L’arrivo di Sergio Mattarella al festival di Sanremo 2023 ha sancito la trasformazione, nell’aria da tempo, dell’appuntamento canoro in un evento politico. Il presidente della Repubblica non ha parlato, né prima né durante né dopo: si è limitato a sorridere, applaudire e farsi fotografare. Ma tutto ciò è largamente sufficiente per mettere il timbro di autenticità sulla metamorfosi avvalorata da una serie di altri episodi, prima e dopo l’apparizione mattarelliana.



C’era stata la polemica sulla presenza di Volodymyr Zelensky e c’è stato Fedez, che ha strappato la foto del viceministro Galeazzo Bignami in tenuta nazista e se l’è presa con la ministra pro life Eugenia Roccella. Gli ascolti record ormai fanno la gioia non più delle case discografiche, ma del direttore generale della Rai e del capo dei programmi di Rai1 che si sentono più sicuri sulle loro poltrone. La girandola di presentatrici è funzionale a indottrinare gli italiani sui temi più politicamente corretti rispetto ai quali il popolo sarebbe ancora arretrato.



E poi ci sono stati gli scontri tra Amadeus e Matteo Salvini e le conseguenti code mediatiche: per esempio, Francesco Merlo su Repubblica ha inneggiato all’erede di Pippo Baudo che “ha messo in riga Salvini con più nerbo di Enrico Letta”. Con Gianni Morandi e Roberto Benigni, il presentatore di Sanremo sarebbe uno degli “eroi della nuova resistenza alla Meloni”. Così Amadeus va ad arricchire il pantheon della sinistra moderna per meriti acquisiti non nelle battaglie ideali ma in quelle degli ascolti.

Qualcuno sostiene che la politicizzazione del festival sarebbe l’ennesima arma di distrazione di massa, una carta assorbente per l’attenzione generale la quale lascia che le vere questioni avvengano sottotraccia.



Altri ritengono che sia un ulteriore espediente del marketing Rai per fare parlare della kermesse, fare salire l’audience e incamerare più pubblicità. È sicuramente vero, come è vero che nei momenti di maggiore difficoltà la gente cerchi di svagarsi più del solito. Sanremo è sempre stato il termometro del Paese. Ma è un fatto che, soprattutto con la direzione artistica di Amadeus, la politica abbia conquistato spazi sempre più larghi ai quali, in questo 2023, si sono aggiunte riflessioni pensose, dietrologie, editoriali, fino alla vetta dell’omaggio alla Costituzione più bella del mondo, per dirla con Benigni.

Il festival ha assunto le sembianze di un grande recipiente che fa sia da collettore sia da megafono del progressismo italiano. Un mondo che sulla scena più propriamente politica è sfibrato dalla crisi del Pd e cerca dunque nuovi palcoscenici e nuovi portabandiera. Non resta dunque che un evento nazionalpopolare come il festival, per di più alla vigilia di un appuntamento come le elezioni regionali in Lombardia e Lazio, per tentare di rilanciare una parte politica in declino.

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