Al Festival di Sanremo 2020 inizia la serata dedicata alle cover: ognuno dei big ha scelto una canzone da edizioni precedenti e la propone, con o senza ospiti aggiunti. L’idea potrebbe essere stimolante, vedere cosa ognuno combina fuori dal proprio territorio. L’inizio mi lascia un filo perplesso, con un ricordo della fine delle trasmissioni e un balletto su una batteria jazz non del tutto comprensibile, almeno per me. Amadeus annuncia che i giurati di stasera saranno i componenti dell’orchestra. Bene, partiamo con Debora, cantata da Zarrillo (che ieri sera si è esibito dopo l’una) insieme a colui che nel 1968 presentò la canzone insieme a Wilson Pickett, e cioè Fausto Leali. Due bellissime voci, due artisti di razza per un’ottima apertura.



Junior Cally con i Viito affrontano Vado al massimo di Vasco. Dell’originale resta praticamente solo il ritornello, peraltro abbastanza massacrato dal cantante dei Viito, fuori tempo per tutto il primo chorus, e sostituito nella strofa da una serie di barre di Cally, abbastanza stereotipate. Georgina Rodriguez rialza decisamente il livello. Che subito si riabbassa nel lunghissimo, inutile sketch. Ma perché Masini si veste come un architetto? ci chiediamo in casa, mentre si siede al pianoforte per affrontare Vacanze romane (Sanremo 1983 – Matia Bazar) insieme ad Arisa. La versione è completamente diversa, cassa in 4, urlacchiata, tentativamente epica, per me non di grande rilievo.



Mannoia, Elisa, Pausini, Amoroso, Emma, Giorgia e Nannini lanciano il concerto all’Arena Campo Volo del prossimo 19 settembre, i cui proventi verranno destinati alla lotta contro la violenza nei confronti delle donne. Un pesce fuor d’acqua Riki (accompagnato dalla spagnola Ana Mena) mentre interpreta stonando L’edera di Nilla Pizzi, davvero irrilevante. Gualazzi cala l’asso della brava Simona Molinari per affrontare E Se domani, presentata senza successo a Sanremo 1964 e successivamente resa immortale da Mina. L’arrangiamento d’altri tempi è molto ben condotto e nobilita l’orchestra, brava davvero la Molinari, Gualazzi ci sta, la canzone immensa salva tutto. Di Anastasio apprezzo la capacità di modellare il verso e dall’altra parte non sopporto la perenne aggressività del flow e i versi sempre di denuncia lamentosa. Resta un po’ poco della canzone di Mariella Nava presentata da Renato Zero nel 1991, Spalle al muro. La PFM è sostanzialmente un controscena di nessun rilievo.



Dopo un siparietto con Cristiano Ronaldo, Levante, Francesca Michielin e Maria Antonietta affrontano Si può dare di più, vincitrice dell’87. L’arrangiamento a tempo dimezzato affossa a mio avviso un po’ tutto e il pezzo non decolla mai. La Michielin una spanna sopra le altre. La voce del silenzio è un grandissimo brano, insidioso per tutti, scelto non a caso da Alberto Urso per lanciare la sua voce tenorile. Ornella Vanoni fatica un minimo ma tiene, anzi a volte se la cava anche meglio del nipotino di Al Bano (con tutto il rispetto).

L’ingresso della conduttrice albanese Alketa Vejsiu dà una scossa allo show imprimendo finalmente ritmo alla serata generando stupore in Amadeus che finge (forse) di non stare al suo passo. Bravissima, spigliata e bella, dà una sferzata di agilità e professionalità a tutti. Si riparte ed Elodie si cimenta con Adesso tu, vincitrice nel 1986, al pianoforte Aeham Ahmad, per il quale sinceramente ho bisogno di Google per sapere che è un pianista siriano. Personalmente non capisco la scelta di una tonalità confortevole, ma che non permette alla cantante di sfoggiare le sue doti. Il pianista siriano non rappresenta niente di più di una nota di colore, sempre con tutto il rispetto.

Curiosità per come Rancore e la Rappresentante di lista interpreteranno Luce di Elisa, sul palco anche Dardust, Re Mida del nuovo pop. Partiamo subito con barre a rullo e ritornello a sparo. Mi hanno un po’ stancato queste rielaborazioni delle canzoni con l’interpolazione del rap, facendomi diffidare dal chiamarle cover: sono rap originali con il ritornello preso da un’altra canzone. Lewis Capaldi è un gradito intermezzo che prelude all’arrivo di Roberto Benigni, che entra al seguito di una banda. Ingresso ore 22:52. Sono le 23:25 quando esce di scena, dopo un monologo sul Cantico dei Cantici. Mal contati, 10.000 euro al minuto per affermare la libera sensualità e la coppia del libro biblico come metafora delle coppie senza distinzione di genere. Ognuno giudichi da sé, magari andando a risentirselo. Dopo la pubblicità forse riprenderà la gara.

