Angelina Mango sbaraglia la concorrenza dei Big di Sanremo 2024: la sentenza della Crusca
La Crusca esamina i testi delle canzoni dei 30 Big in corsa al Festival di Sanremo 2024 e la first class imbattibile è La noia di Angelina Mango. A rilasciare l’analisi con l’annessa valutazione è, nello specifico Lorenzo Coveri, professore all’Accademia della Crusca.
«C’è 13 volte la parola “amore”, 8 volte “vita”, 7 “cuore” e “mondo”, 4 “giorno” e 4 “notte”. La faccia lessicale di questo Festival di Sanremo è in media con il passato. Insomma, non è cambiato granché. Pare quasi che abbiano consultato il nostro database sulle parole ricorrenti», è la sentenza complessiva sui 30 testi che concorrono per il titolo di “canzone italiana”, da parte dell’illustre rappresentante della Crusca.
Il docente di linguistica italiana all’Università di Genova, negli anni si è specializzato nella disciplina del festival e analizza accuratamente gli elaborati che formano le 30 canzoni in lizza per il titolo di canzone italiana a Sanremo 2024, sulla scia della polemica che vede il Big Geolier tacciato dagli haters di non meritare la partecipazione al festival per la canzone “I’ p’ me, tu p’ te” che non sarebbe scritta in una corretta forma della lingua napoletana.
La Crusca vanta il lavoro immane di aver archiviate tutte le canzoni susseguitesi negli anni al Festival di Sanremo, in tutto 2.122, dal 1951 a oggi. «Fa piacere scoprire che Annalisa con la sua Sinceramente si smarca dai termini più abusati: era dai tempi di Faletti con il suo Signor Tenente che qualcuno non usava l’avverbio “sinceramente” in un brano di Sanremo- si rileva nella pagella su Sanremo 2024, tra le canzoni promosse a pieno-. Lei addirittura nel titolo».
Tra i promossi e i bocciati di Sanremo 2024…
La statistica sanremese sottolinea che nella storia del Festival: «La parola amore si trova nel 49,7% delle canzoni, è di gran lunga la più usata di sempre nel lessico canzonettistico. Gli avverbi in generale sono i meno diffusi. Su 2.122 in totale, sono 1.052 quelle con la parola amore, il podio si compone con le 688 vita, poi cuore, cuori, mondo, giorno, notte appunto. Come sempre, anche quest’anno».
Tra i Big, Bnkr44 hanno un testo provocatorio, ma non politico, catchy, ma non troppo: «Governo punk, sì. Anche se non si parla di politica affatto. C’è pochissima politica in questo festival. Il loro punk è una rivisitazione in salsa toscana, goliardica e ironica, del movimento di controcultura che fu e della parola coniata nientemeno che da Shakespeare come sinonimo di prostituta. Di trasgressione rimangono solo i giochi di parole. Gli do 7 come voto. Ci sono cose divertenti come “dammi la metà di un cachet da star” o le immagini geniali relative alla toilette del mattino, i denti lavati col gin e il pettinarsi con la pistola».
E se la provocazione è donna, quanto provocatrici si preannunciano essere Annalisa e Loredana Bertè? «L’unica provocazione può venire dalla Bertè -attenziona l’esperto della Crusca sulla veterana Big e poi passa alla menzione della giovane ex Amici- che è anche l’unica rappresentante della quota rock e la più anziana della truppa. Il testo di Annalisa ha autori interessanti come Davide Simonetta che ha scritto 4 canzoni di questa edizione, e il figlio di Antonacci nipote di Gianni Morandi. Il suo testo è in un italiano medio-semplice senza trasgressioni. Le darei un 6. Come molti altri indugia in citazioni da canzoni del passato: quando dice 4 volte “quando quando quando quando” ci ricorda Toni Renis nel 1956».
