L’Epifania è la manifestazione del Signore

a tutte le genti: «l’Epifania è per tutti, non è un altro mistero rispetto alla Natività è solo una Luce che illumina quello stesso fatto». Il Papa nell’Angelus sottolinea come la luce donata da Dio è destinata a rischiarare il cammino di tutte le genti: «questa forza è da attuare per tutti, vicini e lontani. Una luce che ispira la speranza, è una visione di luce che apre il cuore alla speranza». Ma la luce di cui parla il Vangelo, dove si trova? «L’Evangelista Matteo raccontando l’episodio dei Magi mostra come quella luce è il Bambino di Betlemme, è Gesù anche se la sua regalità non è accettata da tutti».



È proprio Cristo quella stella apparsa all’orizzonte, quella stella che i Magi poi seguono: «è nato per tutti gli uomini e per tutti i popoli». La luce di Cristo si diffonde in ogni luogo e in ogni tempo tramite il metodo dell’umiltà, l’annuncio del Vangelo e la testimonianza: «quel metodo stesso scelto da Dio per venire in mezzo a noi, l’incarnazione con cui Gesù si fa prossimo a noi per testimoniare la nostra fede». La luce non si allarga con le parole e i metodi finti, continua Papa Francesco, servono «testimonianza, parola e annuncio»; i testimoni di quella luce possiamo essere noi per primi, «la luce di Cristo non si allarga per proselitismo ma per testimonianza, confessione di fede e martirio». Occorre accoglierla sempre di più tale luce, lancia il monito Papa Bergoglio: «siamo chiamati a lasciarsi affascinare e illuminare da quella luce di conversione».



Dopo la recita dell’Angelus, Papa Francesco sottolinea la preoccupazione per gli eventi nella Repubblica Centroafricana: «con le elezioni il popolo ha manifestato la volontà di seguire la via della pace, invito tutte le parti a respingere l’odio ed evitare ogni forma di violenza». Bergoglio si rivolge poi ai fratelli delle Chiese Orientali che secondo la loro tradizione celebrano domani il Natale del Signore, «augurio di un Santo Natale nella Luce di Cristo». Ma nel giorno dell’Epifania si celebra anche la giornata mondiale dell’infanzia, «siate testimoni gioiosi di Gesù in mezzo ai vostri coetanei». Infine, il saluto a tutto il mondo collegato in video streaming: «buona festa dell’Epifania e non dimenticatevi di pregare per me».



IL REALISMO TEOLOGALE DEI MAGI

Tutto pronto dalla Biblioteca del Apostolico per assistere all’Angelus di Papa Francesco per l’Epifania del Signore: mentre ieri il Vaticano ha reso noto l’annullamento del rito del battesimo in Cappella Sistina il prossimo 10 gennaio, per le sempiterne regole anti-Covid, gli Angelus e le Sante Messe dei prossimi giorni vengono tutte confermate seppur senza la presenza di popolo come si era abituati prima della pandemia. Questo non toglie la centralità del messaggio cristiano che si scandisce con la liturgia dell’anno appena cominciato: nella Santa Messa di oggi il Papa si è soffermato ad esempio sul realismo teologale che l’esperienza dei Re Magi comunicano nell’adorazione dell’Epifania. «Erode e i notabili di Gerusalemme rappresentano la mondanità, perennemente schiava dell’apparenza e in cerca di attrattive», sottolinea Papa Francesco nell’evidenziare la diversità umile dei Magi provenienti dall’Oriente, «loro incarnano il realismo teologale. Esso percepisce con oggettività la realtà delle cose, giungendo finalmente alla comprensione che Dio rifugge da ogni ostentazione. Questo modo di ‘vedere’ che trascende il visibile, fa sì che noi adoriamo il Signore spesso nascosto in situazioni semplici, in persone umili e marginali. Si tratta dunque di uno sguardo che, non lasciandosi abbagliare dai fuochi artificiali dell’esibizionismo, cerca in ogni occasione ciò che non passa».

IL VIAGGIO DEI MAGI E L’UMILTÀ DI GESÙ

Si è conclusa la Santa Messa per l’Epifania 2021 e Papa Francesco si appresta tra pochi minuti a rivolgersi all’intero mondo con la recita dell’Angelus e il messaggio per questo 6 gennaio 2021: nell’omelia letta dal Santo Padre in San Pietro il tema del viaggio è tornato al centro dell’Epifania, con l’esempio dei Re Magi e l’educazione all’adorazione di Dio.

