Ed eccoci alla quarta serata del Festival di Sanremo 2024, quella dedicata alle cover, quella dove sulla carta potrebbero accadere più cose impreviste, belle scoperte e sorprese, gradite e sgradite. Vedremo, si va ad incominciare, io mi preparo alla maratona, sfido chiunque ad arrivare in fondo, alla serata, e alla lettura di quello che verrà fuori. Fra cover, duetti veri e presunti e cantate in famiglia, una maratona di musica, slalom fra grandi successi, tanti artisti da non sapere dove metterli in camerino. Via!



I 30 (leggi trenta) artisti in gara saranno per la prima volta votati da tutti: televoto (34%), sala stampa, tv e web (33%) e radio (33%). Intorno alle due avremo il vincitore della serata e sapremo anche i primi cinque classificati. La media tra questa e le serate precedenti stabilirà poi una nuova classifica generale delle 30 canzoni e dei relativi artisti in gara. Entra Amadeus e un incappucciato che provoca un finto spavento: è Fiorello. Dai su, partiamo, che devono salire sul palco 172 fra artisti e musicisti.



Sangiovanni con la spagnola Aitana cantano un medley di Farfalle e Mariposas (cioè lo stesso pezzo) di Sangiovanni, ed è subito polemica: ok il duetto, ma cantando la sua canzone in due lingue con l’artista che l’ha già fatta in spagnolo, che cover è? Sezione ti piace vincere facile, nessun imprevisto, archiviata in fretta, complimenti alla mamma di Aitana.

Il saluto al Principe Alberto di Monaco presente in sala lascia il posto a Sweet dreams (Are made of this) degli Eurythmics proposta da Annalisa con La Rappresentante di Lista e il coro Artemia. Quest’ultimo – che sicuramente non canta in diretta – arricchisce una bella introduzione e le due artiste cantano di brutto, gradevole edizione disco dance di un brano epico. Marchetta finale per Rai cinema evitabile.



Gianna Nannini torna sul palco dell’Ariston con un medley di Scandalo, Meravigliosa creatura e Sei nell’anima, insieme a Rose Villain. Le canzoni sono forti, l’accoppiata funziona, molto belli gli arrangiamenti del maestro Rossi.

Grazie all’unità cinofila delle forze dell’ordine e via al brano che festeggia 40 anni, interpretato da Gazzelle con l’ospite Fulminacci, Notte prima degli esami di Antonello Venditti. Si staglia un grande bah… Canzone sentimentale e storica, ma che non si alza dalla noia, archi scritti tutti a note lunghe e interpretazione un po’ moscia. E Fulminacci mi piace. Pubblicità e via con la festa: Ti amo, Tu e Gloria, sezione ti piace vincere facile, The Kolors le eseguono con Umberto Tozzi, per la verità un filo in affanno (ma ha 71 anni), ma fortunatamente Stash c’è ed abbiamo una candidata alla vittoria.

“Prima vado ad abbracciarlo e poi lo annuncio”, ed è arrivato Roberto Vecchioni, che canta la sua Sogna ragazzo sogna con Alfa. Intanto complimenti all’amico Valeriano Chiaravalle per gli arrangiamenti di questo brano e del precedente medley di Tozzi (gli archi finalmente sgroppano su e giù per la tastiera), e poi le voci funzionano, come pure la suggestione nonno-nipote. “Quella poesia puoi finirla tu”, conclude la canzone, ed il ragazzo la conclude con le sue rime. Ed ora è il momento della Cuccarini, potpourri delle sue canzoni/sigle con ingresso di Fiorello ad evocare il ballerino originale di Sugar Sugar, Manuel Franjo, Fantastico 6. Pubblicità.

