Il 25 ottobre di ogni anno, la Chiesa Cattolica ricorda la figura religiosa di Santa Daria che, al fianco di San Crisante, morì martire nel III secolo, all’incirca intorno al 283. I due sono ricordati singolarmente, ma più frequentemente insieme in differenti giorni dell’anno a seconda dei vari Martirologi e Sinassari. Oggi fanno fede il Calendario Marmoreo di Napoli e soprattutto l’ultimo, il Martirologio Romano, che li ricorda entrambi il 25 ottobre.



La loro raffigurazione è molto diffusa in moltissime opere d’arte, tra affreschi, reliquiari, pannelli, realizzati per la maggior parte da artisti italiani, ma che si trovano in tutta Europa, a testimonianza di quanto sentito sia il loro culto nella Chiesa antica.

La storia di Santa Daria, legata a San Crisante in vita e nella morte

Crisante era figlio di un importante personaggio alessandrino, un certo Polemio, e si recò a Roma per motivi di studio durante l’impero di Numeriano. Qui fece la conoscenza del presbitero Carpoforo e decise di convertirsi al cristianesimo ricevendo il battesimo.



Il padre tentò in ogni modo di convincerlo a ritornare al culto del dei e gli propose diverse donne bellissime, tra cui la stupenda vestale Daria. Polemio non riuscì però nel suo intento perché Crisante sposò sì Daria, ma anch’ella si convertì e i due decisero di comune accordo di legarsi in un casto matrimonio.

Iniziarono così a predicare la Parola di Dio, raccogliendo un importante seguito che causò loro anche molti nemici. Vennero infatti accusati dal prefetto Celerino che li portò al cospetto del tribuno Claudio, affinché esprimesse la sua condanna. Quest’ultimo però si convertì insieme alla sua famiglia, amici e parenti, oltre che a circa una settantina di soldati che avevano in custodia i due arrestati.



Fu allora che l’imperatore Numeriano decise di intervenire condannando tutti a morte. Crisante e Daria furono quindi portati fino alla Via Salaria e seppelliti vivi in una fossa.

Le reliquie di Santa Daria e San Crisante: la conferma della scienza

Il loro culto ha origini davvero antiche, tanto da essere presente già nel Martirologio Geronomiano. Le loro reliquie sono oggi custodite presso la cripta del duomo di Reggio Emilia, dove vengono celebrati come co-patroni della città insieme a San Prospero. Recentemente un’indagine scientifica condotta sui resti ha confermato la compatibilità tra i corpi e la storia ad essi legata.

Infatti i resti apparterrebbero a due giovani di circa 20 anni, morti tra il I e il III secolo, appartenenti alla nobiltà del luogo a causa dell’elevata percentuale di piombo presente nelle ossa (prova che avessero accesso all’acqua corrente condotta tramite tubi in questo materiale). Inoltre nessuno dei due sembrerebbe morto per malattia o morte violenta, quindi la loro fine potrebbe coincidere con la tradizione tramandata del soffocamento.

Il patronato emiliano insieme a San Prospero

Come abbiamo accennato Santa Daria e San Crisante, sono co-patroni della città di Reggio Emilia, comune italiano di circa 170 mila abitanti, capoluogo dell’omonima provincia in Emilia-Romagna. Patria del Parmigiano Reggiano, è una delle città premiate per il proprio valore durante la resistenza nella II Guerra Mondiale, oltre che luogo ricco di arte e cultura.

La figura di questi Santi è molto sentita da tutti gli abitanti, tanto che la loro immagine è raffigurata anche nel Gonfalone municipale, accanto a San Prospero; inoltre su un lato del portone centrale della Cattedrale è possibile osservare le loro statue, realizzate intorno al 1570. Le loro reliquie sono considerate oggetti di inestimabile valore e vengono esposte durante la venerazione dei fedeli. Ogni anno infatti, il 25 ottobre, vengono organizzate durante la giornata diverse messe solenni, la cui celebrazione inizia nella cripta dove sono custodite le reliquie.

Gli altri Santi del giorno

Il 25 ottobre la Chiesa celebra anche i Santi Crispino e Crispiniano di Soissons, martiri; San Gaudenzio di Brescia, vescovo; Beato Carlo Gnocchi, sacerdote; San Bernardo Calvò, vescovo di Vich; Beato Taddeo Machar, vescovo.