Durante il Primafestival do un’occhiata alla scaletta e sorge la prima domanda: ma sarà un caso che Giusy Ferreri, Fabrizio Moro e Tananai sono previsti in coda alla serata, verso le due di notte? Lo scopriremo solo vivendo, intanto meditiamo sull’inutilità delle lampointerviste simpatiche, che grazie al cielo almeno sono lampo. Sigla.
Serata delle cover dedicata agli anni 60, 70, 80 e 90. Ideona di cui Amadeus si auto-ascrive la paternità, sostanzialmente si tratta di tutta la musica leggera. Bene, attendiamo la prima che sarà
Noemi – You Make Me Feel Like a Natural Woman (Aretha Franklin)
Che dire? Un grande classico, eseguito in una versione forse un filo troppo educata per risultare veramente efficace – nella prima parte – e un filo troppo sbracata dopo il bridge. Sufficienza raggiunta, non molto di più.
Giovanni Truppi – Nella mia ora di libertà (Fabrizio De André) con Vinicio Capossela e Mauro Pagani
Gesto coraggioso la proposta di una canzone come questa, eseguita bene da Truppi al pianoforte, Capossela alla chitarra e una partecipazione all’armonica di Mauro Pagani. Compito ben eseguito, pur con lo strano sapore del non essere al posto giusto. La scenetta con Maria Chiara Giannetta lascia spazio alla presentazione della prossima.
Yuman – My Way (Frank Sinatra) con Rita Marcotulli
Il pianismo delicato della grandissima Rita Marcotulli distrae e toglie l’attenzione da un’esecuzione non certo impeccabile dal punto di vista vocale. Sono sincero, non so come e con quale canzone Yuman abbia vinto Sanremo giovani, ma qui non viene salvato nemmeno dal pieno orchestrale creatogli dal bravo Valeriano Chiaravalle (con citazione nascosta di Riderà di Little Tony). Per me è no. Avanti.
Le vibrazioni – Live and Let Die (Paul McCartney) con Sophie and The Giants
Giuseppe Verdi Vessicchio al pianoforte per la canzone di James Bond nel 1973. Canzone pazzesca, diagonale e non facile eseguita e cantata davvero egregiamente, Le Vibrazioni a loro agio e Sophie che non sfigura affatto.
Sangiovanni – A muso duro (Pierangelo Bertoli) con Fiorella Mannoia
Mannoia (voce della celebre Pescatore del medesimo Pierangelo Bertoli) coinvolta non a caso dall’emergente un tantino sguaiato e leggermente calante. Entra lei e cambia la musica, ma il confronto è impietoso.
Emma – Baby one more time (Britney Spears) con Francesca Michielin
La Michielin scende dal podio del direttore e affianca Emma in una versione della canzone della Spears che parte melodica e approda più o meno all’originale. Iconografia: Oxa delle origini e Venerdì della famiglia Addams vestita da sera, ma a parte questo l’interpretazione è intensa e tutto sommato sta decisamente in piedi.
Gianni Morandi – Medley con Jovanotti
Struttura a chiasmo per il medley geometrico-due a testa con le morandiane Occhi di ragazza e Un mondo d’amore le cherubiniane Ragazzo fortunato e Penso positivo. Un po’ della serie “ti piace vincere facile”, grande energia e Morandi un filo in affanno sul funky serrato. Orchestra che finalmente suona di brutto e coristi magistrali.
Elisa – What a feeling (Irene Cara)
L’arrangiamento è modernizzato verso un sound da club. Elisa dà la birra a chiunque dal punto di vista vocale, il pezzo è una pietra miliare, che aggiungere? La ballerina e coreografa Elena D’Amario aggiunge energia e freschezza.
Achille Lauro – Sei bellissima (Loredana Berté) con Loredana Bertè
Il trasgressivo fuori tempo massimo e il fantasma della Loredana Berté che fu uccidono un pezzo straordinario. Mi fermo qui, senza commentare la pantomima finale. Durante lo sketch della Giannetta con Maurizio Lastrico ci rendiamo improvvisamente conto che abbiamo appena passato un terzo degli artisti che si esibiranno e sono quasi le 10 e mezza.
Matteo Romano – Your song (Elton John) con Malika Ayane
Sulla canzone non si discute, sull’arrangiamento nemmeno, classicissimo ma ben scritto. Il cantante di Tik tok viene salvato da Malika, ma a mio avviso l’esibizione non giustifica la standing ovation. La platea avrà avuto bisogno di sgranchirsi un po’.
Irama – La mia storia tra le dita (Gianluca Grignani) con Gianluca Grignani
Irama inizia da solo e viene raggiunto dal suo simile, autore e interprete del pezzo scelto. La bellezza della canzone si impone un po’ da sola, Irama fa il suo compito ma un Grignani un po’ conciato trasforma la sua perla in la mia storia sopra le righe. Forse anche danneggiando un po’ l’artista in gara.
Ditonellapiaga e Rettore – Nessuno mi può giudicare (Caterina Caselli)
Tentativo dell’arrangiatore di questa cover di decontestualizzare il pezzo riuscito a metà, alcune trovate di arrangiamento buone, altre meno, Ditonellapiaga più che sufficiente, Rettore abbastanza imbarazzante. Pubblicità, va’, e un rifornimento di caffeina per andare avanti.
Iva Zanicchi – Canzone (Don Backy e Detto Mariano nella versione di Milva)
L’Aquila di Ligonchio ha ancora energie da spendere, grinta e potenza vocale e interpreta un grande classico in omaggio a Milva, con grande enfasi, anche tenuto conto dei suoi 82 anni.
