Egregio direttore,
e se il ministro della Salute fosse ancora Roberto Speranza? O Giulia Grillo, o Beatrice Lorenzin, o Renato Balduzzi? Lo so che con i se e con i ma non si fa la storia, e quindi le considerazioni e previsioni che seguono rimarranno una semplice opinione di un cittadino curioso che cerca di osservare con attenzione, ma anche a partire da un suo preciso punto di vista, le vicende del nostro Servizio sanitario nazionale (SSN).



Questo è il momento delle proteste e degli appelli: hanno iniziato 14 autorevoli scienziati con un documento-appello (del quale per altro condivido diversi aspetti, anche se non tutti); hanno continuato 75 società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari italiani (ed anche di questo appello condivido alcuni elementi seppure in misura minore rispetto al documento degli scienziati); e se la progressione numerica non mi tradisce (e non cambia l’aria che tira) ci sarà a breve qualche centinaio di altri soggetti e poi qualche migliaio (vedremo sotto quale denominazione o bandiera) che proporrà un ulteriore appello o documento, o denuncia.



Appelli diversi, stili e modalità differenti, contenuti non del tutto identici ma accomunati da (almeno) due elementi: il SSN va male ma lo dobbiamo salvare; per salvarlo bisogna mettere più risorse ma questo governo non ci sente. Non entro nel merito delle azioni di governo, ma che il nostro SSN non vada bene non lo si scopre di certo né con il documento dei 14 scienziati e nemmeno con l’appello delle 75 società scientifiche: da tempo, ad esempio, sul Sussidiario compaiono contributi che chiedono di mettere mano ad una seria riforma del SSN, a più di 45 anni dalla sua fondazione, ed è esperienza quotidiana dei cittadini di fronte a liste di attesa di lunghezza inaccettabile, di condotte (MMG) che restano scoperte, di personale sanitario che abbandona le strutture del SSN, e così via.



Ed anche dal punto di vista delle risorse, al di là delle ovvie polemiche tra governo (ne abbiamo messe di più di tutti quelli che ci hanno preceduto) e opposizione (no, ne avete tolte e siamo tra quelli che ne mettono di meno) è da tempo che in vari modi (riduzione del finanziamento, blocco delle assunzioni, tetti di spesa, …) la sanità non è stata premiata da chi ci ha governato.

Per esempio, dal 2011 al 2019 il rapporto spesa/Pil è passato dal 6,8% al 6,4% (e, dovremmo assurdamente dire per fortuna, nel 2020 è arrivato il virus Sars-CoV-2 che ha riportato il rapporto al 7,4%). E chi era al governo in questo decennio? Non a caso ho nominato all’inizio i ministri Speranza, Grillo, Lorenzin, Balduzzi, che a quanto mi risulta non sono partecipi dell’attuale maggioranza al governo e fanno invece riferimento all’opposizione.

E allora, la domanda mi sembra ovvia, e naturale mi sembra anche il riferimento a Giulio Andreotti (“A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”), mi chiedo: dove erano i 14 scienziati nel decennio precedente, quando il SSN aveva gli stessi problemi di oggi e veniva definanziato? E cosa facevano le 75 società scientifiche di fronte al blocco delle assunzioni ed ai tetti di spesa? Alla mia età la memoria comincia a non fare più tanto giudizio, ma non mi risultano nel decennio prepandemico appelli o documenti a sostegno del SSN o contro il suo definanziamento. Forse che il SSN andava bene ed era adeguatamente finanziato? Non direi proprio.

Ecco perché, a prescindere dal contenuto dei documenti di critica al SSN (di cui condivido, come ho detto, diversi elementi) e convinto, comunque, che quest’ultimo vada sostanzialmente riformato (o rifondato), mi chiedo: se il ministro della Salute, anziché Schillaci, fosse Speranza-Grillo-Lorenzin-Balduzzi ci sarebbero stati gli appelli dei 14 scienziati e delle 75 associazioni? Ma, come detto, con i se non si fa la storia.

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