Dopo la sbornia mediatica delle elezioni di Mattarella, ieri sera è arrivato il Festival di Sanremo. E non si parlerà d’altro per una settimana, mentre Ucraina, Covid, green pass, crisi economica passeranno un po’ sotto silenzio. Ci dimenticheremo anche dell’acquisto milionario della Juventus (ma dove avranno trovato i soldi?).
Niente di nuovo al 72° Festival. È ormai come gli anni passati un baraccone dove a RaiUno e al conduttore interessano l’audience, ai cantanti i look, e le canzoni e la musica sono un fatto relativo. Non a caso nella lavatrice della serata ci sono Fiorello e, super ospiti: gli acclamatissimi Maneskin (non li sopporto, come i loro testi, ma la loro musica non mi dispiace); Matteo Berrettini (tennista fortissimo); Claudio Gioè (bravo attore, ma sul palco per sponsorizzare la prossima fiction di RaiUno): i Meduza con la loro musica elettronica che non c’entra nulla con la canzone italiana; Raoul Bova con Nino Frassica per promuovere Don Massimo, che prenderà il posto di Terence Hill in Don Matteo 13. Peccato che Nino sia andato in onda alle 00.20, la sua comicità ha appannato Fiorello.
Da televisivo non capisco il programmino Prima Festival, inutile e inguardabile. L’utilità è chiarissima, porta schei, basta vedere i due inviati (?) sull’auto dello sponsor. Ma la qualità? Non sapremo mai quanto costa veramente il Festival, se è in attivo oppure in perdita, tanto noi però paghiamo il canone Rai.
Sono stato fortunato, mi è stato chiesto di commentare la prima serata (e son contento), c’è un mito della mia giovinezza, Ornella Muti, sempre bona, un po’ troppo plasticata direbbe Greta, ma fa sempre la sua bella figura. Alla seconda discesa dallo scalone oltre al vestito ha cambiato gli occhiali (per fortuna). Se mi avessero proposto di scrivere sulla terza serata, quella con Drusilla Foer (?), avrei scritto il mio compitino ma sicuramente il mio capo qualcosa avrebbe censurato.
Alle 20.57 mi è arrivata la scaletta della serata con orari ed è partito un insulto al conduttore e al mio capo.
E ora la serata in sintesi.
Fiorello. Massacra benevolmente Amadeus, una battuta alla sua maniera su Draghi, Mattarella, il generale Figliuolo, i no vax. Obbliga il conduttore per scaramanzia pro audience a baciare il direttore di RaiUno. Bell’idea il medley di canzoni tristi con musica allegra. Sottotono.
Scenografia e luci. Gli spazi sono quelli che sono perciò c’è poco da rinnovare nei fondali e si gioca con l’illuminazione e cambio di colori a gogò come negli anni passati. Che dopo un po’ rompe. Ripetitiva. Forse il pluridecorato scenografo Castelli, al suo ventesimo festival, dovrebbe essere pensionato. È lui che ha messo le lucette sulla giacca di Amadeus, sulla camicia di Fiorello e sul secondo vestito di Ornella?
Achille Lauro. Poteva arrivare in costume visto che siamo al mare. Più coreografico che musicale il supporto del coro gospel. La canzone non l’ho proprio capita.
Yuman. Pantaloni e giacca regalate dalla Caritas. Canzone abbastanza orecchiabile, ma niente di che.
Noemi. Canzone più parlata che cantata, almeno c’è una storia. I suoi occhi verdi si esaltano sul colore (finto e brutto) dei capelli.
Gianni Morandi. Giacca di Uba-Uba (negozio di abbigliamento cult degli anni ’80). La canzone è un regalo di Jovanotti e a parte il ritornello non è nelle corde del Gianni nazionale, riecheggia il solito parlato di Jova.
La rappresentante di lista. Lei bella voce, lui se non avesse i capelli tinti rosa e le unghie rosse chi se lo… Bel sound. Ma il testo?
Michele Bravi. Look e atteggiamento checcheggiante e che palle! Mi rimane solo: “Tu insegnami come si fa ad imparare la felicità”.
Massimo Ranieri. Non ha nulla da dimostrare. La canzone mi è piaciuta, una vera canzone italiana. Non è Perdere l’amore, ma va bene così.
Mahmood e Blanco. Dei vestiti non ne parlo neppure… La strofa iniziale parlata di Mahmood mi fa cascar i maroni, ma poi nel duetto i due son veramente bravi.
Ana Mena. Carina non c’è che dire. Canzone estiva, orecchiabile, sicuramente verrà cantata anche in spagnolo. Commerciale.
Rkomi. Insuperabile come il titolo della canzone… Un look dark con tanto di trucco e guanti (?) e poi una recitazione del testo. Ma non si dovrebbe cantare?
Dargen D’Amico. Bel taglio di maniche della giacca…. Cos’ha detto Fantozzi dopo aver visto la Corazzata Potemkin? Gli salvo solo la barba.
Giusy Ferreri. La sua voce mi è sempre piaciuta. E la canzone non è il massimo, ma meglio delle altre ascoltate.
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