Parappappappaparà! Stasera si inizia alla vecchia maniera, omaggio a Pippo Caruso, saluto a Pippo Baudo e i Negramaro a ricordare Lucio Dalla nel giorno del suo compleanno. Se non altro si inizia a cantare subito, ma per la verità 4/3/1943 ha un effetto vagamente anestetico. Meraviglioso poi non mi è mai piaciuta, umilmente ritengo che appiattisca in un finto rock la grande drammaticità di Modugno, oltre a essere una cover di 13 anni fa.



È la serata delle cover, per l’appunto, e Noemi e Neffa aprono le danze (letteralmente) con Prima di andare via, funky a manetta. Poi è il momento di Fulminacci che siede alla batteria e ospita il conduttore Valerio Lundini e il trombettista Roy Paci. Per Penso positivo una compagine singolare quanto quella dei tre amici dell’Era Glaciale. Appare la presenza femminile della serata, la top model bresciana Vittoria Ceretti e lancia Renga e Casadilego, che fanno a pezzi una canzone strepitosa come Una ragione di più di Mino Reitano, resa immortale dalla Zanicchi. Gli Extraliscio fanno guadagnare la paga agli archi dell’orchestra con una scarica di sedicesimi da mandare a fuoco le dita, su un medley-polka Casatschok/Rosamunda, la chitarra rotante e la coppia di ballerini formata da due uomini.



Cercherei, se non costretto, di non commentare gli sketch e gli altri snodi musicali, comici o testuali, mi dedicherò alle canzoni. Ma un po’ prima delle 22, essendosi esibiti solo 4 degli artisti in gara, dubito anche di riuscire a dire almeno una frase su ognuna delle canzoni.

I bisillabi Fasma e Nesli soffrono una falsa partenza con microfono difettoso, e riattaccano La fine, canzone scritta per Tiziano Ferro dallo stesso Nesli, che la butta in pasto dell’autotune dell’altro. Speriamo nei Pinguini Tattici Nucleari, che effettivamente salvano Bugo nella battistiana Un’avventura, portata verso i Coldplay di Viva la vida. Arrangiamento ben riuscito, discreta festa e avanti con Fedez e Francesca Michielin: non male l’idea di un medley delle coppie, da Jalisse ad Albano e Romina, grande dispiegamento di perizia nell’arrangiamento del Maestro Gurian che non salva da certo imbarazzo per il cantato di uno dei due, e lui sa chi è.



Irama – di cui si mostra l’esecuzione nelle prove per precauzione Covid – affronta e doma bene una canzone non facile, Cyrano di Guccini, primo complimento vero della serata. I Maneskin hanno Manuel Agnelli con loro e tirano fuori dai ricordi Amandoti dei CCCP, per quanto mi riguarda una discreta pena, non la canzone naturalmente, il rrrrock cliché. Random con i The Kolors mettono lì Ragazzo fortunato di Jovanotti e se la suonano piuttosto bene. Giudizi universali, con l’autore Samuele Bersani a cantarla quasi tutta lui, salva Willie Peyote e mostra che quando una canzone è una canzone, la si può cantare con l’arrangiamento originale senza inventarsi chissà che cosa, e funziona meravigliosamente.

Un po’ di pubblicità, un po’ di teatro e siamo alle undici. Torna il timore di non arrivare in fondo. E il timore si rivela giustificato quando insieme a cinque artisti in gara passano Ibra, Mihajlovic, Fiorello che finge di fare il geloso e si fa tagliare i baffetti in diretta da Amadeus, Achille Lauro, Monica Guerritore ed Emma Marrone: butto gli occhi sull’orologio ed è mezzanotte e mezzo. E mancano ancora nove cantanti.

Mentre Fiorello e Amadeus parlano ancora mi permetto una prima, brevissima osservazione: una maratona simile non è uno show umanamente sostenibile. Per la cronaca, i precedenti: Orietta Berti e le Deva in Io che amo solo te di Sergio Endrigo, Gio Evan e i cantanti di The Voice Senior (sic) in Gli anni di Max Pezzali, Ghemon e i Neri per caso in un Medley acappella dedicato alle donne, La rappresentante di Lista che risuscita Donatella Rettore in Splendido splendente e infine Arisa e Michele Bravi che spengono totalmente la drammaticità della bellissima Quando di Pino Daniele.

Naturalmente sto scrivendo queste annotazioni in tempo reale, e volente o nolente arriverò in fondo, potrebbe accadere qualcosa di memorabile, forse, e non si potrebbe non raccontarlo. Tuttavia – non se ne avranno a male i restanti 9 che sicuramente non mi leggeranno -, non descriverò tutte le canzoni restanti. Complimenti senza dubbio agli artisti arrivati fino a quest’ora attendendo di cantare. E complimenti all’orchestra ancora lucida.

Una sequenza di brani lenti rappresentano un attentato a quel poco di sensi ancora svegli, in più le performance vocali decisamente imbarazzanti di Dimartino e dei Coma_Cose sono sì memorabili, ma in negativo. Ci mancavano solo i Negramaro ad allungare ulteriormente il brodo, è l’una e mezza e ne mancano ancora quattro…

Io provo a tirare due conclusioni, se le forze me lo consentono, poi se succede qualcosa… Una domanda su tutte: chi c’è ancora sveglio insieme a me, ad aspettare la fine di una maratona insostenibile? E soprattutto a che pro un tale spiegamento di forze, un esercito di tecnici, luci, artisti, ospiti che non aggiungono praticamente niente e costringono quei pochi che abbiano voluto ingaggiare questa estenuante gara di resistenza a stare alzati fino a ore improbabili? Sarò ingenuo e naif, ma non capisco davvero.

Per concludere mi permetto di citare il giudizio in cui mi ritrovo di più, quello di Federico Ferrazza, direttore di Wired Italia, rilasciato ieri su Twitter.

Comunque sei nel mezzo della pandemia. Non c’è il pubblico. Non ci sono gli ospiti internazionali. La gente è chiusa in casa da un anno.

E il programma è identico nel format alle edizioni precedenti.

Credo che il limite di quest’anno sia tutto qui. #Sanremo2021

Ecco questa forse è la pecca maggiore, voler tentare di avere vino nuovo, ma versarlo in otri vecchi. Mi scusino gli evangelisti per il paragone irriverente, ma lo sto scrivendo alle due e cinque di notte. Dai, fate i bravi, la classifica cercatevela voi. Ma no, già che ci siamo, ve la dico io.