«Celebriamo la solennità dell’Epifania, nel ricordo dei Magi venuti dall’Oriente a Betlemme, seguendo la stella, per far visita al neonato Messia», così Papa Francesco ha esclamato da Piazza San Pietro prima della recita dell’Angelus nel giorno dell’Epifania, a conclusione delle celebrazioni liturgiche legate al Natale del Signore. L’esempio dei Re Magi, come illustrato anche nella Santa Messa delle ore 10, è il faro per tutta la cristianità nel giorno della Festa per l’Adorazione a Betlemme: «quando finalmente giungono alla loro meta, si prostrano davanti al Bambino, lo adorano, gli offrono i loro doni preziosi. Dopo di che si rimettono in cammino senza indugio per tornare nella loro terra. Ma quell’incontro con il Bambino li ha cambiati. L’ incontro con Gesù non trattiene i Magi, anzi, infonde in loro una nuova spinta per ritornare al loro paese, per raccontare ciò che hanno visto e la gioia che hanno provato. In questo c’è una dimostrazione dello stile di Dio, del suo modo di manifestarsi nella storia. L’esperienza di Dio non ci blocca, ma ci libera». Un incontro che non “conclude” la storia e l’impegno dell’uomo, ma che lo spalanca davanti all’intera complessità della realtà: come ripete Papa Francesco, i Re Magi dopo Betlemme non sono gli stessi di prima, «Ogni esperienza di incontro con Gesù ci induce ad intraprendere vie diverse, perché da Lui proviene una forza buona che risana il cuore e ci distacca dal male». Dentro a quel passaggio del Vangelo di Matteo sull’Epifania «tornarono al proprio paese ma per un’altra via», esprime sia la volontà dell’evangelista di far capire come i Re Magi non siano poi tornati da Erode per avvisarlo della nascita di Gesù, ma anche un preciso intento educativo «C’è una dinamica sapiente tra continuità e novità: si ritorna “al proprio paese”, ma “per un’altra via”. Questo indica che siamo noi a dover cambiare, a trasformare il nostro modo di vivere pur nell’ambiente di sempre, a modificare i criteri di giudizio sulla realtà che ci circonda. Ecco la differenza tra il vero Dio e gli idoli traditori, come il denaro, il potere, il successo…», conclude il Santo Padre nell’Angelus (qui il testo integrale)
EPIFANIA 2020, L’OMELIA DI PAPA FRANCESCO
In attesa dell’Angelus a breve da Piazza San Pietro, riecheggiano ancora le parole usate da Papa Francesco nella Santa Messa dell’Epifania da poco conclusa dove ha ricordato anche l’importanza “affettiva” che i Re Magi ricoprono per la storia della Chiesa: «Adorare è un gesto d’amore che cambia la vita. È fare come i Magi: è portare al Signore l’oro, per dirgli che niente è più prezioso di Lui; è offrirgli l’incenso, per dirgli che solo con Lui la nostra vita si eleva verso l’alto; è presentargli la mirra, con cui si ungevano i corpi feriti e straziati, per promettere a Gesù di soccorrere il nostro prossimo emarginato e sofferente, perché lì c’è Lui». Nell’omelia per la Santa Messa in memoria dei Re Magi adoranti davanti a Quel Bimbo, il Pontefice ha poi ricordato come l’adorazione sia una vera e propria esigenza della fede: «Se sapremo inginocchiarci davanti a Gesù, vinceremo la tentazione di tirare dritto ognuno per la sua strada. Adorare, infatti, è compiere un esodo dalla schiavitù più grande, quella di sé stessi. Adorare è mettere il Signore al centro per non essere più centrati su noi stessi. È dare il giusto ordine alle cose, lasciando a Dio il primo posto». Serve la preghiera ma serve anche quell’educazione all’amore che avviene nell’adorazione: «Adorare è incontrare Gesù senza la lista delle richieste, ma con l’unica richiesta di stare con Lui. È scoprire che la gioia e la pace crescono con la lode e il rendimento di grazie. Quando adoriamo permettiamo a Gesù di guarirci e cambiarci», conclude Papa Francesco.
