Santa Caterina da Siena si celebra come ogni anno il 29 aprile. La Beata viene considerata Patrona d’Italia e dottore della chiesa, è ricordata nell’anniversario della morte. Insieme a lei, nel penultimo giorno di aprile, si ricordano anche Sant’Arcado abate, l’oblata benedettina Sant’Anna Chrzanowska, la Vergine Sant’Anseride, Sant’Antonio Kim Song-u, san Cristino martire, il mercedario martire San Giovanni Vargas, la beata Itala Mela, San Luccreth, la Madonna del Sangue, i vescovi San Paolo II di Brescia e san Severo di Napoli, il discepolo di San Paolo, San Tichico, San Torpete martire e Sant’Ugo di Cluny.



Santa Caterina, la Patrona d’Italia

Santa Caterina nasce a Siena il 25 marzo 1347. Aveva ventiquattro fratelli, il padre era un tintore di nome Jacopo Benincasa, la madre si chiamava Lapa di Puccio de’ Piacentini. A soli sette anni ebbe una visione di Cristo in abiti papali, questo episodio ebbe un impatto così profondo sulla sua vita da spingerla a votarsi alla verginità perpetua e scoprire da giovanissima la chiamata del Signore. La famiglia tuttavia era ben lungi dall’assecondare la vocazione della figlia, l’avrebbero voluta infatti vedere moglie e madre, fino a quando il padre trovò la figlia immersa nella preghiera con una colomba che le volteggiava sopra la testa e si arrese all’evidenza. Da adolescente Caterina ricevette l’abito domenicano e dedicò la sua vita alla preghiera e alla penitenza, Caterina dapprima si unì alle cosiddette “mantellate”, le suore terziarie che avevano questo soprannome a causa dell’abitudine di indossare un mantello corvino a coprire la candida veste. La giovane però non sapeva leggere e scrivere e questo le causava imbarazzo perché le impediva di partecipare degnamente alla preghiera insieme alle consorelle.



Caterina quindi si isolò e, ventenne, imparò a leggere, furono celebrate le nozze mistiche con Gesù ed ebbe inizio la sua attività di carità verso i poveri, i malati i carcerati. Questo le attirò malevolenze anziché gratitudine, ma alcune persone additate come “caterinati” decisero di seguire il suo esempio. Nonostante le calunnie, Caterina si dedicava con devozione agli ammalati, ai lebbrosi, a chiunque necessitasse del suo aiuto. Caterina portava pace anche nelle famiglie della sua città, Siena, che erano dilaniate da faide e divisioni interne. Anche la famiglia di Caterina fu costretta a dividersi, quando il padre e i fratelli si trasferirono a Firenze, mentre la madre Lapa preferì restare a Siena accanto alla figlia. I compagni e seguaci di Caterina, detti anche “la Bella Brigata”, l’aiutavano a mantenere una serie di corrispondenze e le rimasero accanto anche quando fu accusata di atteggiamenti di protagonismo eccessivo, che non le si confacevano perché era una donna priva di cultura. Nel 1375, Caterina fu invitata a Pisa da Pietro Gambacorti, signore della città, e lì ricevette le stimmati all’interno della Chiesa di Santa Cristina nella domenica delle Palme, ma rimasero invisibili come desiderato e richiesto dalla santa. L’anno seguente Caterina fu ricevuta dal papa presso Avignone e fu dietro suo consiglio che il pontefice raggiunse Roma nonostante temesse di non riuscire a portare a termine il viaggio. Caterina ricevette numerose visite anche nelle ultime settimane di vita, da parte di persone che considerava figli spirituali e ai quali dava indicazioni sulla loro vita futura. Spirò domenica 29 aprile del 1980, mentre si avvicinava il mezzogiorno.



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