Si riparte con i Bnkr44 con Pino D’Angiò in Ma quale idea, i ragazzi se la cavano molto bene, D’Angiò non si capisce nemmeno se abbia la voce o no, simpatica parentesi da ballo e si va verso il sentimento. Quando finisce un amore con Riccardo Cocciante al pianoforte e Irama di fianco, come si dice, “pezzone”, che decolla veramente solo nell’ultima ripresa. In ogni caso voto pieno e discesa dalle scale di Lorella Cuccarini.

Scambio di brani fra Fiorella Mannoia con Francesco Gabbani – Che sia benedetta della prima e Occidentali’s karma del secondo, che si erano contesi la palma (e la polemica) della vittoria nel Sanremo 2017. Anche qui, sostanzialmente ognuno si canta la sua canzone, duetto sì, cover no. Avanti, i Santi Francesi presentano con Skin Hallelujah di Leonard Cohen. Canzone sentita ovunque e in tutte le salse, suggestione: i vincitori del talent con il giudice del passato, in ogni caso cantano entrambi e coraggioso l’arrangiamento con una bella tessitura orchestrale. Non vinceranno, ma questa è una cover, vivaddio! Bravo e centrato lui e finale con voce di Skin pulita all’acuto da brividi! Pubblicità e piccola pausa, che fa meditare sul fatto che sono passate le dieci e mezza e restano i due terzi della scaletta. Dal Suzuki Stage Arisa canta La notte accompagnata solo dal pianoforte, grande canzone e grande interprete. Ma torniamo all’Ariston.

È il momento dei Ricchi e Poveri con Paola & Chiara: Sarà perché ti amo e Mamma Maria. Trionfo nazional-popolare, molto ma molto meglio del brano portato quest’anno, e l’Ariston si risiede. Il campione Francesco Bagnaia presenta Ghali che si esibisce con il tunisino Ratchopper in un medley dal titolo Italiano vero. C’è un pupazzo vicino al direttore d’orchestra e Ghali si canta i suoi pezzi, di Ratchopper neanche l’ombra, dell’autotune sì. Ah no, era al pianoforte.

Dalla Tunisia al Re Leone con Ivana Spagna e il Coro di voci bianche del Teatro Regio di Torino a supportare Clara. Il cerchio della vita, grande canzone di Elton John, arrangiamento possente, cantano entrambe, Spagna ancora bene e Clara anche. Seguono (per non farla troppo lunga) il collegamento con Fiorello ed un momento Amadeus/Cuccarini. Ma torniamo alle cover, stavolta sì. 60 anni fa Luigi Tenco scriveva Ragazzo mio, riproposta nell’arrangiamento che Fossati scrisse per Loredana Bertè, la quale stasera la ripropone con Venerus. Falsa partenza con la Bertè che non sente e fa ripartire. Venerus suona solo l’elettrica, lei ha mordente, ma ci arriva appena. Peccato.

Geolier propone un brano a testa con i suoi ospiti, Brivido con Guè, O primm’ammore con Luchè e la sua Chiagne con Gigi D’Alessio. Vi risparmio commenti sia sulle attrici Margherita Buy ed Elena Sofia Ricci che sul medley di Gigi D’Agostino dalla nave. Realizzo che arriva la sedicesima artista, abbiamo appena passato la metà.

Angelina Mango con il Quartetto d’archi dell’orchestra di Roma propone La rondine scritta dal papà, Mango. Annunciato da giorni come momento “alto” e intenso, in effetti lo è: bella voce, bella interpretazione, bell’arrangiamento per una canzone, in fondo, basata su un giro di quattro accordi.

Via i fazzoletti e si vira di nuovo verso la festa: Alessandra Amoroso con i BoomDaBash e omaggio al Salento, ma duetto già rodato e discografico, niente cover. Vediamo che fa Dargen D’Amico che offre un Omaggio a Ennio Morricone con BabelNova Orchestra, si fa per dire perché anche qui le canzoni sono dell’artista (Modigliani e Dove si balla). Scusate se insisto, non è né una cover, né un duetto, e l’orchestra ospite è un controscena di manichini. Anche no.

