Nella sera piovosa del 26 luglio del 1952 – cioè 70 anni fa – moriva a Buenos Aires Evita Peron. Il suo nome originario era María Eva Duarte ed era di umili origini. Per emanciparsi e coltivare la sua passione per il canto e la recitazione, Eva intraprese un viaggio avventuroso verso Buenos Aires, dove si fece notare e dove conobbe a una festa di beneficenza il colonnello Juan Perón. L’uomo ne rimase folgorato e dopo poco si sposarono. Perón ha in serbo un destino politico ed Eva contribuirà non poco all’affermazione di quello che fu definito il “peronismo”, una forma di nazionalpopulismo che contagiò ben presto tutta l’America Latina.



Evita aveva rivolto la sua attenzione al sindacato peronista, la CGT, diventandone la guida politica e morale. Politicamente impersonò l’ala sinistra del movimento, rivendicando scelte a favore dei poveri, politiche di assistenza sociale più efficaci, maggiore considerazione per le donne e scelta a favore della loro emancipazione, come il diritto di voto. Ben presto la sua figura politica acquistò un profilo autonomo da quella di Perón e in più occasioni le fu proposto – dal sindacato, ma non solo – di assumere ruoli di primo piano, come la vice-presidenza, proprio per cercare di condizionare nel movimento il ruolo predominante dei militari e dei grandi gruppi imprenditoriali.



La morte precoce, a soli 33 anni, per un tumore scoperto in ritardo, contribuì a creare quel fenomeno che oggi definiremmo “mediatico” e che resiste intatto nel tempo. Evita fu letteralmente santificata e la sua morte fu interpretata come un sacrificio che contribuì a creare nelle popolazioni più povere dell’Argentina il mito della guida spirituale della nazione. Per questo motivo i suoi oppositori interni si trovarono a gestire controvoglia le conseguenze della sua morte e tentarono in ogni modo di impedire che intorno alla salma e alla tomba della donna si sviluppasse il suo culto.



Da queste considerazioni – come è facile immaginare – sono nate nel corso degli anni ricostruzioni fantasiose, ricordi controversi, polemiche e testimonianze di fede che ne hanno conservato la memoria fino ai giorni nostri. Grazie a film, libri, documentari, di Evita sappiamo praticamente tutto. Eppure esistono ancora zone d’ombra. In particolare su cosa accadde intorno alla salma di Evita che per volontà di Perón fu imbalsamata nelle ore successive alla sua morte.

Ne 1995 venne pubblicato Santa Evita, un romanzo di Tomás Eloy Martínez, dedicato proprio agli anni che vanno dal 1952 fino al 1971, quando la salma venne restituita a Perón in esilio in Spagna. Tra fatti realmente accaduti ed episodi di pura fantasia il libro riaccese l’attenzione su Evita. L’anno successivo vide la luce Evita, il film musical con Madonna e Antonio Banderas prodotto e diretto da Alan Parker, che contribuì – tra le critiche di molti ambienti peronisti – a far conoscere Evita alle nuove generazioni.

Dal libro di Martínez ora è stata tratta una miniserie in 7 episodi diffusa sul canale Star della Disney+ proprio nel giorno dell’anniversario della morte. Santa Evita è una produzione argentina gradevole e ben fatta, con un ottimo cast, che coinvolge come un thriller poliziesco e ci riporta agli anni bui dei regimi militari sudamericani, ricostruiti con cura e precisione. La storia inizia dalla fine, siamo nel 1971 in una redazione di un giornale e un caporedattore, Mariano, deve verificare se è vera la notizia giunta in redazione della prossima restituzione della salma di Evita a Perón in esilio. Mariano è l’unico ad aver intervistato di recente il generale ed è l’unico che può chiedergli direttamente conferma. 

Mariano in realtà non si accontenta della risposta del generale e cerca di saperne di più. Prova attraverso i suoi contatti di accertarsi dove effettivamente siano conservati i resti della famosa first lady di Argentina. Ne nasce una vera e propria inchiesta che Mariano conduce lasciandosi coinvolgere  totalmente. Toccare vicende del passato significa riaprire vecchie storie messe a tacere, conflitti mai sanati, scoprire e riportare alla luce i tanti e vani tentativi di colpire la memoria di Evita. 

In un crescendo di tensione e di colpi di scena, alla fine tutto sarà chiarito e gran parte della storia si svelerà per quella che è stata, una triste vicende umana con sullo sfondo un bieco potere autoritario, e al centro le paure e la stupidità di un regime militare intimorito da una donna che, anche da morta, avrebbe potuto dare loro molto fastidio.

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