Il risultato è acquisito ed è nel titolo, ovviamente. Ma sarebbe stato troppo facile sparare giudizi a partita finita. Chi resisterà potrà leggere cosa ho visto ed ascoltato nell’ultima serata del Festival di Sanremo 2025, raccontato in tempo reale. Mi scuso per la lunghezza, ma per più di cinque ore di show, un po’ di parole sono necessarie. Via alla cronaca!
L’ovazione iniziale è per il presentatore e direttore artistico Carlo Conti, a suo modo vincitore con uno show – qualcuno ha detto – un po’ normalizzato, io direi un po’ più sobrio, ordinato ed in orario. Senza tanti preamboli,
Conti lancia subito il saltarello-dance di Gabry Ponte, forse più gradevole da sentire tutta che solo il lancio quaranta volte nell’arco della serata. Ma sono stato buono. 20:53, via al televoto che rappresenterà un terzo del voto, il resto diviso equamente fra sala stampa e radio.
Parte Francesca Michielin e la sua Fango in Paradiso che ritengo una ballata piuttosto noiosa e già sentita. Arriva Cattelan che sembra sempre un po’ sciupato nonostante l’abito bianco e presenta il secondo artista, Willie Peyote.
Grazie ma no grazie è una bossa funky che convince, direi sull’asse Silvestri-Fulminacci, ben scritta e ironica, “c’hai provato anche più volte dei Jalisse” che fa rima con “capisse” per me è una delle frasi del Festival. A risentire il giro di basso, si pensa anche a una specie di tributo a Pino D’Angiò e Che idea.
La Marcuzzi scende la scala in nero ed annuncia Marcella Bella. La parola che si sente di più nella sua Pelle diamante è indipendente, che fa rima con serpente, nella fattispecie il cobra della Rettore a cui la canzone richiama, restando però inutile.
Bresh a momenti si ammazza sulla suddetta scala e la sua La tana del granchio, in quota Gente di mare è un po’ monocorde nella strofa, ma si apre nel ritornello. Genova e bouzouki, sia nell’inedito che nella cover di ieri portano un minimo verso il folk. Pubblicità.
Al rientro ecco i Modà: Non ti dimentico è la canzone del rientro, ma pur essendo possente non mi colpisce, anche se senz’altro la sentiremo molto in giro. Ed è il momento di Rose Villain, anzi no, il palco non è ancora libero.
Scende, dea aiutata da due paggetti per l’abito. Inizia con Fuorilegge la lunga serie di canzoni scritte da Federica Abbate, con gesto iconico ed aggressivo da tigre aiutato dalla grafica della regia.
Apriamo una prima parentesi: perché alcune scelte come la grafica e i ballerini alcuni sì ed altri no? In ogni caso, non è che Rose non canti, pur zoppicando un filo nella parte in falsetto. Anche questa si sentirà tantissimo, per me abbastanza ininfluente.
E arriva Tony Effe, trapper cattivissimo fino a cinque minuti fa, stasera con i tatuaggi tornati fuori ma comunque ripulito e, più che di Califano, debitore di Nino Manfredi, il quale pur non essendo un cantante, era notevolmente più intonato di lui.
L’autotune non entra a dovere ed è peggio delle altre sere: la cosa peggiore della serata. Damme ‘na mano da dimenticare. Clara bellissima, canta anche, ma una canzone fotocopia della premiata ditta Ettorre-Abbate con l’aggiunta di Dardust. Dimentichiamo anche Febbre, almeno io, perché invece andrà di brutto. Dieci meno un quarto, pubblicità.
Con la sorella direttore d’orchestra arriva Serena Brancale, che essendo affidata anche lei alla premiata ditta di cui sopra, oltre ad un’altra triade di autori, pialla un po’ l’originalità che, lo sappiamo, è capace di esprimere. Lei brava, ancora di più venerdì sera insieme alla Amoroso, ma tutto sommato Anema e core abbastanza già sentita, come il titolo.
Decimo cantante in gara è Brunori SAS, stasera elegantissimo, che scende agilmente la scala, mentre il pubblico è in delirio (altra breve parentesi: ma sono in delirio per tutti? Sa tanto di ordine di scuderia).
L’albero delle noci è realtà, è il racconto del diventare padre, in una delle poche canzoni scritte da un autore solo: lui. E “Perché hai cambiato l’architettura e le proporzioni del mio cuore” è una frase che si staglia, forse la più bella del Festival e non solo, se le parole contano ancora qualcosa.
Spottone per Alberto Angela e la sua trasmissione ed arriva Francesco Gabbani: la sua Viva la vita è una ballatona di stampo rhythm’n’blues cantata con vigore, voce che io non sopporto e faccia da schiaffi: la canzone a me risulta un po’ pesante e noiosa. Fiori al maestro, punti al Fantasanremo, avanti un altro, anzi, un’altra, Noemi. Canzone di Blanco e Mahmood, Se t’innamori muori è un’altra ballata dritta e sentimentale, sulla difficoltà dell’amore vero.
