Tutti gli anni, il 17 novembre, si celebra Santa Elisabetta d’Ungheria. Figlia del sovrano ungherese e vissuta nel XIII secolo, fu sposa troppo presto, madre troppo presto e morì giovane a soli venticinque anni. Nella sua breve vita però fu un fulgido esempio di carità, in quanto spese tutto ciò che aveva per costruire un ospedale. È Patrona degli infermieri e dei fornai.
Santa Elisabetta d’Ungheria: una vita dedicata al servizio dei poveri e la leggenda del pane
Elisabetta nacque nel 1207 a Presburgo dall’unione tra Gertrude e e il re Andrea. Come avveniva normalmente in passato presso le corti reali europee, la piccola Elisabetta già a 4 anni fu promessa in sposa all’altrettanto piccolo principe Ludovico, con il quale crebbe tra i fasti e i piaceri di corte: il destino della giovane però era scritto e il Signore la mantenne incorruttibile ai vizi e alle ricchezze di cui era circondata.
All’età di 15 anni Elisabetta sposò Ludovico IV, langravio dello stato della Turingia, e trascorse la sua esistenza amando Dio, la sua famiglia e il prossimo, tra ferventi preghiere, duro lavoro e assistenza degli infermi.
Elisabetta fece dell’umiltà il suo tratto distintivo e questo la portò a rinunciare a ogni orpello ed elegante veste, degni del suo status regale; anche in Chiesa, la donna si privava della propria corona ingioiellata, perché indegna al cospetto di quella di spine sul capo del Cristo.
Un giorno, Elisabetta riempì il suo mantello di pani da donare ai poveri ma, mentre stava lasciando il Castello di Wartburg alla volta del piccolo villaggio di Eisenach, incontrò suo marito Ludovico; incuriosito, il re guardò nel mantello ma non vi trovò pani, bensì rose profumatissime.
Un altro evento miracoloso riguarda il bambino lebbroso che santa Elisabetta curò e accolse proprio nel letto coniugale: anche questa volta il sovrano non si avvide di nulla perché, quando piombò in camera, al posto del fanciullo trovò un crocifisso.
La vita della sovrana cambiò con la morte del suo consorte a Otranto, in Puglia, mentre partecipava alla Crociata: la concomitante presa del potere da parte dell’usurpatore Enrico, portò santa Elisabetta a essere privata di ogni bene materiale e poi cacciata dal castello.
Nessuno poteva ospitarla, così la donna, con i suoi figli, si rifugiò in un umile stalla. Ben presto tutto ciò di cui fu privata le venne restituito, persino una proposta di matrimonio da parte di un principe. Santa Elisabetta però decise di prendere l’abito e di sposare la regola di San Francesco d’Assisi fino alla sua morte, che sopraggiunse prematura a Marburgo nel 1231 ad appena 25 anni.
I patronati di Santa Elisabetta d’Ungheria
Santa Elisabetta, considerata oggi protettrice degli infermieri, dei fornai, dei panificatori, dei panettieri e dell’Ordine Francescano Secolare, è celebrata in alcune cittadine italiane, tra le quali Pero (in provincia di Milano) dove la festa avviene a settembre e a Crecchio, che festeggia la santa a fine agosto con processioni, concerti bandistici e spettacoli pirotecnici.
Santa Elisabetta è patrona del borgo abruzzese di Crecchio in provincia di Chieti: si tratta di un caratteristico paesino sito alle falde della Maiella e non lontano dal fiume Arielli. A dominare il cuore medioevale del borgo è il Castello, il cui nucleo più antico è la duecentesca Torre dell’Ulivo: la fortezza ospita oggi il “Museo dell’Abruzzo Bizantino e Altomedioevale”, ricco di vasellame ligneo e bronzeo, ceramiche, anfore, lucerne e scodelle, a dimostrazione di quanto intensi fossero in passato gli scambi commerciali tra Crecchio e sopratutto l’Egitto. Meritano una visita anche la Chiesa di S.Maria da Piedi affiancata da un bel campanile a vela, la Chiesa del Santissimo Salvatore dalla facciata baroccheggiante e il Santuario di Santa Elisabetta con all’interno una pregevole statua della santa risalente al ‘400.
Gli altri Santi del giorno
Il 17 novembre si celebrano anche altri santi e beati tra i quali Sant’Afano, Beato Antonio Torino, San Florin, San Gregorio di Tours, San Lazzaro, Santa Ilda, Sant’Ugo di Lincoln e Beato Sisto Locatelli.