«Si tratta invece di guardare in modo nuovo i problemi e le angosce, sapendo che il Signore conosce le nostre situazioni difficili, ascolta attentamente le nostre invocazioni e non è indifferente alle lacrime che versiamo. Questo sguardo che, malgrado le vicende della vita, rimane fiducioso nel Signore, genera la gratitudine filiale. Quando questo avviene, il cuore si apre all’adorazione. Al contrario, quando fissiamo l’attenzione esclusivamente sui problemi, rifiutando di alzare gli occhi a Dio, la paura invade il cuore e lo disorienta», spiega Papa Francesco celebrando l’ultima Messa del periodo di Natale. Nel messaggio diffuso via social nella notte, il Santo Padre ritorna sul concetto chiave dell’umiltà di Gesù e invita gli uomini all’adorazione: «in Gesù Bambino Dio si mostra amabile, pieno di bontà, di mansuetudine. Veramente un Dio così possiamo amarlo con tutto il cuore». È atteso ora a minuti, in diretta tv e video streaming, l’Angelus di Papa Francesco per la Festa dell’Epifania del Signore.

L’OMELIA DELL’EPIFANIA

I Magi quando giunsero a Betlemme si prostrarono e lo adorarono: non è facile adorare il Signore, non è immediato, è punto di arrivo di un cammino interiore a volte molto lungo. Il Papa nell’omelia dell’Epifania spiega che l’essere umano fa fatica ad adorare Dio: «se non adora Dio adora degli idoli, non c’è un punto di mezzo. Chi non adora Dio, adora il diavolo». Si rischia di essere credente o idolatra: nell’epoca di oggi, sottolinea Bergoglio, serve dedicare più tempo per l’adorazione, «dobbiamo imparare a contemplare il Signore, sia personalmente che comunitariamente. Rimettiamoci alla scuola dei Magi». Sono tre le espressioni che ci aiutano a capire cosa significa essere adoratori del Signore: alzare gli occhi, mettersi in viaggio e vedere.

La prima espressione ce la spiega Isaia nella Prima Lettura: il profeta rivolge l’invito «alza gli occhi intorno a guarda». Serve mettere da parte ristrettezza e «dittatura del proprio Io, serve alzare gli occhi per adorare il Signore. Le proprie fatiche non sono il centro dell’esistenza, occorre guardare in modo nuovo i problemi e le angosce sapendo che il Signore conosce le nostro invocazioni e tribolazioni». Dio non abbandona l’uomo, mai, è sempre con noi tutti i giorni: «alzare gli occhi non fa sparire i problemi ma ci dà la forza di Cristo che ci accompagna».

La seconda espressione sottolineata da Papa Francesco in questa Epifania 2021 è “mettersi in viaggio”: nell’omelia della Santa Messa è centrale quel «viaggio per l’adorazione dei Magi. Il viaggio è trasformazione e cambiamento, non si è più come prima». C’è sempre qualcosa di nuovo nel cammino della propria esistenza, sottolinea il Santo Padre: «non si adora il Signore senza la maturazione interiore del nostro metterci in viaggio». Il cammino però è graduale, con l’interiorità che non fa invecchiare se si “viaggia” con maturità: «gli errori possono diventare esperienza istruttive, solo il Signore è degno di essere adorato perché solo lui appaga il desiderio di eternità dell’intimo di ogni persona». Anche i peccati aiutano alla crescita verso Dio, «se si prendono per pentimento», e come i Magi «anche noi abbiamo il compito di farci educare dal cammino della vita».

Da ultimo, la terza espressione dell’omelia sull’Epifania è il «vedere»: i Re Magi videro un povero bambino con una Madre ma loro «seppero trascendere quella scena così umile e riconoscere il Sovrano del mondo. Prestandosi a Betlemme espressero un’adorazione interiore e un’apertura degli scrigni che è segno dell’offerta del loro cuore». Secondo Papa Francesco per adorare il Signore serve andare oltre il segno dell’apparenza: «Erode vede e non sa vedere, è peggio del “credo solo se vedo”». Nei Magi si scorge un atteggiamento diverso, è un «realismo teologale, si percepisce con oggettività la realtà delle cose. Il Signore è nell’umiltà e rifugge dell’ostentazione, prodotto della mondanità». Come scrive San Paolo, l’uomo deve fissare lo sguardo sulle cose invisibili perché eterne: «il Signore Gesù ci renda suoi veri adoratori in grado di manifestare con la vita il suo disegno di amore che abbraccia l’intera umanità, chiediamo la grazia di adorare il Signore».

LA “SANTA FURBIZIA” DEI RE MAGI

Risolti i problemi con la sciatalgia e limitati gli accessi per le regole anti-Covid, si svolge regolarmente con Papa Francesco la Santa Messa dell’Epifania iniziata in questo momento in Basilica di San Pietro: qui è disponibile il libretto della celebrazione, mentre ricordiamo che al termine – alle ore 12 – è atteso l’Angelus con messaggio per questo giorno della Luce dedicato alla Manifestazione e Adorazione del bimbo Gesù. Nella prima omelia dell’Epifania celebrata da Papa Bergoglio – era il 6 gennaio 2014 – il Santo Padre ricordava la centralità dei Re Magi e il loro saper custodire la fede: «Come saggi compagni di strada insegnano a non accontentarsi di una vita di piccolo cabotaggio ma a alzare lo sguardo verso la stella e seguire i grandi desideri del nostro cuore». Non solo, Francesco sottolineava quella “santa furbizia” che contraddistinse i Magi, che seppero infatti sulla vita del ritorno «non passare dal palazzo tenebroso di Erode ma percorrere un’altra strada» per preservare al mondo la rivoluzione di Cristo, «Per trovare Gesù c’è da prendere una via alternativa, la sua, la via dell’amore umile» ripeteva Francesco nell’omelia dello scorso anno.