Nell’analisi complessiva si rileva un comune denominatore tra i 30 brani che concorrono al Festival, con Angelina Mango data per la migliore proposta candidata al titolo di vincitore sanremese. Ossia l’amore, mai felice davvero, spesso giunto al capolinea, oppure una dipendenza tossica ricorrente con le sue recidive. Ma le varianti alla storia d’amore, tra i temi trattati nelle canzoni di Sanremo 2024 possono dirsi Bigmama e il bullismo, il racconto di una donna lasciata ai margini della società perchè non in peso-forma e lesbica. A lei si aggiunge Dargen D’Amico, che parla di migrazione, e Ghali canta l’immagine catastrofica di bombe negli ospedali.
«C’è al solito tanto amore, quasi mai felice, spesso finito, se non addirittura tossico. E tante riflessioni su se stessi: darsi coraggio da sé, riuscire, la volontà. È stato il Covid a lasciare questa traccia. In questo senso è interessante BigMama che parla di bullismo e racconta il suo essere emarginata perché grassa, donna e lesbica. Ma gli unici che affrontano temi al di fuori dall’esperienza personale sono Dargen D’Amico che parla di migranti e Ghali con l’immagine delle bombe negli ospedali. “Anche Fiorella Mannoia ha un testo importante”, con riferimenti nel testo alla condizione della donna nella società attuale.
Per ciò che concerne il linguaggio nelle canzoni, non c’è una chiusura rispetto alla tradizione e non sono usate parole auliche e sentimentali, se non in due casi al massimo, anche se in modo molto deludente: “Mi riferisco a Il Volo -parla l’esaminatore di Sanremo 2024 dei bocciati Big- a cui do 4, un testo veramente povero, e me lo aspettavo. Ancora peggio il rapper Il Tre che usa immagini agghiaccianti, che fanno ridere: le tue pupille sembrano pallottole, pensieri che alzano la voce, vuol essere poetico ma poi “potevi pure mandarmi a fanculo”. A Il Tre si capisce che voto avrei voluto dare, come il suo nome. La sua è decisamente la canzone più brutta. Tutti gli altri sono nel solco del recupero del linguaggio parlato».
La mention di Angelina Mango, da preannunciata candidata al podio di Sanremo 2024, non può mancare neanche in questo caso: «L’unico 9 che ho dato è ad Angelina Mango: la sua “noia” rispetto a quella di Califano ha un’accezione positiva ed è originale e notevole il paragone con la “cumbia”, parola mai stata usata prima d’ora. Come la “corona di spine come dress code per la mia festa” tra il kitsch e il sublime. E poi cita Troisi e Vecchioni. Tanta roba».
Ma l’insufficienza più grave è per Il tre. E nonostante il testo impegnato, Fiorella Mannoia è nella black-list, tra i bocciati. «Da fan di lunga data di Fiorella Mannoia, mi sono messo a studiare la sua Mariposa -è la valutazione che suona come una lezione su Sanremo 2024-. Tutti sanno che in spagnolo vuol dire farfalla, come anche in sardo. Le sue farfalle col fucile sono le sorelle dominicane Mirabal che hanno combattuto la dittatura di Trujillo e furono uccise il 25 novembre 1960, data poi scelta come giornata contro la violenza sulle donne». Eppure, al di là del tema trattato, Fiorella Mannoia non convince: “propone una “correzione” di rotta rispetto al suo classico Quello che le donne non dicono, con quel “sono negazione e orgasmo”. Parlo di delusione perché un testo così severo e importante, eccede nel tono predicatorio e non si mette al riparo dalla retorica”.
Non manca, infine, un giudizio sintetico sulla quota rapper & trapper di Sanremo 2024: «Metà dei cantanti in gara sono rapper o trapper. Ma la trasgressione linguistica del rap quando si presenta a Sanremo è diluita e ammosciata, non c’è spazio per contenuti sessisti e criminali. Esempio tipico la polemica di questi giorni intorno il rapper napoletano Geolier, che in francese vuol dire “secondino” ma qui sta per abitante di Secondigliano».