Ogni anno, il 16 febbraio, il Martirologio Romano celebra Santa Giuliana di Nicomedia. Visse nel III secolo e, promessa in sposa al prefetto della sua città, disse di accettare solo se lui si fosse fatto battezzare. Fu per questo denunciata, torturata e infine decapitata. È Santa protrettrice delle partorienti e degli infermi.



La vita di Santa Giuliana di Nicomedia: morì a soli vent’anni dopo indicibili torture

Santa Giuliana, vergine e martire sotto l’imperatore Massimiano, nacque nel 285 circa a Nicomedia, attuale Izmit, in Turchia, da una famiglia di ferventi pagani. All’età di nove anni, il padre Africano promise in sposa la giovane fanciulla ad Evilasio, prefetto pagano della città. L’accordo di matrimonio tra le due famiglie prevedeva che le nozze fossero celebrate al compimento del diciottesimo anno della giovane.



Arrivata la tanto agognata data del rito nuziale, però, Giuliana dichiarò che avrebbe sposato Evilasio solo se lui si fosse fatto battezzare e si fosse convertito alla religione cristiana. Questa decisione generò le ire del promesso sposo, fervente pagano, che la denunciò come cristiana praticante. La giovane fu immediatamente imprigionata e torturata brutalmente. Fu tormentata con il fuoco, gravemente ferita, ustionata e appesa per i capelli. Durante la prigionia, subì anche la tentazione del diavolo, che la Santa allontanò con fermezza, percuotendolo con le catene che le bloccavano i polsi.



Nel 305, dopo tanti stenti, Giuliana fu condannata a morte per decapitazione presso il tempio di Massimiano. Non rinnegò mai la sua fede e andò incontro alla morte con coraggio. I suoi resti furono inizialmente trasportati da Nicomedia a Pozzuoli. A seguito dell’invasione longobarda, nel 568 circa, le sue reliquie furono messe al sicuro a Cuma, per poi essere spostate nel monastero napoletano delle Clarisse di Santa Chiara a Napoli, nel 1207. Infine, furono definitivamente traslate nella Cripta di San Guglielmo presso il Santuario dell’Abbazia di Montevergine, in provincia di Avellino.

Il culto di Santa Giuliana di Nicomedia e i patronati

Commemorata il 16 febbraio, Santa Giuliana di Nicomedia è particolarmente venerata in tutta la Campania, ma anche nei Paesi Bassi, come simbolo della giovane eroina che porta avanti con fierezza la sua fede in Dio. Il suo nome appare anche sul calendario marmoreo di Napoli, ritrovato nel 1742 e databile intorno alla metà del IX secolo. Si tratta di un documento storico di estrema rilevanza, in cui è svelato il culto campano dedicato ad alcuni santi, in particolare San Potito e la Santa in questione.

E’ la Patrona del comune lombardo di Caponago, in provincia di Monza Brianza e di quello piemontese di Borgolavezzaro, in provincia di Novara. Ogni anno, proprio a Borgolavezzaro si organizzano eventi culturali e religiosi per la commemorazione di Santa Giuliana, che attirano migliaia di credenti dai comuni limitrofi e non solo.

Famosa è l’iconografia della santa in un dipinto di Domenico Fetti del 1610, custodito presso il Museo di storia dell’arte di Vienna, che la ritrae nell’atto di scacciare il demonio tentatore. Santa Giuliana di Nicomedia è anche protettrice delle partorienti e degli ammalati, simbolo di una fede inattaccabile e profonda.

Gli altri Santi del giorno

Insieme a Santa Giuliana di Nicomedia, il 16 febbraio la Chiesa Cattolica ricorda anche i Santi martiri Elia, Isaia, Geremia, Samuele e Daniele, il Vescovo San Maruta, i sacerdoti Beato Giuseppe Allamano, Beato Mariano Arciero e Beato Nicola Paglia, la Vergine Beata Filippa Mareri e i martiri di Cesarea di Palesina San Panfilo e compagni.