ANGELUS DELL’EPIFANIA CON PAPA FRANCESCO
«Oggi, solennità dell’Epifania, contempliamo l’episodio dei magi (cfr Mt 2,1-12). Essi affrontano un viaggio lungo e faticoso per andare ad adorare «il re dei Giudei» (v. 2). Sono guidati dal segno prodigioso di una stella, e quando finalmente arrivano alla meta, anziché trovare qualcosa di grandioso, vedono un bimbo con la mamma»: ha esordito così dal tradizionale balcone di Piazza San Pietro Papa Francesco, nel recitare l’Angelus dell’Epifania 2022.
Un viaggio intrapreso dai Magi che ma che rappresenta il “cammino di fede” che ogni cristiano si è trovato a concepire nel corso della propria esistenza: «Avrebbero potuto protestare: “Tanta strada, tanti sacrifici per stare davanti a un bambino povero?”. Eppure non si scandalizzano, non rimangono delusi. Non si lamentano. Cosa fanno? Si prostrano», osserva ancora il Pontefice al termine della Santa Messa e prima dell’Angelus recitato. Papa Bergoglio sottolinea la grande umiltà di questi dotti sapienti, che si abbassano «di fronte all’inaudita logica di Dio, accolgono il Signore non come lo immaginavano, ma così com’è, piccolo e povero. La loro prostrazione è il segno di chi mette da parte le proprie idee e fa spazio a Dio. Ci vuole umiltà per fare questo». L’adorazione dei Re Magi si accompagna alla prostrazione: «e al centro di tutto rimaniamo sempre noi con le nostre idee e presumiamo di vantare qualcosa davanti a Dio, non lo incontreremo mai fino in fondo, non arriveremo ad adorarlo. Se non cadono le nostre pretese, le vanità, i puntigli, le corse per primeggiare, ci capiterà di adorare pure qualcuno o qualcosa nella vita, ma non sarà il Signore! Se invece abbandoniamo la nostra pretesa di autosufficienza, se ci facciamo piccoli dentro, allora riscopriremo lo stupore di adorare Gesù». Papa Francesco ricorda come l’adorazione che possiamo imparare dai Magi passa «attraverso l’umiltà del cuore: chi ha la smania dei sorpassi, non si accorge della presenza del Signore. Gesù passa accanto e viene ignorato, come accadde a tanti in quel tempo, ma non ai magi».
L’OMELIA DELLA SANTA MESSA DI EPIFANIA 2022
«È triste quando una comunità di credenti non desidera più e, stanca, si trascina nel gestire le cose invece che lasciarsi spiazzare da Gesù, dalla gioia dirompente e scomodante del Vangelo»: lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della Santa Messa per l’Epifania, presieduta in San Pietro in attesa dell’Angelus confermato nella piazza della Basilica.
«Ci fa bene chiederci – continua l’esortazione del Santo Padre – a che punto siamo nel viaggio della fede? Non siamo da troppo tempo bloccati, parcheggiati dentro una religione convenzionale, esteriore, formale, che non scalda più il cuore e non cambia la vita? Le nostre parole e i nostri riti innescano nel cuore della gente il desiderio di muoversi incontro a Dio oppure sono lingua morta” che parla solo di sé stessa e a sé stessa?»; la crisi della fede è palese a tutti, ma il Papa lancia la sfida, «La crisi della fede, nella nostra vita e nelle nostre società, ha anche a che fare con la scomparsa del desiderio di Dio. Ha a che fare con il sonno dello spirito, con l’abitudine ad accontentarci di vivere alla giornata, senza interrogarci su che cosa Dio vuole da noi». L’uomo, noi tutti, siamo ripiegati troppo «sulle mappe della terra e ci siamo scordati di alzare lo sguardo verso il Cielo». Qui il richiamo ai Re Magi, i sapienti in arrivo da Oriente che vengono per capire cosa/chi sia nato che tanto ha sconvolto il loro cuore in ricerca. «Si lasciano inquietare da una domanda, da un segno: chi è colui che è nato? Il loro cuore è assetato di luce e non viene trascinato da pigrizia, apatia: i loro occhi non sono rivolti alla terra ma sono finestre aperte sul cielo, come ha spiegato Benedetto XVI erano “uomini in attesa dal cuore inquieto” che non si accontentano del loro reddito assicurato e della loro condizione sociale». L’uomo oggi invece si ritrova, accusa il Papa, nella «bulimia di comunità che hanno tutto e spesso non sentono più niente nel cuore. Perché la mancanza di desiderio porta alla tristezza e all’indifferenza». Il vero “segreto” dei Magi non è La Sapienza ma il saper desiderare: «Desiderare significa tenere vivo il fuoco che arde dentro di noi e ci spinge a cercare oltre l’immediato, oltre il visibile. È accogliere la vita come un mistero che ci supera, come una fessura sempre aperta che invita a guardare oltre, perché la vita non è tutta qui, è anche altrove. È come una tela bianca che ha bisogno di ricevere colore».
