Nonostante restrizioni e difficoltà imposte dal Covid-19, la vita musicale continua. A Roma, il fine settimana del 16-18 ottobre ha visto l’inaugurazione della stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e il debutto della Zaide di Mozart, un’opera incompleta mai messa in scena nella capitale italiana, a conclusione della stagione 2019-2020 del Teatro dell’Opera.



A Santa Cecilia, nella prima parte del concerto inaugurale, il coro (guidato da Piero Monti) e l’orchestra diretta da Antonio Pappano, hanno eseguito il Te Deum di Anton Bruckner, un’ode a Dio in cui l’autore utilizza voci e strumenti per dare solennità al contenuto religioso del testo. Allo stesso tempo, attraverso la musica, Bruckner dà forza alla sua fede, attingendo al patrimonio musicale della tradizione sacra dal gregoriano al barocco. Mahler, che ha diretto il Te Deum ad Amburgo quasi un decennio dopo la sua composizione, ha notato sulla sua copia della partitura: “per le voci angeliche, gli uomini alla ricerca di Dio, cuori tormentati e anime purificate dal fuoco”. In questa esecuzione, l’intenzione era quella di ringraziare Dio per la fine della pandemia. Purtroppo, quella stessa sera arrivò la notizia che il contagio quotidiano del Covid-19 aveva superato la soglia psicologica dei diecimila. Il coro e l’orchestra hanno fornito una lettura molto intensa dell’Inno.

Nella seconda parte, Antonio Pappano ha diretto Das Lied von der Erde di Mahler. E’ un ciclo tratto da un’antologia cinese di poesie pubblicata nel 1907 dal poeta Hans Bethge – in cui Mahler torna alla riflessione, che accompagna tutta la sua opera, sul senso della vita. Eseguito postumo a Monaco di Baviera nel 1911, sei mesi dopo la morte dell’autore, con la direzione di Bruno Walter, Das Lied von der Erde è strutturato sia sulla forma sinfonica sia su quella dei Lied. Le due forme si fondono in un’impressionante sinfonia per contralto, tenore e orchestra. Pappano legge la partitura come Pierre Boulez e, prima di lui, Bruno Walter: molto trasparente ma non emotiva. Di conseguenza, il senso di sofferenza e la serena accettazione zen di Das Abschied (L’Addio) sono più marcati. Il contralto tedesco Gerhild Romberger e il tenore americano Clay Hilley sono stati di livello: lei avvincente nel Das Abschied, lui un vero tenore wagneriano, come richiesto. Il pubblico ha risposto con applausi.

Zaide è un’opera incompiuta, molto probabilmente scritta da Mozart nel 1780. Nel 1778 l’imperatore Giuseppe II stava facendo allestire una compagnia d’opera per l’esplicito scopo di eseguire opere tedesche. A Salisburgo, nel 1779, Mozart iniziò a lavorare su una nuova opera (ora conosciuta con il nome di Zaide, anche se Mozart gli avrebbe forse dato un titolo differenti). Contiene dialoghi parlati; così, è classifica Singspiel . Mozart compose solo le arie e gli ensemble dei primi due atti. Mancano l’ouverture e il terzo atto.

A quel tempo, un argomento popolare di teatro e di opera era il salvataggio degli occidentali schiavizzati dalle Corti musulmane, dal momento che i pirati musulmani predavano il trasporto marittimo del Mediterraneo, in particolare per ottenere schiavi. Quel che si ha del lavoro ritrae lo sforzo di Gomatz per salvare la sua amata Zaide. Mozart stava componendo sulla base di un libretto tedesco di Johann Andreas Schachtner, ambientato in Turchia, che fu la scena del suo prossimo, completato Singspiel (Il Ratto dal Serraglio). Ben presto abbandonò Salisburgo per lavorare a Idomeneo, e non tornò più al progetto. L’opera fu persa fino alla sua morte, quando Constanze, sua moglie, lo trovò nei suoi manoscritti nel 1799. I frammenti sarebbero stati pubblicati nel 1838; la prima esecuzione si tenne a Francoforte il 27 gennaio 1866, nel 110simo anniversario della nascita di Mozart. Ricevette il plauso della critica. Ciò nonostante, la tenera aria soprano, “Ruhe sanft, mein holdes Leben” è l’unico numero musicale di una certa notorietà.

Nelle esecuzioni moderne, le sinfonie n. 26 o n. 32 di Mozart, composte all’incirca nello stesso periodo di Zaide, sono spesso utilizzate come un’ouverture. Per integrare i numeri vengono utilizzate arie da concerto di Mozart o musica di Thamos, re d’Egitto, anche essa dello stesso periodo della carriera del salisburghese. Il problema principale è che Mozart è un compositore molto teatrale, ma in Zaide c’è pochissima azione teatrale, anche perché la fine della trama è totalmente sconosciuta. Ho visto e sentito il lavoro al festival di Aix-en-Provence nel 2008 con la direzione scenica di Peter Sellars. Lo stesso Sellars non riusciva a dare vita all’opera. Interpolata con gli intermezzi di Thamos, il lavoro durò circa un’ora e mezza. Allora, conclusi la mia recensione che una versione concerto dei migliori numeri musicali sarebbe una proposta più solida di una messa in scena.

Questa produzione è una joint venture del Teatro dell’Opera di Roma con i quattro teatri di OperaLombardia. Il set (un moderno cantiere dove la costruzione è in corso – un’indicazione eloquente che l’opera è incompleta) è di Pasquale Grassi, la direzione scenica di Graham Vick e il direttore è Daniele Gatti. Si basa sull’adattamento fatto circa quarant’anni fa al Batignano Festival in Toscana con la messa in scena dell’allora giovane Graham Vick ed una compagnia amatoriale britannica. Lo scrittore italiano Italo Calvino fornì una trama (con quattro finali diversi tra cui il pubblico poteva scegliere). Tra i numeri musicali (in lingua tedesca), un narratore racconta la storia. La differenza tra le lingue non aiuta. Neppure la lunga e verbosa parte del narratore. Con un intervallo di venti minuti, questa produzione dura due ore e mezza. Molto buoni i cantanti: Chen Reiss, Paul Nilo, Juan Francisco Gatell, Markus Werba e Davide Giangregorio come protagonisti e Raffaele Feo, Raffaele Feo, Luca Cervoni, Domingo Pellicola e Rodrigo Ortiz in ruoli secondari. Efficace l’orchestra. Applausi molto calorosi. Non è chiaro se per l’opera, per gli interpreti o per essere in teatro dopo tanti mesi di lockdown per gli spettacoli al chiuso.