Per la chiesta cattolica il 18 giugno è la giornata dedicata a Santa Marina di Bitinia. La sua figura è legata alla leggenda secondo la quale visse fingendosi un uomo in un convento maschile. Nell’iconografia classica Santa Marina viene ritratta sempre con gli abiti monacali e il bambino Fortunato, mentre stringe fra le mani un giglio e un crocifisso. È la compatrona di Venezia e la patrona di molte località fra le quali Casole Bruzio e Santa Marina in provincia di Salerno.
Molto sentito il suo culto in tutta Italia dove vengono organizzate numerose manifestazioni e processioni in onore della santa. Il suo nome viene evocato per la protezione dai violenti mal di testa. Insieme a Santa Marina il 18 giugno si festeggia anche Sant’Alena, San Amando, San Calogero, San Simplicio e San Leonzio.
Santa Marina di Bitinia, la sua vita
La nascita di Santa Marina viene registrata in Bitinia, intorno al 715 circa. La sua è una famiglia molto unita ma la madre muore prematuramente. Il padre Eugenio, allora, decide di ritirarsi in un convento a Canobin, una località libanese. Tuttavia la lontananza fra padre e figlia è causa di sofferenza per entrambi, quindi Eugenio chiede al suo abate di poter recare con sé in convento anche il figlio maschio, che da tempo aveva dimostrato l’intenzione di abbracciare la vita religiosa. L’abate non si oppone a questa richiesta e così l’uomo si reca a prendere la figlia, le taglia i capelli e la introduce in convento con il nome di Marino. Qui la ragazza vive a lungo, senza mai essere scoperta anche grazie al fatto che i monaci vivevano una vita molto appartata, sempre in cella e coperti da lunghe tuniche con i cappucci. Qualche anno dopo, durante un viaggio con i suoi confratelli per trovare provviste per il convento, Marina si ferma in una locanda. Qui la figlia del proprietario ha appena scoperto di aspettare un figlio illegittimo da un soldato di passaggio. Per proteggersi dalle ire del padre, accusa il monaco Marino di essere il colpevole della sua gravidanza.
Ovviamente non è possibile ma la ragazza decide comunque di farsi carico di una colpa che non è la sua e quindi confessa il delitto. L’abate è davvero molto stupito perché ritiene che il monaco Marino non possa macchiarsi di una colpa così grave, ma è comunque costretto a cacciarlo dal convento e impone a Marina di prendersi cura del bambino, che viene chiamato Fortunato. Marina vive gli anni successivi nei dintorni del convento, elemosinando quel poco che serviva per il mantenimento del piccolo. Dopo le tante insistenze degli altri confratelli, la giovane viene riammessa in convento dopo tre anni ma a condizione che sia a completa disposizione di tutti i suoi confratelli. Purtroppo, però, i tre anni trascorsi in strada avevano minato molto la sua salute, tanto che Marina muore poco dopo, intorno al 740. Quando i confratelli iniziano a preparare le sue spoglie, si rendono conto che in realtà si tratta di una donna e capiscono anche l’enorme sacrificio fatto da Marina, prendendosi colpe non sue. Le sue spoglie dopo qualche tempo vengono trasferite in Romania e successivamente a Venezia, dove tutt’ora sono conservate nella chiesa di Santa Maria Formosa. Miracoloso lo stato di conservazione del corpo, ancora praticamente intatto.