Ana Mena – Medley con Rocco Hunt
Mondo di Jimmy Fontana, Figli delle stelle con strofa anti-Covid e Se mi lasci non vale ci portano un po’ troppo verso Festa in piazza, sorta di trash di livello nazionalpopolare di base, con tutto il rispetto per gli autori e gli interpreti originali di brani che comunque sono rimasti.
La rappresentante di lista – Be my baby (The Ronettes) con Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra
Trio di virgulti cantautorali al femminile a ricordare le Ronettes, con base techno-club di Cosmo, a differenza di altri arrangiamenti, questo a mio giudizio funziona, bravi tutti. Si gira pagina, si cambia genere.
Massimo Ranieri – Anna verrà (Pino Daniele) con Nek
Una delle canzoni più belle di Pino Daniele viene affrontata con maestria da due artisti di razza, che la domano egregiamente anche grazie al bell’arrangiamento. Qualcuno mi spieghi poi la ragione e l’utilità di sentire stonare Jovanotti su Che sarà, dopo la lettura di una poesia e prima di un mega-spot del suo tour. Mah… I Pinguini Tattici in playback come ospiti della Costa Crociere e della strana coppia Berti-Rovazzi allungano ulteriormente il brodo e ci portano verso la mezzanotte.
Michele Bravi – Io vorrei, non vorrei ma se vuoi (di Lucio Battisti)
Bastano poche parole: Michele esce sconfitto dal confronto con una grande canzone, sia in basso che in alto e l’arrangiamento un filo horror non gli da una mano.
Mahmood e Blanco – Il cielo in una stanza (di Gino Paoli)
Anche in questo caso si eleva un grande “bah”: i due hanno voce e carattere, ma in questo caso paiono un po’ due pesci fuor d’acqua. Arrangiamento prezioso ma un po’ etereo e interpretazione da compito ben fatto. Ora insultatemi pure, ma io la vedo così.
Rkomi – Medley Vasco Rossi con Calibro 35
Torso nudo per il fantasanremo e versioncine standard di tre brani di Vasco, Calibro 35 sullo sfondo, orchestra trattata come un midi-file, via veloci.
Aka7even – Cambiare (Alex Baroni) con Arisa
Omaggio al grande Alex Baroni in un duetto dalle tinte classiche ben interpretato. Arisa da il meglio di sé e tutto sommato il giovane artista in gara non sfigura.
Highsnob e Hu – Mi sono innamorato di Te (Luigi Tenco) con Mr. Rain
Anche qui la sfida è un po’ alta e mi permetto di dire che i tre non sono propriamente all’altezza. Vocalità un po’ approssimativa, arrangiamento disteso e melodico che cozza anche con le rime aggiunte di Mr. Rain. Due mondi lontani che non si intersecano.
L’attore Lino Guanciale fa la sua apparizione di servizio-lancio serie e annuncia l’artista successivo.
Dargen D’Amico – La bambola (Patty Pravo)
Dargen D’Amico ci fa interrogare – con le energie mentali residue – sul criterio con il quale vengano scelti i pezzi e la maniera di interpretarli. Perché la bambola di Patty Pravo e perché fatta dance, senza riuscire ad attaccare il ritornello e fingendo di farlo fare al pubblico? Diciamo che nonostante io stimi l’artista, non mi ha proprio convinto.
Giusy Ferreri – Io vivrò senza te (Lucio Battisti) con Andy dei Bluvertigo
Ma intanto: Andy dei Bluvertigo? E poi: pezzo difficile e noto per l’introduzione ostica, su cui la Ferreri scivola senza pietà. Il resto del pezzo tenta di decollare attraverso una vocalità urlata, ma resta un po’ lì, fino a quando Andy non esce da dietro le inutili tastiere e sviluppa un assolo di sax, ricordandoci gli Spandau Ballet. Forse, quest’ultima, la cosa più notevole.
Fabrizio Moro – Uomini soli (Pooh)
Nel ricordo degli artisti passati a miglior vita si aggiunge anche Stefano D’Orazio dei Pooh. La canzone vinse il Festival nel 1990 e oggi viene assalita da Fabrizio Moro, che la interpreta a modo suo e con le doti vocali che ha, e cioè facendole un po’ di violenza su un arrangiamento ricco, ma piatto. E siamo all’ultimo e poi classifiche!
Tananai – A far l’amore comincia tu (Raffaella Carrà) con Rose Chemical
È il turno di Raffaella Carrà fra i defunti ricordati. Ma della sua canzone resta ben poco oltre la frase del titolo. Tananai per quanto mi riguarda: a lavorare di giorno, anche pensando a come ha interpretato la sua canzone le altre sere.
Ma è il momento di scoprire le prime tre posizioni della classifica di stasera, composta dai voti del pubblico da casa, giuria demoscopica mille e sala stampa. Terzo posto Elisa, secondi Mahmood e Blanco e in cima Gianni Morandi, premiato in tempo reale insieme a Jovanotti. Stavo per scrivere: speriamo che non la rifacciano, e invece, eccola qua. C’è bisogno di un attimo per la classifica cumulativa. Un pensiero si staglia nell’attesa, durante la riesecuzione: pensa un po’ se Morandi avrebbe mai potuto essere squalificato… Concludiamo vedendo se si è modificato qualcosa in alto con la sommatoria. Si scambiano di posto Elisa al terzo posto e Morandi al secondo, mentre si confermano sul gradino più alto del podio Mahmood e Blanco.
Si può tentare una breve sintesi, a quest’ora? Credo di no, sarebbe lungo, appuntamento a domani sera per la resa dei conti. Buonanotte.
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