Santa Fosca e Maura si celebrano come ogni anno il 13 febbraio. Sono state entrambe martiri durante l’epoca in cui sul territorio italiano e in tutto l’impero romano erano in atto le persecuzioni ai danni dei cristiani. Secondo la tradizione le reliquie di Santa Fosca e Santa Maura si troverebbero oggi sull’isola di Torcello nella parte più settentrionale della laguna veneta. Si tratta di un’isola in cui c’è la chiesa di Santa Fosca costruita nel corso del XII secolo con una caratteristica pianta a croce greca e un porticato caratterizzato dalla presenza di colonne in marmo e capitelli di particolare bellezza. Si tratta di una struttura architettonica di particolare fascino molto spesso oggetto di visite da parte di turisti ed appassionati di storia religiosa.



Il giorno del 13 febbraio nel calendario liturgico cristiano non si commemorano soltanto le figure di Santa Fosca e Santa Maura ma anche tanti altri personaggi che hanno dato il proprio contributo alle vicende della religione cristiana. In particolare, sono ricordati San Martiniano che è stato vescovo di Atene, San Castore d’Aquitania sacerdote ed eremita, San Benigno, Santo Stefano, San Gosberto, San Gilberto, il Beato Giordano di Sassonia, la Beata Cristina e beata Eustochio.



Santa Fosca e Maura, la vita delle Beate

Non ci sono tanti elementi storici che permettono di raccontare le vicende riguardanti le vite terrene di Santa Fosca e Santa Maura ma certamente sono state due donne vissute nel corso del III secolo dopo Cristo. Le vicende riguardano la persecuzione messa in atto dall’allora imperatore Decio il quale voleva bloccare la diffusione del culto cattolico in tutte le province romane. Secondo gli agiografi, Fosca era figlia di genitori pagani residenti a Ravenna per cui non credenti. L’avvicinamento al culto della religione cattolica di Santa Fosca venne per certi versi favorito dalla sua nutrice Maura alla quale confidò, all’età di 15 anni di età, il forte desiderio di voler diventare una cristiana. La nutrice, nonostante fosse conscia del pericolo che stavano per affrontare, decise comunque di seguire i dettami della propria padrona e la condusse davanti al sacerdote Ermolao, il quale si occupò sia dell’educazione alla religione cristiana e sia del battesimo. Purtroppo le cose si complicano quando la famiglia di Fosca si rese conto di quello che era avvenuto e a nulla valsero i tentativi dei genitore di far ritornare sui suoi passi la figlia riportandola al paganesimo. Probabilmente gli stessi genitori decisero, vista l’impossibilità di contrastare la forte fede della figlia, di denunciare Fosca al prefetto Quinziano il quale aveva tra i propri compiti più importanti proprio quello di perseguitare i cristiani.



Il prefetto inviò immediatamente dei soldati per procedere all’arresto della giovane donna ma questo non fu possibile perché quando arrivarono da lei, la trovarono in compagnia di un angelo che non permise loro di toccarla. A questo punto Fosca e Maura, secondo le ricostruzioni agiografiche, decisero di presentarsi spontaneamente davanti al prefetto per essere sottoposte al relativo processo. Naturalmente vennero condannate e soprattutto sottoposte a una crudele tortura che ebbe come ultimo atto la decapitazione di entrambe nel giorno del 13 febbraio di un anno non conosciuto, probabilmente del terzo secolo dopo Cristo. Dopo la decapitazione i loro corpi furono presi e gettati in mare. In realtà ci sono altre versioni secondo le quali i corpi vennero rapiti da marinai e trasportati in Tripolitania dove poi furono sottoposti a sepoltura nelle grotte presso l’odierna Saqratha. La vicenda non ebbe fine con la sepoltura perché alcuni anni più tardi, un cristiano di nome Vitale decise di riportare le reliquie in Italia e in particolare nell’isola di Torcello nella laguna veneta dove poi gli abitanti del luogo decisero di erigere una chiesa per ricordare queste due martiri della religione cristiana.