Ha creato molta perplessità il recente sciopero del mondo sanitario, a cui secondo alcuni organizzatori avrebbe aderito oltre l’80% del personale, mentre il ministro della salute ha parlato di una adesione intorno all’1%… La discrepanza tra i due valori è così forte da far dubitare che esista un metodo sufficientemente scientifico per sapere cosa è realmente accaduto quel giorno. Eppure, in medicina si parla tanto di EBM: evidence based medicine! Una medicina basta su prove di evidenza. In questo caso la grande assente sembra proprio l’evidenza delle prove e ciò che domina la scena è l’ideologia, con un gap, che rivela la intensità e la profondità dello scollamento ideologico che separa maggioranza e opposizione.
Per il governo è tutto ok, o quasi, ma per l’opposizione non c’è nulla che si salvi e siamo sull’orlo di un fallimento totale. Difficile gestire la salute di 65 milioni di italiani partendo da prospettive così distanti. Il nostro SSN, a 45 anni dalla sua nascita, necessita di una revisione. Soffre non solo per la scarsa prevenzione di questi ultimi anni, compresi gli screening mancati, ma anche per la mancata riabilitazione che non riesce ad offrire in modo adeguato agli oltre 10 milioni di anziani, a cui vanno aggiunte almeno altri 2 milioni di persone con disabilità o con qualche patologia invalidante, dovuta magari ad una malattia rara.
Manca un approccio serio alla salute organizzativa. I percorsi del paziente dentro l’ospedale o nella rete territoriale, con un vistoso non senso di certe prassi, creano la sensazione di una disorganizzazione esasperante, percepita attraverso lentezze burocratiche, attese inspiegabili, frammentazione dei servizi, che diventano tutte vere e proprie concause di malattia. In quanto al personale stipendi tra i più bassi d’Europa, ritmi di lavoro pesanti, modelli organizzativi e gestionali tutt’altro che in linea con i tempi, digitalizzazione delle strutture fortemente arretrata, tutto concorre a creare un’aggressività sottotraccia, pronta ad esplodere. C’è una forte denuncia, ampiamente condivisa, per la mancanza del personale, soprattutto in alcuni ambienti come i Pronto soccorso, ma altrettanto forte è la denuncia per l’obsolescenza delle tecnologie disponibili.
L’opposizione denuncia i tagli alla sanità, mentre il governo nega che questi tagli ci siano stati, ci siano o ci saranno. Il Ministro della Salute ribadisce con fermezza che, dall’insediamento dell’attuale Governo, non è stato effettuato alcun taglio alla sanità pubblica. Al contrario, a suo avviso, si sta portando avanti un intenso lavoro di riforma per rafforzare un settore che ha subito anni di progressivo depauperamento, ancor prima del Covid.
Che di riforma del SSN ci sia urgente bisogno è un fatto che non può passare sotto silenzio anche se riformare un settore così complesso richiede tempo e dedizione, competenza e collaborazione. Serve un dialogo basato su dati oggettivi e una cooperazione finalizzata alla tutela della salute comune per garantire un servizio sanitario sempre più efficiente e vicino ai cittadini.
Secondo Giancarlo Giorgetti, ministro del MEF, l’attuale manovra: “sostiene con forza il Ssn, ma la politica della sanità non può esaurirsi con la spesa in senso stretto”. I numeri, a suo avviso, dicono che quest’anno sarà il record storico della Repubblica italiana per investimenti in sanità e salute; “Sono stati stanziati ulteriori 12 miliardi in tre anni, per cui il finanziamento complessivo passerà dai 134 miliardi del 2024 a 141 miliardi nel 2027. L’incremento medio nel 2025 sarà superiore al tasso di crescita della spesa media pro-capite. Questo vuol dire che il governo, mentre mette sotto controllo tutta la spesa pubblica, farà crescere le risorse per la sanità, perché considera questo obiettivo fondamentale”.
Per Giorgetti, però, una politica della sanità moderna – ha spiegato – parte con la politica per l’educazione, continua con la politica dello sport e si appoggia sulla politica per una sana alimentazione”. Il richiamo del ministro “a coloro che si occupano di sanità è tenere presente questa molteplicità di dimensioni per porre la salute al centro di un quadrilatero strategico definito da educazione, attività sportiva, alimentazione e stili di vita”. In questo modo i cittadini sono chiamati a svolgere un ruolo di protagonisti analogo a quello del personale sanitario, perché se la salute da tutelare è la salute di tutti, allora tutti sono chiamati a tutelare la propria salute e quella degli altri, con un positivo effetto contagioso. Un modo pragmatico e tutt’altro che ideologico, indispensabile se si vuole ottenere il potenziamento dell’assistenza domiciliare anche attraverso la telemedicina.
Gli aumenti dei costi in sanità lievitano in modo esponenziale non solo sotto il profilo tecnologico che richiede costanti e continui aggiornamenti, ma anche sotto il profilo dell’assistenza personale; non a caso è nata tutta una Care Economy che esplora costi e bisogni dell’assistenza alle persone più fragili, tanto più quando la famiglia accanto a loro non è in grado di offrire l’aiuto necessario. Serve un’assistenza domiciliare qualificata, supportata da caregiver che sappiano stare accanto al malato quanto serve, in termini di tempo e di disponibilità affettiva. Sono i costi del “care”, quella area grigia in cui l’assistenza sanitaria intercetta l’assistenza sociale. E anche di questo deve farsi carico il Servizio sanitario nazionale se vuole oggettivamente mettere il paziente al centro e prendersi cura di lui.
Servono educazione alla salute (protagonismo e responsabilità del paziente), politiche di coesione sociale e familiare (protagonismo della famiglia), servono solide conoscenze anche in campo informatico per apprezzare la digitalizzazione della medicina e predisporsi al prossimo salto della intelligenza artificiale, ma anche per questo servono risorse, risorse concrete, aggiuntive. Si tratta di attivare in modo parallelo una sorta di terapia della salute non a base farmacologica, ma su base fortemente relazionale, e culturale. Difficile quantificarne i costi, ma certamente si tratta di costi che sapranno ben tutelare il bilancio dello stato sul fronte della salute individuale e sociale.
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