La Regione Emilia-Romagna, come tutto il SSN, si trova in una fase cruciale: la situazione attuale, infatti, rivela un quadro complesso in cui il declino demografico, l’invecchiamento della popolazione e le difficoltà di finanziamento si intrecciano con grandi sforzi da parte della politica regionale e di tutta la filiera della sanità per migliorare l’assistenza e la qualità della vita dei cittadini.



Il contesto

Lo scenario non è roseo: nel 2020 l’Italia ha visto una riduzione dell’aspettativa di vita per la prima volta nella sua storia recente, un segnale di cambiamento significativo. La prospettiva di vita è attualmente di 83 anni, posizionando l’Italia come il secondo paese dell’OCSE dopo la Spagna. Tuttavia, la qualità della vita negli ultimi dieci anni non è buona: la popolazione italiana è in declino, con 600mila morti/anno contro 400mila nascite, e la percentuale di persone over 65 è arrivata al 29% in alcune Regioni, con una media nazionale del 24,5%.



Questa situazione ha un impatto diretto sulla salute pubblica: in Emilia-Romagna circa il 74% dei decessi è causato da malattie croniche e nel 2022, il 40,3% della popolazione conviveva con almeno una patologia cronica. Tra gli over 75, il 49% soffre di tre o più patologie croniche, con gravi limitazioni nelle attività quotidiane. Questi dati sottolineano l’urgenza di affrontare il problema, garantendo un’assistenza adeguata.

La tendenza che si può rinvenire negli ultimi vent’anni da un lato ha visto aumentare quasi sempre la spesa sanitaria in termini assoluti rispetto all’anno precedente, mentre il rapporto spesa sanitaria in rapporto al Pil documenta al contrario un lento e inesorabile declino, collocando l’Italia in una posizione sempre più lontana dalla media dei Paesi dell’Ue. Infatti, la spesa sanitaria pubblica italiana è nettamente inferiore a quella dei principali Paesi europei, sia in valore pro capite che in percentuale del Pil. Tra il 2016-2022, la crescita della spesa sanitaria è stata inferiore di un punto percentuale rispetto al Pil (6,6% a fronte di 7,7%). Questa disparità rappresenta una sfida cruciale per la sostenibilità del sistema pubblico e universalistico e la capacità di rispondere ai bisogni crescenti della popolazione.



Innovazioni e riforme

Per far fronte a questi dati scoraggianti, la Regione Emilia-Romagna ha adottato un approccio innovativo attuando il concetto di “universalismo proporzionale”, con lo scopo di avere servizi equi e mirati ai bisogni specifici della popolazione. Questo modello si basa non solo sul garantire le cure, ma anche sul migliorare le condizioni generali di vita, investendo sui coretti stili di vita, l’educazione, l’ambiente e le condizioni socioeconomiche, puntando ad un approccio di comunità.

Attraverso queste politiche rivolte al cittadino prima che al paziente, la Regione sta cercando di rispondere con riforme significative e innovazioni strutturali: le Case della salute e i Centri di assistenza-urgenza (CAU), parte integrante delle cure primarie, esito della riorganizzazione della continuità assistenziale (ex guardie mediche), luoghi dove rispondere ai bisogni di bassa complessità, sono esempi concreti di questa strategia: queste strutture fungono da punto di riferimento per i cittadini e promuovono la collaborazione tra medici di medicina generale e specialisti attraverso micro-reti e una gestione multidisciplinare delle problematiche dei pazienti. Questo approccio vuole migliorare l’accesso alle cure e collocare il livello di bisogno nel luogo e nell’asset assistenziale giusto, oltre che ridurre la richiesta di servizi specialistici ambulatoriali impropri.

