L’inaugurazione della stagione sinfonica 2021-2022 dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha avuto luogo il 7 ottobre con la seconda sinfonia (Resurrezione) di Gustav Mahler. Sul podio, il nuovo Direttore Ospite Principale dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Jakub Hrůša, ceco alla guida dell’Orchestra e del Coro di Santa Cecilia – istruito da Piero Monti – con le voci soliste di Rachel Willis-Sørensen (soprano) e Wiebke Lehmkuhl (contralto) per dirigere una composizione ispirata a un lutto ma simbolicamente foriera di speranza. Una composizione, quindi, che si addice perfettamente al nostro tempo.



Quando nel dicembre 2002 a Roma c’è stata l’inaugurazione ufficiale del Parco della Musica, l’auditorium principale è parso allestito appositamente per i grandi lavori sinfonici di Gustav Mahler. La sala “Santa Cecilia” ha oltre 2.700 posti ed è disegnata per organici orchestrali smisurati e complessi corali vastissimi. Con la sua struttura a forma di liuto, poco si adatta a rappresentazioni semi-sceniche di opere liriche, anche se alcuni allestimenti sono stati realizzati con successo e, prima della pandemia, l’Accademia aveva in programma un’edizione semi-scenica de I Maestri Cantori di Norimberga di Richard Wagner. Con le sue dimensioni è impraticabile per la cameristica (per cui esiste la Sala “Petrassi” per 700 posti), nonché per buona parte della sinfonica pre-beethoveniana (Haydn, Mozart), che si ascolta meglio nella più raccolta sala “Sinopoli” (per 1200 posti).



Mahler è stato il grande protagonista nelle stagioni 2010 e 2011 quando ricorrevano  150 anni dalla nascita e cento anni dalla morte e l’Accademia di Santa Cecilia ne ha presentato tutte e le nove sinfonie (della decima esistono solamente schizzi) che sono state la base di rifacimenti anche contemporanei da parte di numerosi compositori. Già in passato l’Accademia aveva presentato l’integrale di Mahler. Si trattò, però, di un progetto articolato su vari anni, dall’autunno 1997 al maggio 2005. L’allora direttore musicale dell’Accademia, Myung-Whun Chung, guidò l’integrale, ma altri concerti mahleriani sono stati diretti da Yuri Temirkanov, James Colon, Daniele Gatti, Kent Nagano, Roberto Abbato, Leonard Slatkin, Lorin Maazel, Zubin Metha, Gary Bertini, Michael Tilson Thomas, Paavo Järvi, e Claudio Abbado (in ordine rigorosamente cronologico). Era allora mancato all’appello uno dei più grandi interpreti di Mahler, Giuseppe Sinopoli: avrebbe dovuto dirigere la “Nona” nel novembre 2002, ma se ne era andato un anno e mezzo prima. 



Nel 2014 Myung-Whun Chung è tornato per dirigere la “seconda sinfonia” (da Mahler stesso chiamata “Resurrezione”) del compositore boemo, la prima in cui il lied (nel quarto movimento) viene incluso nella forma sinfonica. Una concezione nuovissima per l’epoca: Luigi Rognoni ha scritto efficacemente che così come Wagner introdusse la sinfonia nell’opera, Mahler introdusse l’opera nella sinfonia. Nella specifica forma del lied, poi, innovò la struttura mettendo la voce a confronto dell’enorme organico orchestrale post-wagneriano. Inoltre, nelle prime quattro sinfonie è presente quella “musica a programma” (i “poemi sinfonici” nel lessico italiano) che Mahler affermava di respingere in toto. A riguardo, di recente Alessandro Zignani ha pubblicato un bel libro Gustav Mahler – Pellegrino dell’Anima Guardiano del Tempo per i tipi di Zecchini Editore. All’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la sinfonia, nota e amata dal pubblico, è tornata anche nel 2016 (diretta da Daniel Harding) e nel 2019 (Mikko Franck).

Una curiosità: nel 2010-2011, le ricorrenze mahleriane  al Parco della Musica sono state aperte da Antonio Pappano il quale, nell’arco del progetto, ha diretto cinque delle nove sinfonie (le altre quattro sono affidate a Mikko Franck, Andris Nelsons e Valery Gergiev), con solisti di lusso (Nicole Cabell e Maria Radner) e il coro guidato da un Ciro Visco in gran forma. Per l’inaugurazione, però, non è stata scelta la prima sinfonia (“Il Titano”), ma la seconda, “Resurrezione” , enorme lavoro che in sei movimenti celebra il trionfo sulla morte. Nonostante la sua grandiosa conversione al cattolicesimo (una mossa necessaria per diventare direttore della Staatsoper di Vienna), Mahler non è mai stato credente né della religione ebraica della sua famiglia, né di quella cristiana adottata con grande pompa, preferendo sempre abbracciare il panteismo o forse un teismo aconfessionale.

La sinfonia è stata composta per commemorare Hans on Bülow, grande direttore d’orchestra e grande amico di Mahler. È bello notare come Mahler, nonostante non fosse religioso, abbia saputo esprimere questa sua profonda religiosità. Nel finale, quando il coro si alza per dire “Si risorgerai, risorgerai”, fa venire la voglia a tutti coloro che l’ascoltano di alzarsi e gridare alla Resurrezione. 

C’era una forte impronta mistica nelle esecuzioni sia di Pappano nel 2010 sia di Chung nel 2014. Laiche, invece, quelle di Harding e Pappano. Il nuovo Direttore Ospite Principale dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Jakub Hrůša, ha affermato nella conferenza di presentazione del lavoro: «Se si crede, come io credo, che nessun altro compositore sia stato in grado di creare qualcosa di più alto e insieme spiritualmente profondo, la Seconda di Mahler è una sfida enorme per chi interpreta e per chi ascolta».

Direttore principale dei Bamberger Symphoniker e ospite nei cartelloni delle maggiori orchestre, come i Wiener e i Berliner Philharmoniker, la Chicago Symphony Orchestra, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks e la Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, Hrůša è tra i direttori più acclamati del momento, ed è ben noto al pubblico romano e alla critica musicale per le interpretazioni nelle precedenti stagioni di concerti a Santa Cecilia. Inoltre, Hrůša è salito sul podio dell’Orchestra ceciliana il 1° giugno scorso in occasione del concerto tenutosi nei giardini del Quirinale per le celebrazioni del 75° anniversario della Repubblica Italiana alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Hrůša ha dato una forte impronta trascendentale, dilatando quasi i tempi nei primi tre movimenti (Allegro maestoso, andante moderato, tranquillo scorrevole) per poi stringerli, accentuando le sonorità nel quarto (luce primigenia) e nel quinto (tempo di scherzo, selvaggiamente, allegro energico, lento, misterioso) dove entrano in gioco il contralto, il soprano e soprattutto il coro preparato da Piero Monti e sistemato in una galleria a ferro di cavallo, prospiciente la platea) con grandi effetti stereofonici.

Enorme successo.

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