Il timbro vocale di Noemi, che è un’ottima interprete, a mio modo di vedere si è svuotato diventando un po’ chioccio. Peccato. Ed è il turno di Rocco Hunt, per quanto mi riguarda avanti un altro e stop; Mille vote ancora piace a mia moglie ma a me proprio no. Andare in mezzo al pubblico fa punti al Fanta, e quindi Rocco finisce lì. Pubblicità.
È l’anno dei rapper ripuliti e dal Suzuki Stage c’è Tedua munito di corista e di canzone nuova, ennesima storia di amore sfigato, tre accordi, autotune, genere rispettato. E arrivano The Kolors, con un inizio alla Logical song e Calcutta come autore. In sostanza, è il loro successo precedente – di cui non sono tenuto a sapere il titolo – versione 2.0, con un po’ più di discomusic vintage. Suonano e cantano, ma l’unica vera sorpresa è Fru dei The Jackal che appare e balla.
Cattelan arriva cambiato e con una caramella in bocca, bene ma non benissimo, manda giù e annuncia Olly, amatissimo dai giovani. A me fa un po’ specie Balorda nostalgia a soli 23 anni, ma pare che questo sentimento cominci sempre prima.
Quest’anno va un po’ lo stile terzinato, dopo Bresh e Gabbani ecco qui la terza: strofa più moderata e riflessiva, ritornello più aggressivo, che mostra una buona qualità vocale. Il tema è dichiarato dal titolo, descritto bene dal testo, melodia e incedere delle parole ci stanno alla grande. Dieci e cinquanta, pausa e poi super ospite.
Antonello Venditti si prende il suo spazio con Ricordati di me e Amici mai, fra le quali un breve scambio con Carlo Conti. Due pezzi che rappresentano la storia, ma la voce di Venditti, coetaneo del Festival di Sanremo, nei punti più insidiosi fa sentire una certa stanchezza.
È il momento di Achille Lauro che stasera leva subito la palandrana e resta in maglietta con sfoggio di tatuaggi. Ritengo poco azzeccata la collocazione subito dopo Venditti, perché la somiglianza salta all’orecchio anche dei sordi. Incoscienti giovani, 9 autori per Notte prima degli esami con tanto di solo di sax in stile. Non il suo, quello di Venditti.
Scorrettissimo l’endorsement per uno dei brani già più ascoltati: Cattelan e Conti fanno il cuore con le dita per i Cuoricini dei Coma cose, che inizia come I Feel Love di Donna Summer e finisce come i Ricchi e poveri. È fra i favoriti Giorgia, che si è già aggiudicata venerdì sera la gara delle covers, mi permetto di dire – pur brava – grazie anche o soprattutto ad Annalisa, grandissima quando si ricorda che sa cantare.
Dopo l’esibizione dei Planet Funk dalla nave, entra Brenda Lodigiani ballando su Raffaella Carrà e con un clamoroso stridore Simone Cristicchi e la sua discussa Quando sarai piccola. Grande orchestrazione e melodia che parte nella regione bassa per poi esplodere, la canzone è classica, ben scritta e ben cantata a parte qualche esitazione iniziale.
Il tema è delicato, il rischio del patetico è dietro l’angolo, ma nessuno può negare grande intensità e commozione. Commuove anche la testimonianza del calciatore Edoardo Bove, forse un po’ lunga alle 23:53, ma tesa a sottolineare l’importanza del primo soccorso e del supporto nei momenti di dolore. Andiamo verso mezzanotte e mancano ancora 10 artisti in gara. Piccola pausa.
La prima ad arrivare è Elodie, cerco di stringare un po’ i commenti vista l’ora e la lunghezza dell’articolo: la sua Dimenticarsi alle 7 è dimenticabile. Lucio Corsi: artista di razza, cantautore, musicista, e già questo lo distingue da tutti gli altri.
La canzone racconta di sé, una midtempo ben scritta e convincente. Stesso metronomo della canzone di Irama, genere completamente differente: lì cantautorato, qui voce muscolare, poche note e autotune a manetta, piuttosto stereotipo.
Della canzone di Fedez c’è da dire che l’arrangiamento, basato su quattro note ostinate, rende bene la fissazione ed il disagio raccontato nel testo.
Non è il mio genere, ma devo dire che Battito colpisce nel segno. Pubblicità, che permette un’altra osservazione a margine. Pensare che alle 00:30 manca ancora un’ora e mezzo alla fine annunciata ci fa chiedere: ma è proprio necessario uno show così lungo?
Ripartiamo con la condanna del jingle di Gabry Ponte e la sorpresa della mezza: Alessia Marcuzzi confessa una cotta per Tormento al Festivalbar. Avete capito, è il momento dei rapper old school con Shablo, e oltre al già citato Tormento, Gue e Joshua. Street song con orchestra, bella scoperta la voce di Joshua. Punto.
