Sanremo senza pubblico non avrebbe senso. Amadeus su questo non cede di un millimetro. In un momento storico in cui tutto il mondo dello spettacolo è fermo da quasi un anno causa pandemia Covid il festival di Sanremo si terrà a ogni costo. E con il pubblico. The show must go on, chiaro? Mario Luzzato Fegiz, decano dei festival che ha seguito ininterrottamente dal 1969 per il Corriere della Sera e ancora continua a farlo, è fortemente dubbioso che abbia senso farlo per una lunga serie di motivi che ci ha illustrato in questa intervista. Partendo dall’ipotesi di ospitare il pubblico su una nave da crociera “per non contaminarsi” (ipotesi fortunatamente tramontata dopo che era stata data per sicura): “500 persone controllate e tamponate che ogni sera sbarcano da una motonave da crociera e prendono posto all’Ariston, ascoltano, applaudono e nella notte tornano a bordo usando apposite scialuppe. Non è uno scherzo, è un progetto con tanto di sponsor, la Costa Crociera, in cui quelli della Rai credono per davvero. Più che il festival di Sanremo sembra uno sbarco a Lampedusa”. “Sanremo poi ha un’altra caratteristica” aggiunge “un gran numero di anziani che svernano nelle case private o nelle RSA. Il terreno ideale per un’epidemia”.



Sappiamo tutti che Sanremo rappresenta un indotto economico a cui la Rai può difficilmente rinunciare, ma davvero la presenza del pubblico è così decisiva come sostiene Amadeus?

Bisogna distinguere due cose. Il grande impegno di tutti i sindaci della città è stato di legare il festival alla città stessa. Fino agli anni 60 erano invece due cose ben distinte. La popolazione non era coinvolta, è stato fatto uno sforzo pazzesco per legare intorno all’Ariston il Palafiori, la passerella, l’arrivo di turisti appositamente. Adesso ci troviamo davanti a un problema opposto, si parla addirittura di un lascia passare per poter entrare in città.



Per ragioni di sicurezza legate al rischio Covid ovviamente?

Certo. In tutto questo si era inserita una offerta pare molto alta, circa 7 milioni di euro, da parte di Costa Crociere che deve rifarsi una immagine dopo il naufragio della Costa Concordia, la nave guidata dal comandante Schettino. La storia ci insegna che nei bracci di ferro tra i sindaci di Sanremo e la Rai vince sempre la Rai.

Quindi Sanremo deve andare avanti con il pubblico, è così?

Certo, ma un po’ di intelligenza suggerirebbe di spostarlo almeno a maggio. Da mie indagini lo sponsor Costa lo vuole a tutti i costi a marzo perché poi hanno già altri impegni. Poi bisogna dire che cosa è l’Ariston.



Che cosa è?

E’ una struttura dove si sono spesi un sacco di soldi negli ultimi anni, e in cui la zona pubblica si può dire che sia in sicurezza. Non lo è per niente il resto, camerini, backstage dove se scoppia un incendio fanno la fine del topo. Ci sono tre ascensori che portano alla sala stampa che è sempre stata il cuore del festival, su cinque piani dove per ragioni di sicurezza anti Covid in ogni ascensore potranno entrare due persone per volta. Senza dire che in sala stampa i giornalisti sono sempre stati ammassati fianco a fianco come sardine. Poi c’è quello che c’è nei piani sotto: fili elettrici volanti, impianti scoperti, studi televisivi fatti con la carta fine, una roba precaria che non supererebbe un esame rigoroso della sicurezza. Si è sempre chiuso un occhio, dubito che in questo momento si possa fare lo stesso, chiudere un occhio.

Tornando alla questione del pubblico, le chiedo ancora: è così importante per il festival?

Sicuramente il pubblico fa parte della scenografia e degli ascolti, ma si è capito da quando è cominciata la pandemia che si possono fare manifestazioni senza pubblico. Le conferenze stampa poi sarebbero in video perché gli artisti non si buttano in mezzo alla folla per paura del contagio, a quel punto non occorre neanche andare a Sanremo, cosa che già succedeva perché i giornalisti non potevano entrare alle conferenze dove i posti a sedere venivano venduti al pubblico del Casinò. Su 500 persone che non si contagi statisticamente neanche una è impossibile. Non dimentichiamo che a Sanremo c’è la più alta concentrazione di anziani di Italia. E’ pieno di Rsa e di seconde case di pensionati di tutto il nord Italia, ville private. Il terreno ideale per un focolaio e si è visto che i focolai non si controllano.

In un momento di crisi generale del mondo dello spettacolo, non pensa sia offensivo voler fare a tutti i costi questo festival, invece di pensare misure economiche per i lavoratori di questo ambiente?

La Rai sta facendo sul serio, è dimostrato dal fatto che hanno triplicato le squadre di tecnici in modo che se se ne ammala una ce ne sono altre due pronte a prendere il posto. Per quel che riguarda i fondi di sostegno, le racconto una cosa di cui non parla nessuno.

Ci dica.

Esiste un tabulato ufficiale del ministero per i beni culturali e del turismo di cui sono venuto in possesso, in cui ci sono contributi fuori del fondo unico per lo spettacolo, soldi presi da vari teatri: leggerlo fa impressione.

Perché?

Le cito qualche esempio: il Teatro Nuovo di Voghera di cui nessuno ha mai sentito parlare ha preso 225mila e 40 euro; il Manzoni di Milano 669 e 900 euro; il Politeama di Genova 657mila euro; gli Arcimboldi 722mila e così via molti altri. Sono cifre che questi teatri con gli incassi al botteghino non avrebbero mai raggiunto. E’ scandaloso, non ne parla nessuno. E sono soldi non distribuiti alle maestranze che non lavorano.

Che ne pensa del cast di questo festival? Con tutto l’affetto per Orietta Berti, che ci azzecca con Lo Stato Sociale o Ghemon e viceversa, cosa ci azzeccano loro?

Sanremo funziona come il Rotary Club, dove c’è il più bravo degli avvocati, il più bravo dei maniscalchi eccetera. Un sistema che usava anche Baudo cercando di chiamare un rappresentante di ogni genere.

Ma sono generi che poi nella realtà non esistono neanche…

La potenza di Sanremo è stata trasformare un evento che andrebbe bene in teatro per 500 persone in qualcosa che fa 20 milioni di spettatori, questo indipendentemente dal cast. Il cast di quest’anno è surreale, neanche noi specialisti li conosciamo tutti, poi 26 sono tantissimi. Qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di dare l’agibilità al teatro e non vorrei essere al suo posto.

Tra i tanti festival che ha seguito, quale le è rimasto di più nel cuore?

Forse l’edizione del 1979, per la presenza di un personaggio meraviglioso, Franco Fanigliulo, con il brano A me mi piace vivere alla grande. Fece un solo lp di una bellezza struggente poi purtroppo morì. Ero in platea a sentire le prove con la bibbia del festival, la rivista Tv sorrisi e canzoni che pubblica i testi e sento le parole “bagni di candeggina voglio sentirmi uguale”. Guardo il testo originale era “foglie di cocaina”, diventato bagni di candeggina. Chiamai il giornale dicendo abbiamo lo scoop, uscimmo con un titolo a nove colonne che faceva: “Così Sanremo censura il poeta contadino”.

Andrà quest’anno?

Qualche anno fa Sanremo mi ha fatto cittadino onorario e mi invita sempre, ma quest’anno non so se andrò. Ho 74 anni e infilarmi in un posto che potrebbe diventare un focolaio di Covid non ne ho proprio bisogno.

(Paolo Vites)