Lunedì 9 dicembre 2024 in Congo vengono registrati 406 casi e 31 decessi di una nuova malattia a prevalente sintomatologia respiratoria. Per l’OMS la malattia resta sconosciuta e l’Africa CDC avvisa: “Patogeno sconosciuto può causare gravi malattie e impatti estesi sulla salute pubblica”. È il nuovo segnale d’allarme che, accanto ai molteplici scenari di guerra, preoccupa l’opinione pubblica. Più volte durante la pandemia da Covid-19 siamo stati avvisati dagli esperti che certamente non sarebbe stata l’ultima pandemia con cui dover fare i conti…



E proprio per questo era necessario prendere, a livello nazionale ed internazionale, una serie di misure, predisponendo un Piano nazionale pandemico, con interventi concreti sul piano scientifico (comprendere le cause del fenomeno e la sua entità) e su quello organizzativo. Cosa fare secondo un ordine di priorità ben preciso, con un approccio solido e sicuro alla prevenzione, con un protocollo per la presa in carico dei pazienti colpiti. Anche se, quando si tratta di un fenomeno nuovo, sconosciuto, diventa difficile fare un’esatta prevenzione e predisporre una terapia efficace, ma è necessario uscire il prima possibile dalla zona di incertezza, per evitare il diffondersi della pandemia con tutte le sue conseguenze e le implicazioni che riguardano anche la sicurezza nazionale e le relazioni internazionali. E a fine gennaio 2024 sembrava proprio che l’Italia avesse già pronto il suo nuovo Piano nazionale per affrontare nuove pandemie.



Fin dal sorgere di questa ennesima epidemia a partenza dal Congo, la domanda che si è imposta alla nostra attenzione riguarda proprio l’esistenza di un Piano nazionale pandemico approvato dal ministero della Salute e dal Governo Meloni. Il 18 gennaio 2024, ormai un anno fa, sembrava proprio che il Governo insieme alle Regioni fosse alle battute finali per la stesura del nuovo Piano pandemico 2024-2028. Il documento, sui cui si sarebbe dovuto siglare l’accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni, sembrava pronto e Quotidiano Sanità ne aveva anticipato la bozza. Il Piano, realizzato tenendo in considerazione le indicazioni pubblicate dall’OMS nel 2023 con il documento Preparedness and Resilience for Emerging Threats Module 1: Planning for respiratory pathogen pandemics Version 1.0, presentava alcune proposte, legate ad obiettivi ad ampio spettro.



Per raggiungerli il piano suggeriva, tra le altre cose, di rafforzare il personale sanitario e in fase di contenimento prevedeva anche la possibilità di poter limitare le libertà individuali. Contemporaneamente andava prendendo forma anche il Piano nazionale di comunicazione del rischio pandemico, la cui pianificazione doveva tener conto delle indicazioni previste dal Piano pandemico nazionale in vigore, delle linee guida internazionali, in particolare di quelle prodotte dall’OMS, e della loro contestualizzazione nel nuovo Piano pandemico nazionale in corso di redazione, che prevedeva un ampliamento del perimetro al contrasto di pandemie causate da patogeni respiratori e non solo da virus influenzali.

Secondo il ministero della Salute il Piano si ispirava alle più recenti raccomandazioni dell’OMS e dell’ECDC oltre che all’esperienza pandemica, ed era stato realizzato in collaborazione con gli istituti scientifici che si erano maggiormente distinti nella lotta alla pandemia, con gli enti competenti e i rappresentanti delle Regioni/PPAA. “Il Piano contiene ogni misura che potrebbe rendersi necessaria per proteggere i cittadini di fronte a un’emergenza pandemica e, così come chiaramente descritto, ne prevede una modulazione, anche temporale, in base all’andamento epidemiologico, all’efficacia, e alle effettive necessità.

Il Piano, che rappresenta un’evoluzione rispetto a quello precedente, indirizzato alla prevenzione di una pandemia influenzale, potrà implementare, tra l’altro, misure concrete come il potenziamento dei Dipartimenti di Prevenzione, l’ampliamento della rete dei laboratori di microbiologia e virologia, il potenziamento della ricerca, soprattutto nei suoi aspetti traslazionali già nella prossima Conferenza Stato-Regioni”. Di fatto però, nonostante sia passato circa un anno dalla sua stesura originale, il Piano non è ancora stato approvato e con tutta probabilità quanto sta accadendo in Congo contribuirà a sollecitarne la approvazione definitiva e la relativa messa in opera.

Oggi il Piano pandemico 2024-28 è “quasi” pronto, ha raccolto studi e contributi a largo raggio, ha elaborato una visione più ampia e completa delle misure da prendere, ha coinvolto regioni e istituti di ricerca, operatori di diversa competenza, tutti con grande esperienza: manca solo una cosa, la sua approvazione definitiva!  L’Italia ha comunque alzato il livello di attenzione sulla malattia investendo del problema le USMAF (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera), che si occupano del controllo sanitario su passeggeri e merci, anche se non esistono voli diretti con il Paese africano. Al momento non c’è nessun allarme per il nostro Paese ma, in tempi di globalizzazione e di mobilità internazionale, la sorveglianza è stata innalzata. Nel frattempo l’Oms fa il punto sull’epidemia rilevata in Congo e il virus resta ancora sconosciuto.

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