L’EPIFANIA CON FRANCESCO

Oro, incenso e mirra

: con questi tre doni i “Magi” si sono presentati al cospetto di Gesù Bambino in quella capanna di Betlemme 2021 anni fa e da allora si celebra ogni 6 gennaio l’Epifania del Signore in tutta le Chiese cristiane del mondo. Con la Santa Messa di oggi e l’Angelus di Papa Francesco si chiude il “ciclo” di festività legate al Natale del Signore: alle ore 10 inizia la diretta in video streaming online – sul canale YouTube di Vatican News – delle celebrazioni per l’Epifania, prima con la Santa Messa celebrata da Papa Francesco (acciacchi per la sciatalgia permettendo, visto l’assenza patita durante la Messa di Capodanno 2021) e poi alle ore 12 con il consueto Angelus dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico (sempre per ottemperare alle norme Covid in vigore fino a questa sera).

L’Adorazione dei Magi al Bambin Gesù non riguarda una mera “tradizione del passato” ma il segno vivo e concreto del cammino cristiano che idealmente ognuno è chiamato e invitato a fare: «Se perdiamo il senso dell’adorazione, perdiamo il senso di marcia della vita cristiana, che è un cammino verso il Signore, non verso di noi. È il rischio da cui ci mette in guardia il Vangelo, presentando, accanto ai Magi, dei personaggi che non riescono ad adorare», spiegava solo un anno fa Papa Francesco nell’omelia dell’Epifania 2020. Con quel termine che non ha origine inizialmente cristiana – Epifania – si intende la manifestazione del Signore, «Si svela così la bellissima realtà di Dio venuto per tutti: ogni nazione, lingua e popolazione è da Lui accolta e amata. Simbolo di questo è la luce, che tutto raggiunge e illumina».

L’ANGELUS DI PAPA FRANCESCO DELLO SCORSO ANNO

È proprio quel segno – la Stella Cometa che guida i tre Magi dall’Oriente – che conduce alla capanna di Betlemme e che viene richiamato ancora oggi come “indizio” primario su cosa sia e come possa comunicarsi il messaggio di Cristo: attraverso un incontro e tramite dei doni. Nell’Angelus recitato da Papa Francesco un anno fa da Piazza San Pietro si sottolineava proprio il senso di quel “dono” che i Magi portano a Betlemme e che riflette la libera adesione del fedele cristiano all’amore di quella capanna: «L’ incontro con Gesù non trattiene i Magi, anzi, infonde in loro una nuova spinta per ritornare al loro paese, per raccontare ciò che hanno visto e la gioia che hanno provato. In questo c’è una dimostrazione dello stile di Dio, del suo modo di manifestarsi nella storia. L’esperienza di Dio non ci blocca, ma ci libera; non ci imprigiona, ma ci rimette in cammino, ci riconsegna ai luoghi consueti della nostra esistenza».

Il senso dell’incontro e la gioia per una vita cambiata: «Ogni esperienza di incontro con Gesù ci induce ad intraprendere vie diverse, perché da Lui proviene una forza buona che risana il cuore e ci distacca dal male […] Chiediamo alla Vergine Santa che possiamo diventare testimoni di Cristo là dove siamo, con una vita nuova, trasformata dal suo amore», chiudeva così Papa Francesco l’Angelus il 6 gennaio 2020, una “vita” fa pensando a quanto ancora doveva succedere nel funesto esplodere della pandemia globale.

OMELIA EPIFANIA 2020

Nell’omelia della Santa Messa dell’Epifania lo scorso anno il Papa centrò l’obiettivo invece su sullo “scontro” a distanza tra la smania di Erode e l’umiltà dei Re Magi: «Oltre a Erode, ci sono altre persone nel Vangelo che non riescono ad adorare: sono i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo. Essi indicano a Erode con estrema precisione dove sarebbe nato il Messia: a Betlemme di Giudea (cfr v. 5). Conoscono le profezie, le citano esattamente. Sanno dove andare – grandi teologi, grandi! –, ma non vanno. Anche da questo possiamo trarre un insegnamento. Nella vita cristiana non basta sapere: senza uscire da sé stessi, senza incontrare, senza adorare non si conosce Dio».

È sempre il Papa a ricordare come nel cristianesimo la sola teologia e “teoria” non contano se poi manca l’elemento fondante, ovvero «il rapporto con una Persona viva da amare. È stando faccia a faccia con Gesù che ne conosciamo il volto. Adorando, scopriamo che la vita cristiana è una storia d’amore con Dio, dove non bastano le buone idee, ma bisogna mettere Lui al primo posto, come fa un innamorato con la persona che ama. Così dev’essere la Chiesa, un’adoratrice innamorata di Gesù suo sposo».