Altro aspetto fondamentale della riforma riguarda l’aggiornamento del modello organizzativo di lavoro del capitale professionale, con focus sulla medicina generale, continuità assistenziale ed infermieristica: la Regione punta a incentivare il trattenimento dei pazienti all’interno del sistema di cure primarie, migliorare la capacità di risposta alle richieste di assistenza e creare un sistema più integrato e meno dipendente dal pronto soccorso, evitando di utilizzare risorse costose e limitate per ambiti di bassa complessità.

Le tecnologie moderne, come il teleconsulto, offrono nuove opportunità per migliorare la qualità dell’assistenza, così come le piattaforme digitali consentono ai medici di medicina generale di consultare specialisti a distanza, facilitando la gestione di casi complessi e promuovendo la formazione reciproca tra professionisti. Il tutto è possibile farlo appoggiandosi alle Case di comunità, che offrono supporto tecnologico e professionale infermieristico ai medici e che rappresentano una risorsa preziosa per garantire assistenza efficace e continua.

Sfide e opportunità future

Nonostante i tanti sforzi e gli obiettivi soddisfacenti raggiunti, l’Emilia-Romagna affronta ancora sfide significative, come il bisogno di bilanciare la crescente domanda di assistenza con risorse sempre più limitate. Le riforme strutturali e le innovazioni tecnologiche sono essenziali per garantire un sistema sanitario sostenibile e di alta qualità e proprio per questo la Regione è impegnata a mantenere elevati standard di qualità e efficienza. Ciò viene evidenziato dai Report nazionali che collocano l’Emilia-Romagna tra le “best practices”, come il Nuovo sistema di garanzia (NSG) nazionale, che suddivide i risultati per assistenza ospedaliera, territoriale e prevenzione, rappresentando un indicatore chiave della capacità della Regione di affrontare i bisogni sanitari. Dai dati forniti dal ministero della Salute per il 2022 – come ha rilevato la Corte – si osservano notevoli differenze regionali. Ad esempio, nell’area della prevenzione, l’Emilia-Romagna ha ottenuto il punteggio più alto con il 96,13%, mentre la Calabria ha registrato il punteggio più basso con il 36,59%. Questo approccio integrato e orientato al paziente è fondamentale per rispondere alle sfide demografiche e garantire un’assistenza sanitaria equa e di alta qualità, come ha correttamente richiamato G. Mulazzani su queste pagine.

In sintesi, l’Emilia-Romagna sta affrontando una complessa serie di sfide demografiche e sanitarie con un approccio innovativo e mirato. La Regione si impegna a garantire una salute migliore ai propri cittadini attraverso riforme strutturali, investimenti in tecnologie moderne e focus sull’integrazione delle cure.

Con uno sguardo attento alle esigenze future e un impegno continuo per l’eccellenza, l’Emilia-Romagna si prepara a affrontare le sfide e a cogliere le opportunità che il futuro offre lavorando a tutto tondo, considerando la salute un vero investimento per il Paese. È ormai improcrastinabile di fronte alla vera e propria emergenza del sistema sanitario nazionale addivenire ad una organica riforma che non può prescindere dall’attuazione compiuta entro il 2026, senza ritardi dovuti a carenze amministrative o a rinegoziazioni degli obiettivi al ribasso, della Missione 6 (Salute) del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) con investimenti quantificati in 15,63 miliardi di euro, pari all’8,16% dell’importo totale.

Prima della malattia

Per questo motivo in primis è necessario promuovere la salute prima di curare la malattia, nella prosecuzione della “manutenzione evolutiva” delle regole di sistema regionale (DGR) riformando la rete ospedaliera in continuità con un nuovo approccio patient journey come delineato dal DM 77 in un processo riformatore. In questo i professionisti della sanità hanno un ruolo fondamentale, sono la vera ricchezza del sistema, il capitale umano. In questo percorso riformatore e di trasformazione nessun ambito è escluso: partner privati, università, ricerca clinica, senza che nessuno però possa pensare di difendere piccoli privilegi o approcci oramai vetusti, perché la posta in palio non è solamente il futuro del SSN universalistico ma anche il bene delle nostre comunità.

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