Mariella Enoc, ex presidentessa dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha tenuto un discorso durante l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Vercelli, riportata in parte della Stampa, nella quale ha ragionato sulla sanità nel nostro paese. Ritiene, infatti, che “esista una fascia di popolazione povera di salute” come per esempio chi affetto da “disabilità psichiche”, oppure gli “anziani, con patologie e malattie degenerative” in aumento.



Molti, sottolinea Enoc, scelgono di non rivolgersi alla sanità pubblica, perché “persino pagare un ticket può costituire un problema; altri hanno difficoltà di accesso ai servizi, altri ancora devono subire lunghe liste d’attesa”. Differentemente, invece, dal punto di vista della ricerca scientifica sono stati fatti “passi da gigante con diagnostica e terapie”, e seppur “occorrano risorse ingenti nel campo sanitario”, il problema rimane di carattere “più culturale che finanziario”. Secondo Enoc non ci sono dubbi che la sanità vada riformata, in qualche modo riscoperta, scommettendo “su medicina di prossimità e territori come luoghi di relazione, di cura”.



Mariella Enoc: “Sanità ha bisogno di medici esperti d’umanità”

“La sanità”, sottolinea ancora Enoc, “dovrà essere meglio organizzato e integrata con percorsi, servizi e competenze delle strutture ospedaliere”, perché con la privatizzazione rischia di diventare “un privilegio per pochi. Occorre trasformare la crisi in una sfida per la scienza” ricordando soprattutto che nessuno deve restare indietro, perché “sono troppi gli egoismi che non permettono di raggiungere questi traguardi”.

“Quando ho iniziato a occuparmi di sanità”, ricorda Enoc, “la cultura le riconosceva un carattere di sacralità e di paternità”, mentre ora “l’autonomia del paziente” è il grande risultato raggiunto. Autonomia che ritiene essere positiva, ma che contestualmente “rischia di ridurre il rapporto medico-paziente a un rapporto tecnico e freddo”. Le università, dunque, secondo la dottoressa, devono “formare medici e operatori sanitari che siano grandi esperti di umanità, a partire dalle loro professionalità”. La sfida della sanità, insomma, secondo Enoc è riscoprire come “prendersi cura anche del mondo affettivo, relazionale, psicologico e spirituale del paziente”. L’unica via percorribile in tal senso, spiega, è quella di “creare rete nel territorio tra pubblico, privato sociale, privato convenzionato, imprese sociali del terzo settore e volontariato competente”.