“Sanremo 2021? Un Festival senza futuro”. Incomincia così la chiacchierata verace con Maurizio Scandurra, critico musicale ed esperto di industria e mercato discografico, tra le penne più pungenti e schiette del giornalismo italiano, a due settimane dall’avvio della manifestazione. “Mai come nel caso di specie il Festival si ridurrà a uno spettacolo meramente televisivo, utile soltanto a introiti pubblicitari e per nulla agli artisti in gara, impossibilitati a esibirsi normalmente causa pandemia in corso”, prosegue il giornalista cattolico e saggista, in questa intervista in esclusiva per IlSussidiario.net.
Buongiorno, Maurizio. Sempre molto critico con la rassegna canora più amata d’Italia.
Più che altro, onesto. Sanremo 2021, per ovvie ragioni, si spoglia di tutto il proprio clichet fieristico, perdendo i contorni di una kermesse intra ed extra moenia, per assurgere al ruolo di mero megashow televisivo sui generis: peraltro, senza pubblico.
Quali le conseguenze, dunque, secondo Lei?
In termini autorali, maggiore difficoltà nel mantenere un ritmo efficace per le cinque ore quotidiane annunciate di diretta: che sono comunque tante, troppe a dire il vero. A platea vuota si riduce lo stimolo psicologico ed emotivo sia per le performances degli artisti in termini di resa, che non verranno applauditi. Oltre all’azzeramento totale di qualsivoglia interazione fra palco e pubblico: un aspetto, questo, che in 70 anni di canzonette in riviera ha prodotto anche siparietti memorabili consegnati ormai alla memoria e alla storia.
Ma questo Festival, si poteva evitare?
Certo che sì. Lo dico per primo in Italia dallo scorso settembre, ma inascoltato, mio malgrado. Era chiaro sin da subito che non ci sarebbe stato spazio per un ritorno alla normalità, musica e spettacolo inclusi. Sarebbe bastato che ‘Rai Pubblicità’ e gli inserzionisti avessero optato per una forma di reciproco buonsenso, rinviando i rispettivi interessi economici che muovono il Festival a tempi migliori. Ma poiché la gente è costretta a casa la sera, il pubblico televisivo aumenta: e gli sponsors di generi alimentari, beni domestici e tecnologia si scatenano. Poi, ho trovato davvero inaccettabile l’annosa querelle legata alla forzatura di avere a tutti i costi gli spettatori in presenza all’Ariston.
In che senso, Scandurra?
Se così fosse stato, si sarebbe trattato di un fatto scandaloso. Un’ingiustizia palese perpetrata a danno di tutte quelle decine di migliaia di lavoratori dello showbusiness che da un anno a questa parte hanno perso prospettive e futuro. Conosco decine di musicisti ed ex titolari e operatori di services per il noleggio di palchi e impianti audio-luci che, nel migliore dei casi, sono riusciti a riconvertirsi in commessi al discount, o in manovalanza occasionale spicciola per questo o quel mercato rionale, per questa o quella ditta di spedizioni partner di Amazon: l’unico che, insieme a Google, Facebook e Twitter, ha tratto profitto da questa farsa grottesca del Covid-19. Che, certamente, è meno grave di quel che vogliono farci credere, senza dubbio. E lo dico ben convintamente.
Quale, invece, il suo pensiero sul fronte delle canzoni?
Non le ho ascoltate, quindi al momento soprassiedo. Ma è facile intuire, per qualsivoglia persona dotata di intelligenza e buonsenso, che almeno l’80% degli artisti inspiegabilmente, miracolosamente ribattezzati ‘Campioni’ in gara, volutamente scritto fra virgolette, risultino agli occhi e alle orecchie degli italiani dei perfetti sconosciuti. La musica italiana, quella vera, che ha fatto la storia e che la gente ama e segue ancora davvero, sta di casa altrove. Amadeus ha toppato clamorosamente sul cast. E’ ora di finirla con questa mania del modernismo imperante, cui anche lui si è piegato. Tanto più che i personaggi da lui scelti non hanno neanche poi così importanti carriere e storie live alle spalle, pur a fronte di molteplici visualizzazioni sul web, a che serve un Festival, se tanto poi dal vivo non si può al momento ancora suonare?
E allora, che fare, Scandurra?
Semplice: restare alla porta a guardare la triste e irreversibile deriva che la musica nazionale ha assunto, anche sul grande schermo di Raiuno normalmente popolato da un target agée, più che da adolescenti e millennials. E commentare, per gli amici e i lettori de ‘IlSussidiario.net’ da vicino le note più salienti del Festival, in maniera chiara e trasparente, non risparmiando niente e nessuno. Per farlo, per riuscire ancor meglio nell’intento, ho richiamato al mio fianco, per una gustosa chiosa ai miei servizi, il caro amico e collega critico musicale Lele Boccardo, Direttore del magazine Zetatielle.com: l’uomo con cui, fra il 2013 e il 2014, al tempo dei Festival targati Fabio Fazio, ho fatto parlare i giornali e i media di tutta Italia al grido di “Aridatece Pippo Baudo”. Lo stesso hashtag che lanceremo insieme anche a Sanremo 2021.
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