Ora che il trionfo di ascolti per la 70ma edizione di Sanremo 2020 non è più in discussione (la terza serata ha totalizzato addirittura il 54,5% di share) e siamo ai record degli ultimi 25 anni, è iniziata la bagarre per prendersene il merito. Addirittura quello più estraneo di tutti alla faccenda, il neo direttore di Rai1 Stefano Coletta, catapultato da Salini su quella poltrona pochi giorni prima del festival, pur di non avere l’odiatissima Teresa De Santis al suo fianco in platea all’Ariston, va in giro a farsi selfie con i protagonisti del palco.
La storia, se vogliamo raccontarla dall’inizio, comincia esattamente dove finisce il 69mo festival, l’ultimo dell’era Baglioni. Anche in quell’occasione, come sembra ormai un’abitudine, la neo- direttrice De Santis aveva ereditato un festival confezionato dai suoi predecessori. Con polemiche (l’incombente conflitto di interessi del management Baglioni) e tanti rischi di flop annessi. Da buona artificiera, con grande pazienza, bonificò l’area e sminò tutti gli inneschi accesi. Era il momento culmine della polemica sull’immigrazione, il sequestro della Open Arms, e di Salvini vice-premier su cui incominciava a riscaldarsi il clima del Paese.
Alla fine l’edizione del 2019 si concluse con un bilancio positivo, senza danni collaterali, e con un giovane vincitore di parziali origini mussulmane ma nativo milanese. Fu la De Santis a pensare per l’edizione successiva ad Amadeus, che aveva già da qualche anno espresso il desiderio di salire sul palco dell’Ariston. E fu Amadeus a proporre la possibilità di una partecipazione/conduzione condivisa con Fiorello.
Toccò dunque alla De Santis, nei primi giorni di marzo scorso, andare a casa Fiorello per verificarne la reale disponibilità. Cosa non facile, perché, come si può immaginare, per uno come lo showman siciliano ci possono essere solo rischi nel condividere una gestione del festival. Motivo per cui aveva già più volte rifiutato la direzione artistica.
Ma De Santis sa che Amadeus e Fiorello sono legati da una amicizia vera e antica, e che per quest’ultimo è davvero difficile tirarsi indietro di fronte al legame fraterno tra lui e Ama. Non dice di sì, ma la direttrice di Rai1 capisce di aver portato a termine la missione quando anche Susanna, la moglie di Fiorello, le ribadisce la stima e l’affetto profondo per l’amico di sempre.
Quello che manca è invece il sì del capo azienda, di Salini, che aveva opportunisticamente preso le distanze dalle critiche a Baglioni e che aveva sperato in un tonfo della De Santis per liberarsene poi a furor di popolo. Manovra ovviamente, e anche in successive occasioni, fallita. Quando pochi giorni dopo la fine del festival 2019, la De Santis formalizza la proposta Amadeus con appoggio esterno di Fiorello, Salini risponde con un lungo silenzio, che dura addirittura per quasi 5 mesi.
La De Santis e Salini ormai si parlano a fatica e le manovre per sostituirla sono già iniziate. Del resto Salini non si spiega come una di sinistra si trovi in un posto assegnato alla Lega, e prima ancora che a lui la cosa risulta indigesta proprio ai “leghisti della prima ora”, che si sentono maltrattati dal loro capo, il quale ha preferito un tecnico, addirittura una donna con 40 anni di esperienza. Cosa che a Salvini deve essere sembrata più adeguata per far funzionare una macchina complessa come la rete ammiraglia.
I primi di agosto sono giorni convulsi e improvvisamente si respira aria di crisi di governo. Colpa dello stesso Salvini, che dopo l’exploit del voto europeo, improvvisamente ha deciso di passare all’incasso e provocare nuove elezioni. Il primo di agosto, non ricevendo una conferma formale dell’incarico, Amadeus scrive alla De Santis la sua rinuncia. “Grazie, so che tu mi vuoi, sei stata tu a propormi, ma senza l’avallo del capo azienda io non non me la sento”.
La De Santis chiede aiuto ad Antonio Marano, Presidente di Rai Pubblicità, che conosce bene la macchina e sa quanto può valere la soluzione Amadeus in termini di raccolta. I due marciano appaiati, sono entrambi vecchi aziendalisti e sanno che innanzitutto debbono portare i risultati. Salini alla fine cede, è tardi, siamo fuori tempo massimo, si rischia la fuga degli investitori. E con la sponda di Marano, De Santis chiude su Amadeus. Ma chi era il candidato segreto di Salini? Si vociferano vari nomi, primo tra tutti quello di Alessandro Cattelan, da sottrarre alla concorrenza di Sky. Ma girano anche i nomi di Mogol e dello stesso Morgan.
Da quel momento, come sappiamo, la direzione di Rai1 finisce sotto attacco. Nel gioco del cambio di governo e del cambio di casacche, Salini ritiene che per lui non cambi niente mentre per la De Santis sia cambiato tutto. Per mesi cerca di farla fuori, ma non vi riesce – dopo una strenua resistenza – se non pochi giorni prima dal via di Sanremo. E ora che lei non c’è più può tranquillamente mettere il cappello sul festival che non voleva, dichiarando “questa è la mia Rai” e facendo trapelare “che Amadeus lo ha scelto lui”.
Inutile qui ricordare cosa succede nei Paesi civili quando una scelta è condivisa da più persone. È costume, anche per riconoscenza e onestà, chiamare a condividere il successo tutti coloro che hanno contribuito a quel risultato. Lo fece ad esempio Sala con la Moratti, in occasione dell’Expo. Ma ormai siamo diventati il Paese dell'”Enrico, stai sereno” e, come nei peggiori paesi dittatoriali, si cancellano dalle foto e dai quadri gli oppositori del regime.