LA CELEBRAZIONE DEI RE MAGI
È il 6 gennaio e la Chiesa Cattolica celebra solennemente la festa dell’Epifania del Signore, il “termine” ultimo del ciclo di festività legate alla nascita di Gesù: come da tradizione, Papa Francesco celebrerà la Santa Messa dell’Epifania all’interno della Basilica di San Pietro (a partire dalle ore 10 con diretta in streaming video dal canale YouTube di Vatican News) e al termine, attorno a mezzogiorno, il canonico Angelus dell’Epifania dal consueto balcone antistante il Colonnato del Bernini. Come ogni 6 gennaio si celebra l’Adorazione dei Magi al bimbo Gesù, e anche qui non si tratta – come abbiamo imparato a vedere dal Natale fino alla Festa della Santissima Madre di Dio – di un mero “ricordo passato” o di una “tradizione desueta” ma di una vivissima contemplazione e ringraziamento per la Venuta di quel Bimbo che ha cambiato per sempre la storia e il cuore dell’uomo. «Epifania: la parola indica la manifestazione del Signore, il quale, come dice san Paolo nella seconda Lettura (cfr Ef 3,6), si rivela a tutte le genti, rappresentate oggi dai Magi. Si svela così la bellissima realtà di Dio venuto per tutti: ogni nazione, lingua e popolazione è da Lui accolta e amata. Simbolo di questo è la luce, che tutto raggiunge e illumina», lo diceva esattamente un anno fa il Papa nell’omelia centrale dell’Epifania, dando molto credito sia al motivo e sia al “come” si è manifestato il Cristo «Ma nessuno dei potenti di allora si rese conto che il Re della storia nasceva al loro temp […] Dio non sale alla ribalta del mondo per manifestarsi». La presenza dei “Magi” davanti a quella stalla rappresenta il primo vero “indizio” su come sia possa comunicare e “spiegare” il cristianesimo: attraverso un incontro.
SANTA MESSA EPIFANIA: L’OMELIA DI PAPA FRANCESCO
«Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra», si legge nel Vangelo di Matteo in merito all’Epifania, resa nota in senso cristiano dall’Adorazione dei Re Magi alla Capanna di Gesù in Palestina. Una continua manifestazione della regalità umile di quel Bambino già nato nella persecuzione, a simbolo di quanto avverrà per tutti i secoli a seguire dal suo annuncio. Papa Francesco nell’omelia di un anno fa spiegava come non fosse bastevole sapere “chi” fosse nato in quel giorno a Betlemme, ma anche “dove” per poter andare incontro e fornire la prima vera testimonianza cristiana della storia. «Quando il suo dove diventa il nostro dove, il suo quando il nostro quando, la sua persona la nostra vita, allora le profezie si compiono in noi. Allora Gesù nasce dentro e diventa Dio vivo per me. Oggi, fratelli e sorelle, siamo invitati a imitare i Magi. Essi non discutono, no, camminano; non rimangono a guardare, ma entrano nella casa di Gesù; non si mettono al centro, ma si prostrano a Lui, che è il centro; non si fissano nei loro piani, ma si dispongono a prendere altre strade», scriveva ancora Papa Francesco nel testo letto durante la celebrazione solenne. Oro, incenso e mirra, i tre doni più famosi della storia, sono portati daI Magi al cospetto del Salvatore: «In questo tempo di Natale che volge al termine, non perdiamo l’occasione per fare un bel regalo al nostro Re, venuto per tutti non sui palcoscenici fastosi del mondo, ma nella povertà luminosa di Betlemme. Se lo faremo, la sua luce risplenderà su di noi».
EPIFANIA, L’ANGELUS DEL 2019
Giusto ieri nell’Angelus che ha anticipato l’Epifania, a Papa Francesco urgeva sottolineare «Non solo è venuto ad abitare tra il popolo, ma si è fatto uno del popolo, uno di noi! Dopo questo avvenimento, per orientare la nostra vita non abbiamo più soltanto una legge, una istituzione, ma una Persona, una Persona divina, Gesù, che ci orienta la vita, ci fa andare sulla strada perché Lui l’ha fatta prima». Solo un anno fa prima dell’Angelus straordinario recitato in Piazza San Pietro il giorno del 6 gennaio, il Santo Padre aveva posto l’accento sulla forza della “luce” nella simbologia cristiana di questo particolare evento e manifestazione divina «Epifania del Signore, è la festa della manifestazione di Gesù, simboleggiata dalla luce. Nei testi profetici questa luce è promessa: si promette la luce. Isaia, infatti, si rivolge a Gerusalemme con queste parole: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te» (60,1). L’invito del profeta – ad alzarsi perché viene la luce – appare sorprendente, perché si colloca all’indomani del duro esilio e delle numerose vessazioni che il popolo aveva sperimentato». Il silenzio nel cuore e l’ingresso “libero” alla luce di Dio: con questi due “consigli”, il Papa aveva rilanciato i suoi personali auguri per l’Epifania del Signore e l’Adorazione dei Magi, ribadendo al termine dell’Angelus come non debba essere permesso alle nostre paure di colmare quell’apertura che il Natale ci ha già donato. «Guardiamo ai Magi, ritornarono «al loro paese» portando dentro di sé il mistero di quel Re umile e povero; noi possiamo immaginare che raccontarono a tutti l’esperienza vissuta: la salvezza offerta da Dio in Cristo è per tutti gli uomini, vicini e lontani. Non è possibile “impossessarsi” di quel Bambino: Egli è un dono per tutti».