Un po’ polpettone un po’ manifesto politico-amoroso. Difficile affrontare la canzone “L’amore è una dittatura” del gruppo punk rock The Zen Circus che si presenta al festival di Sanremo 2019, già sapendo che come tutti i gruppi rock fuori dal giro televisivo avranno ben poche chance. Loro promettono una canzone d’amore “maestosa” che parla alla “comunità”. E infatti dentro c’è di tutto, fin troppo, ed è questo il limite maggiore del brano, troppo lungo, tropo pieno di cambiamenti di argomento, dall’amore omosessuale ai porti chiusi ai migranti, da sentimenti emotivi poco chiari, molto costruiti. Si vede che rispetto al loro linguaggio abituale i The Zen Circus abbiano lavorato molto per costruire qualcosa che nelle loro intenzioni andasse bene per Sanremo, ma il risultato è troppo pomposo, caotico, seppellisce l’ascoltatore. Manca il refrain, il ritornello che riassume e dà respiro a una canzone ad esempio.
ANALISI DEL TESTO DELLA CANZONE “L’AMORE È UNA DITTATURA”: TRA POLITICA E AMORE
In “L’amore è una dittatura” c’è l’uso di un linguaggio pseudo poetico che invece lascia a chiedersi di che stiano parlando: “Ci hanno visti nuotare in acque alte fino alle ginocchia e inchinarci alle zanzare pregando di non mescolare il nostro sangue a quello dei topi arrivati in massa con le maree”, forse un riferimento ai migranti? C’è l’amore omosessuale: “Ci guardano attoniti mentre ci baciamo da uomo a uomo mano nella mano”. C’è l’usuale retorica degli animali che sono meglio dell’uomo (“Un cane pastore lo fa per amore non per denaro non per rancore”) quando si sa che l’animale lo fa solo per istinto sessuale e riproduttivo. C’è insomma quest’aria da trasgressivi viste la loro appartenenza rock, ma è un testo che annoia.
CANZONE THE ZHEN CIRCUS: IMPACCIO POETICO
Un linguaggio non sciolto, non libero, che arranca su strofe e strofe senza fine: “Non ci somiglieranno figli ormai del mondo intero e perdere la monotonia di quando tutto era al suo posto i topo cacciati, debellati, mostri tutti sotto al letto”: ma che vuol dire? L’unico passaggio chiaro è quello che svela quello che dovrebbe essere il cuore della canzone: “L’amore è una dittatura fatta di imperativi categorici ma nessuna esecuzione mentre invece l’anarchia la trovi dentro ogni emozione”. E non è una bella lirica. The Zen Circus devono fare gli alternativi, mischiare politica e amore, senza riuscirci. Ma non tutto è perduto, il finale di “L’amore è una dittatura” è piacevole perché solo qui gli autori trovano semplicità e anche commozione: “E speri ancora che qualcuno sia lì fuori ad aspettarti non per chiederti dei soldi neanche per derubarti non per venderti la droga e soffiarti il posto di lavoro ma per urlarti in faccia che sei l’unica sei il solo se l’unica sei il solo”. Alla fine l’amore vince e tutto finisce bene.