Saluto a Carolina Kostner in platea e arriva Mahmood con i Tenores di Bitti. Mahmood surfa bene sul fiume di parole di Come è profondo il mare di Lucio Dalla, e canta bene. I Tenores sono un dichiarato omaggio alla Sardegna e alla madre, che di là proviene. Piccola furbata con un sample della voce di Dalla a chiudere le ultime frasi. Mr Rain affronta poi Mary con i Gemelli Diversi che la portarono al successo, bella scelta, brano ormai storico a cui orchestra e cori aggiungono un coefficiente di drammaticità. Nel mezzo una breve citazione con beneficio SIAE di Supereroi, presentata l’anno scorso.

Lorella discende per la seconda volta ed annuncia i Negramaro con Malika Ayane, ma cade ancora una volta la ghigliottina della pubblicità. La canzone del sole è il brano scelto, e vince da solo, ma la versione pur gonfiata dall’orchestra, a me risulta un po’ piattina. È invece un medley di Tiziano Ferro che viene proposto da Emma insieme a Bresh, le energie per i commenti cominciano a spegnersi. I due artisti le cantano bene, tutto sommato, onorando il compito.

Un quarto all’una, arriva Il Volo con Stef Burns in Who wants to live forever dei Queen, versione fedele all’originale ed anche qui compito, tutto sommato, ben svolto. Diodato con Jack Savoretti scomodano Fabrizio De André con la sua Amore che vieni, amore che vai. La versione tira un po’ verso il rhythm’n’blues, fra archi e fiati e la voce pulita di Diodato contrasta con quella sabbiosa di Savoretti, la miscela funziona.

Cambio di registro, arriva Donatella Rettore a dare una mano ai La Sad con la sua Lamette. Saltelli punk, la canzone è quella, punto. Si va un po’ più agili, Il Tre onora Fabrizio Moro con un medley di sue canzoni, cantandole con lui, per la verità molto bene. Eppoi BigMama porta sul palco con sé Gaia, La Niña e Sissi per Lady Marmalade delle Labelle, ripercorrendo le orme della versione del film Moulin Rouge.

E siamo all’artista numero 28, Maninni che presenta Non mi avete fatto niente di Ermal Meta insieme all’autore. E fa la parte di Fabrizio Moro con maggiore vigore dell’originale. Medley dance per risvegliarsi un attimo intorno all’una e mezza con i successi degli Eiffel 65 convocati da Fred De Palma. Be’, c’è poco da dire, pezzi che hanno segnato un’epoca riproposti con gli inserti rap – scritti e freestyle – di Fred, scossa di adrenalina in vista della linea del traguardo.

E a chiudere Renga e Nek se la cantano e se la suonano fra di loro, senza ospiti e di fatto senza cover, proponendo un medley di loro successi, peraltro probabilmente – confesso, non lo so – proposti già nel tour condiviso. Chissà se c’è ancora qualcuno sveglio per votarli, i due sono animali da palcoscenico e cantano di brutto, ma non è una sorpresa. Sketch familiare e dopo la pubblicità speriamo di avere presto il vincitore e i primi cinque.

Ma arriva Fiorello e annuncia il ritorno dei Jalisse, dopo 27 anni e – pare – altrettanti rifiuti. Vessicchio sul podio e ricantano la vincitrice di allora. Tarallucci e vino a spegnere le polemiche del pre-festival. E ci siamo. Quinto posto, Alfa con Roberto Vecchioni; quarto posto Ghali con Ratchopper, terza posizione per Annalisa e La Rappresentante di Lista; seconda Angelina Mango. Si aggiudica la serata Geolier con la sua truppa.

Fischi assordanti in sala, che dire? Vince chi stava già comandando nella classifica odierna di Spotify, che ha convogliato intorno a sé un gigante come Guè con uno dei suoi brani più rappresentativi e la fratellanza napoletana di Luchè e D’Alessio.

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