era allarmata a proposito della situazione del nostro servizio sanitario (SSN), perché “Non si può sottacere che la grave crisi di sostenibilità del sistema sanitario nazionale non garantisce più alla popolazione un’effettiva equità di accesso alle prestazioni sanitarie, con intuibili conseguenze sulla salute delle persone e pesante aumento della spesa privata; la tendenza, ormai già da diversi anni, appare lenta ma costante: da un Servizio sanitario nazionale incentrato sulla tutela del diritto costituzionalmente garantito, a tanti diversi sistemi sanitari regionali, sempre più basati sulle regole del libero mercato”.



Lo scorso mercoledì (2 aprile 2024) sempre il suo giornale ancora a proposito del SSN ci parla del “miracolo” Italia perché la Corte dei Conti scrive: “le performance del servizio sanitario nazionale riguardo agli esiti di salute e alla qualità delle cure, risultano generalmente superiori a quelle medie dei Paesi OCSE, e descrivono, quindi, un sistema sanitario mediamente efficiente ed efficace”.



Ohibò! Che è successo? Considerato che era appena passato il primo di aprile, dobbiamo forse pensare allo scherzo di una Corte dei Conti di burloni? Non mi sembra nelle corde della magistratura contabile. Oppure, dato che abbiamo appena festeggiato la Santa Pasqua, insieme alla resurrezione di Nostro Signore è risorto anche il nostro servizio sanitario? Ci piacerebbe, ma, ahinoi, non è così. O ancora, perché no, visto che è noto il detto popolare secondo cui “non c’è due senza tre”, dobbiamo attenderci l’uscita, a breve, di una terza relazione a cura di una “Super” Corte dei Conti che concluda, democristianamente, che “in medio stat virtus” o quale delle due differenti visioni è più prossima al SSN che sperimentano i cittadini italiani tutte le volte che ne hanno bisogno?



La prima relazione (13 febbraio 2024) era della Procura Generale della Corte dei Conti in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2024: un giudizio molto severo con una bocciatura completa del SSN in quanto incapace di garantire, secondo la valutazione dei magistrati contabili, i tre principi di universalità, uguaglianza ed equità attorno ai quali è stato costruito il SSN, e per arrivare a questa conclusione veniva indicato un lungo elenco di criticità di vario tipo (rimando al contributo pubblicato dal suo giornale per i dettagli).

La seconda relazione (14 marzo 2024) è stata curata invece dalla Sezione delle Autonomie della Corte: si tratta della Relazione al parlamento sulla gestione dei servizi sanitari regionali – Esercizi 2022-2023, è orientata alla valutazione dei servizi sanitari delle regioni, ed ha fatto ricorso anche ad un insieme di indicatori provenienti da fonti non sanitarie, come le rilevazioni del BES (Benessere Equo e Sostenibile). Il giudizio positivo che emerge da questa valutazione proviene soprattutto dal confronto con gli indicatori riscontrati in altre nazioni europee, ed in particolare in Germania, in Francia e nel Regno Unito.

In pratica, e non aderendo all’ipotesi di una Corte dei Conti affetta da strabismo, mi sembra si possano fare due considerazioni. Il confronto “esterno” (tra servizi sanitari nazionali) continua ad evidenziare un SSN che mostra molti pregi rispetto ai sistemi sanitari degli altri Paesi, replicando anche dopo la pandemia da Sars-CoV-2 il ripetersi di valutazioni positive rispetto alle altre nazioni europee che da tempo caratterizza la sanità del nostro Paese. Quanto questa positiva valutazione dipenda dai parametri considerati, quanto questa positività sia effettivamente da attribuire al SSN e non a fattori esterni ad esso, e così via, sono questioni che devono affrontare gli addetti ai lavori così che non si prendano fischi per fiaschi: sta di fatto che questa positività nel confronto con altri Paesi è considerazione consolidata da diverso tempo.

Il confronto “interno”, d’altra parte, evidenzia una lunga serie di criticità che mettono in discussione l’intero SSN, tanto che è ormai monocorde (anche se con motivazioni e proposte diversificate) la richiesta di una sua riforma, o addirittura di una sua rifondazione. Ed anche questa negativa valutazione si può considerare consolidata e non viene scalfita dal positivo giudizio che emerge nei confronti con le altre nazioni. Certo che se aderiamo all’ipotesi che entrambe le valutazioni (verso l’esterno e verso l’interno) abbiano una loro validità, mi viene da pensare con tremore e preoccupazione a cosa devono dire dei propri servizi sanitari i cittadini di Germania, Francia e Regno Unito: preferisco non essere nei loro panni.

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