Saluto a due campioni di curling, come se fosse presto, e Cattelan che annuncia già il venticinquesimo cantante in gara, Joan Thiele, cantautrice indipendente che ha portato abbastanza se stessa con una canzone per me difficilmente definibile.
È molto definibile invece Massimo Ranieri, anche lui su ritmo terzinato con Tra le mani un cuore, ballata d’amore, piuttosto scura, in minore cantata in modo impeccabile, da par suo, a 73 anni.
Andiamo agli ultimi tre, iniziando da Gaia, trascurabile Chiamo io chiami tu, della quale capisco anche poco il testo, come fatico a capire il corredo di grafica e ballerini (già detto?). Rkomi, Il ritmo delle cose: sarà anche l’ora, ma neanche questa mi dice granché. Osanna alla grande famiglia Rai e annuncio del direttore di palco e Sarah Toscano.
Amarcord è anch’essa scritta dal pool di autori (qui 9: mi piacerebbe chiedere ad ognuno quale pezzo di canzone ha scritto) ed appartiene alle canzoni-xerox, fotocopie fatte con lo stampino: inizio lento, crescendo con ritmo e ritornello con la cassa in quattro. La voce della vincitrice di Amici c’è, la canzone è come altre.
Alle 1:11 minuti stop al televoto. 5 minuti dopo arriva la classifica, in perfetto orario rispetto alla scaletta. A mio parere grande pregio e non difetto il rispetto degli orari, un plauso a Carlo Conti.
E siamo ai risultati, dal ventinovesimo al sesto posto. Sorprende Giorgia appena fuori dall’Olimpo, al sesto posto, mentre al settimo c’è Achille Lauro, tumulto del pubblico per loro due.
Tutto al maschile l’elenco dei primi 5, che verranno votati nuovamente nell’ultima mezz’ora: Fedez, Simone Cristicchi, Brunori SAS, Lucio Corsi e Olly.
Carlo Conti sale in galleria e per dare un po’ di tempo alle votazioni, lancia il nuovo singolo di Mahmood, Sottomarini e poi stop al televoto e consegna dei premi speciali ad opera di Bianca Balti: premio Sergio Bardotti per il miglior testo a Brunori SAS.
Premio Giancarlo Bigazzi per la migliore composizione, votato dagli orchestrali, va a Simone Cristicchi. Vengono anche annunciati i due premi della critica, il primo Mia Martini a Lucio Corsi ed il premio Lucio Dalla a Simone Cristicchi.
Il premio per l’artista più votato sulle applicazioni Tim va a Giorgia, che si commuove per il grande calore del pubblico, evidentemente contrariato per la sua esclusione dall’Olimpo dei primi cinque.
Ma è il momento di chiamarli per svelare il vincitore, ci siamo, e partiamo dal basso. Quinto Cristicchi, quarto Fedez, terzo Brunori, se la giocano Olly e Corsi, che ha di fianco il suo chitarrista.
Alla fine il vincitore è Olly, sorpreso e contento, forse Lucio Corsi (che riceve i complimenti del vincitore – sei un cantautore potentissimo) sarebbe stato troppo, e comunque per il cantautore toscano è un risultato grandissimo.
“Ciao ma’ ciao pa’, è assurdo ma è successo!” e Olly ricanta la canzone, commosso, sicuro e addirittura in scioltezza e prendendosi qualche libertà interpretativa.
È finita, grande successo per la canzone d’autore con tre brani su cinque, Fedez che fa centro con il suo mettersi a nudo (ognuno valuti se verace o ad artem) e vincitore pronosticato da qualcuno per il suo grande seguito fra i giovani, arrivato con una canzone convincente, della quale peraltro è coautore. Per chi non è ancora stanco, sotto la classifica integrale. Buonanotte!
1. Olly – Balorda nostalgia
2. Lucio Corsi – Volevo essere un duro
3. Brunori SAS – L’albero delle noci
4. Fedez – Battito
5. Simone Cristicchi – Quando sarai piccola
6. Giorgia – La cura per me
7. Achille Lauro – Incoscienti giovani
8. Francesco Gabbani – Viva la vita
9. Irama – Lentamente
10. Coma_Cose – Cuoricini
11. Bresh – La tana del granchio
12. Elodie – Dimenticarsi alle 7
13. Noemi – Se t’innamori muori
14. The Kolors – Tu con chi fai l’amore
15. Rocco Hunt – Mille vote ancora
16. Willie Peyote – Grazie ma no grazie
17. Sarah Toscano – Amarcord
18. Shablo feat Guè, Joshua e Tormento – La mia parola
19. Rose Villain – Fuorilegge
20. Joan Thiele – Eco
21. Francesca Michielin – Fango in paradiso
22. Modà – Non ti dimentico
23. Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore
24. Serena Brancale – Anema e core
25. Tony Effe – Damme ‘na mano
26. Gaia – Chiamo io chiami tu
27. Clara – Febbre
28. Rkomi – Il ritmo delle cose
29. Marcella Bella – Pelle diamante
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