I Pinguini tattici nucleari propongono un Medley di brani sanremesi da Papaveri e Papere del 1952 a Rolls Royce dell’anno scorso. Il clima è un po’ quello da “festa di nozze dell’amico per cui mettiamo su la band”, però la cosa funziona grazie soprattutto alla grande energia. Il brano successivo è Ti regalerò una rosa, cantato da Enrico Nigiotti con chi la presentò e vinse nel 2007, Simone Cristicchi. Il pezzo è spesso, e averne l’autore è un indiscutibile plus. Un tango ballato da Georgina e l’onesta performance di Mika ci traghettano oltre la mezzanotte.

È il turno di Giordana Angi che con i Solis String Quartet interpreta La nevicata del ’56, che Mia Martini propose nel 1990, sulla scia del ritorno alle scene dell’anno precedente. La voce c’è, la maniera di cantare può piacere oppure no. Diciamo che, anche considerando l’illustre precedente, la Angi ne esce in piedi. Sinceramente speravo che la gara andasse avanti, invece ci sono ben due canzoni dell’ospite perpetuo Tiziano Ferro.

Mezzanotte e mezzo, caffè. L’ovazione al maestro Vessicchio, tornato sul podio introduce le Vibrazioni e i Canova alle prese con Un’emozione da poco, grandissima canzone che nel 1978 vide il debutto di Anna Oxa diciassettenne. Quota rock saldata con una certa quantità di sbraco. Celentano, Little Tony e i loro 24mila baci tornano 60 anni dopo e li mandano Diodato e Nina Zilli. Un arrangiamento à la James Bond porta il pezzo in altri territori che non mi entusiasmano. Tosca e Silvia Perez Cruz ridanno la gioia di vivere con una spumeggiante versione di Piazza Grande che Lucio Dalla portò a Sanremo nel 1972. Sorridenti, un divertimento popolare e non caciarone e una grande canzone. Per 1950 insieme a Rita Pavone scende in campo l’autore e interprete Amedeo Minghi; una canzone diagonale e irregolare nelle strofe dal ritornello potentissimo, interpretata con zampate di esperienza e convinzione.

È il momento di Achille Lauro e tutti si staranno chiedendo come arriverà agghindato. Stasera la citazione di costume è per David Bowie, capigliatura rossa, trucco e abito verde. Il brano è ancora di Mia Martini, 1992, Gli uomini non cambiano. Dobbiamo dire che Achille canta le strofe piuttosto bene e Annalisa fa esplodere i ritornelli. A tratti imbarazzanti invece Bugo e Morgan, che maltrattano la bellissima Canzone per te di Sergio Endrigo. In più Morgan dirige l’orchestra, ma archi a parte, non si capisce chi stia suonando. Un grosso ‘bah’ si profila all’orizzonte. Canta invece bene Irene Grandi alle prese con la perla di Califano-Bindi La musica è finita. Risulta di contorno, con lei così convincente, il livornese Bobo Rondelli che la canta con lei. Cuore matto presentata da Little Tony nel 1967 è appannaggio di Piero Pelù che la rockeggia un po’, tirando in ballo una strofa di Little Tony audio-video.

Una breve pausa pubblicitaria ci fa buttare l’occhio sull’orologio. È l’una e mezza e mancano ancora tre cantanti. Coraggio! Paolo Jannacci offre una buona interpretazione della paterna Se me lo dicevi prima insieme a Francesco Mandelli. Elettra Lamborghini con Myss Keta si buttano sulla spensierata Non succederà più, di Claudia Mori. Tutti le osanneranno: per quanto mi riguarda, imbarazzo e disagio. Si conclude con L’italiano di Cutugno interpretata da Francesco Gabbani, che canta la prima strofa da dietro un paravento in forma di ombra cinese, e poi si rivela in tuta da astronauta. Canzone dritta così com’è, si finisce la lista senza infamia e senza lode. Un colpo di coda inaspettato lascia spazio di nuovo a Alketa Vejsiu, che nel raccontare la sua infanzia in Albania, cita Una lacrima sul viso. Magicamente appare Bobby Solo e la canta.

Infine è tempo di apprendere come i componenti dell’orchestra hanno valutato le performance di stasera. A partire dal fondo Morgan e Bugo ultimi e risalendo Elettra Lamborghini, Riki, Junior Cally, Alberto Urso. In 19esima posizione Elodie, 18 Giordana Angi, 17 Levante, 16 Achille Lauro, 15 Zarrillo. Risalendo ancora troviamo Irene Grandi, Rita Pavone, Enrico Nigiotti, Raphael Gualazzi. Posizione numero 10 per Marco Masini, 9 Rancore, 8 Francesco Gabbani, 7 Paolo Jannacci, 6 Le vibrazioni, 5 Diodato e 4 Anastasio. Sul gradino più basso del podio sorprendentemente i Pinguini Tattici Nucleari, al secondo posto Piero Pelù e in cima a tutti Tosca. La classifica cumulativa delle tre sere verrà data domani in apertura di quarta serata. Qui siamo troppo stanchi per azzardare complicati calcoli, possiamo solo considerare a spanne, che dovrebbero essere messi meglio degli altri Pelù, i Pinguini, Le Vibrazioni, Gabbani e Tosca. E più non dimandare, la certezza verrà domani sera. Buongiorno a tutti!