Una citazione “en passant”, ma che non è sfuggita ai più attenti quella di Santa Dorotea fatta da Matteo Salvini al termine delle consultazioni con il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi. Non l’unica menzione a dire il vero da parte del leader della Lega, che ha citato De Gasperi, il governo Parri e finanche il governo Parri nel corso della sua dichiarazione alla stampa. Ma in quale contesto è stato inserito il riferimento alla martire di cui in questo 6 febbraio ricorre la celebrazione da parte della Chiesa cattolica? Quella di Salvini è stata in realtà una dichiarazione estemporanea: “Oggi c’è il sole, è Santa Dorotea”, ha detto Salvini, forse lasciando così trasparire la fiducia di poter trovare un’intesa sui temi con Mario Draghi, con il quale, ha detto il leghista, “la visione dell’Italia per diversi aspetti coincide”.



Santa Dorotea, chi è la martire citata da Salvini

Ma chi è Santa Dorotea? Turca, vergine e martire venerata come santa dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa, è la patrona di Pescia, dei giardinieri, dei fiorai, dei birrai e dei giovani sposi. Secondo le antiche scritture sarebbe nata a Cesarea di Cappadocia intorno al 290 d.C., dove sarebbe morta 305 o nel 311.D i fede cristiana, considerata dalla sua gente “traboccante di purezza e carità”, il procuratore Sapricio che fu incuriosito dalla sua nomea decise di metterla alla prova chiedendole di effettuare sacrifici per gli dei pagani. Poiché rifiutò, Dorotea venne sottoposta ad indicibili torture. Sapricio non si arrese e decise di affidarla a due sorelle apostate, Criste e Callista, il cui compito sarebbe stato quello di farle abbandonare la fede in Cristo. Ebbene, accadde l’esatto contrario, con le due sorelle che per punizione vennero arse vive.



Santa Dorotea, protettrice dei giardinieri e dei fiorai

Condannata a morte da Sapricio, lungo la strada più volte Dorotea invocò il nome di Gesù Cristo. Fu così che Teofilo, avvocato pagano, la derise:”Sposa di Cristo, mandami delle mele e delle rose dal giardino del tuo sposo”. La santa lo prese in parola: prima di essere decapitata, un bambino recante tre rose e tre mele le si avvicinò e lei lo indirizzò dall’avvocato. Questi, impressionato dal prodigio, si convertì alla fede cristiana e mandato a morte da Sapricio: come Dorotea venne torturato e decapitato, per questo viene celebrato a sua volta il 6 di febbraio. che poco prima l’aveva derisa. Teofilo credette al prodigio e si convertì alla fede cristiana ma questo gli rimediò una denuncia a Simpricio e la stessa condanna impartita a Dorotea. Anche Teofilo fu torturato e decapitato e per questo motivo viene celebrato nello stesso giorno di Dorotea. Proprio questo episodio è il motivo per cui il suo attributo iconografico è un cesto di fiori e di frutta.

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