Da diversi mesi il dicastero della sanità guidato dal ministro Orazio Schillaci sembra essere al lavoro ad un vero e proprio maxi piano di assunzioni che da qui a pochi anni dovrebbe contribuire non poco a quella sempre più profonda carenza di camici bianchi: da un lato sembra che sempre meno giovani siano disposti a lavorare in alcune brache del Servizio sanitario (a partire, quasi ovviamente, dalla medicina d’urgenza), mentre dall’altro a breve si abbatterà la scure dei pensionamenti di un’intera classe medica tra le più numerose attualmente operative; il tutto mentre sempre più neolaureati cercano fortuna all’estero o nel privato e le liste d’attesa per i pazienti si fanno eterne.



Tornando a dove eravamo partiti, il piano di Schillaci per ridare vigore alla sanità italiana in crisi è quello di inserire nella prossima Manovra di bilancio – sulla quale si discute sempre più frequentemente proprio in questo periodo – i fondi per finanziare la prima tornata di assunzioni: complessivamente da qui al 2027 l’obiettivo è quello di arrivare a 30mila medici e infermiere in più operativi; ma come spesso accade quando si parla di Manovra rimane da sciogliere il più importante dei nodi: quello dei finanziamenti con i conti pubblici sempre più ristretti.



Il nodo dei fondi per il maxi piano di assunzioni nella sanità: costerà circa 1 miliardo di euro

A darci un’idea – forse vaga, forse no – di quanto costerà il maxi piano di assunzioni nella sanità è il Sole 24 Ore che un paio di giorni fa ha anticipato l’idea di Schillaci e calcolato che complessivamente costerà qualcosa come 1 miliardo di euro: cifra sicuramente importante, ma che andrebbe anche ripartita sui 3 anni al vaglio (senza escludere che la finestra potrebbe ulteriormente espandersi, limando ancora la cifra annuale).

Per ora sono tutte ipotesi, ma Schillaci è consapevole che per risollevare la sanità non basterà assumere altri medici, soprattutto perché – ricorda sempre il Sole – sempre più bandi di assunzioni finiscono al di sotto della soglia fissata, oppure addirittura rimangono del tutto deserti; e proprio per questa ragione il ministro ipotizza anche di detassare l’indennità di specificità inserita nella busta paga di medici e infermieri con una sorta di flat tax al 15%, oltre ad aggiornare le tariffe delle prestazioni sanitarie che sono ormai ferme da poco più di 10 anni. Altre due misure utili, ma che avranno a loro volta un costo e che potrebbero arrivare solamente in un secondo momento, magari dopo aver finanziato le assunzioni.