LA FESTA DELL’EPIFANIA CON PAPA FRANCESCO: DIRETTA VIDEO
I “Magi” giungono fino a Betlemme per rendere onore al vero Re dei Re, quel Gesù Bambino solo “annunciato” in Cielo dalla famosa “Stella Cometa”: da quel giorno e negli ultimi 2022 anni la Chiesa celebra il 6 gennaio la Solennità dell’Epifania del Signore. Con la Santa Messa e il successivo Angelus, Papa Francesco chiude il “ciclo” delle festività di Natale e Capodanno con le celebrazioni dell’Epifania del Signore.
Appuntamento alle ore 10 con la diretta tv (su Rai 1 e Tv2000) e video streaming (RaiPlay e canale YouTube di Vatican News) con la Santa Messa celebrata da Papa Francesco in Basilica Vaticana: a seguire, alle ore 12, il Santo Padre reciterà il consueto Angelus dell’Epifania dal Balcone che dà su Piazza San Pietro. Il viaggio e l’Adorazione dei “re Magi” al piccolo Gesù nella capanna di Betlemme richiama il segno vivo – tanto attuale – del cammino di vita cui ognuno è chiamato a fare: «Si è perso un po’ il senso della preghiera di adorazione, dobbiamo riprenderlo, sia comunitariamente sia nella propria vita spirituale. Oggi, pertanto, ci mettiamo alla scuola dei Magi, per trarne alcuni insegnamenti utili: come loro, vogliamo prostrarci e adorare il Signore. Adorarlo sul serio, non come ha detto Erode: “Fatemi sapere dov’è il posto e io andrò ad adorarlo”. No, questa adorazione non va. Sul serio!», spiegava Papa Bergoglio 12 mesi fa nell’omelia della Santa Messa dell’Epifania.
OMELIA SANTA MESSA EPIFANIA 2021
Nel commentare il Vangelo di Matteo sulla venuta dei Magi, Papa Francesco utilizzò tre espressioni utili a comprendere cosa significa oggi essere “adoratori del Signore”: «alzare gli occhi, mettersi in viaggio e vedere». Nella Santa Messa celebrata il 6 gennaio 2021 il Santo Padre partì dall’espressione di Isaia nella Prima Lettura dell’Epifania: «alza gli occhi intorno a guarda», serve mettere da parte ristrettezza e «dittatura del proprio Io, serve alzare gli occhi per adorare il Signore. Le proprie fatiche non sono il centro dell’esistenza, occorre guardare in modo nuovo i problemi e le angosce sapendo che il Signore conosce le nostro invocazioni e tribolazioni». Dio l’uomo non lo abbandona mai e si fa prossimo in ogni elemento della realtà circostante: «alzare gli occhi non fa sparire i problemi ma ci dà la forza di Cristo che ci accompagna». La seconda espressione utilizzata un anno fa dal Papa fu il “mettersi in viaggio”: nell’esperienza dei Magi, «Il viaggio è trasformazione e cambiamento, non si è più come prima».
Vi è sempre qualcosa di nuovo nel proprio cammino di esistenza, sottolineava Francesco, «non si adora il Signore senza la maturazione interiore del nostro metterci in viaggio». Terza e ultima espressione usata dal Papa fu il “vedere” come i Re Magi fecero con quel bimbo umile e appena nato a Betlemme: «seppero trascendere quella scena così umile e riconoscere il Sovrano del mondo. Prestandosi a Betlemme espressero un’adorazione interiore e un’apertura degli scrigni che è segno dell’offerta del loro cuore». Erode vedeva ma non sapeva vedere, mentre il realismo teologale “incarnato” dai Magi è la vera chiave di volta dell’Epifania: «il Signore Gesù ci renda suoi veri adoratori in grado di manifestare con la vita il suo disegno di amore che abbraccia l’intera umanità, chiediamo la grazia di adorare il Signore».
L’ANGELUS DEL PAPA DELLO SCORSO ANNO
Nell’Angelus recitato da Papa Francesco sempre un anno fa, la celebrazione dell’Epifania venne analizzata a fondo sotto la “chiave di volta” della luce: «la salvezza operata da Cristo non conosce confini, è per tutti. L’Epifania non è un altro mistero, è sempre lo stesso mistero della Natività, visto però nella sua dimensione di luce: luce che illumina ogni uomo, luce da accogliere nella fede e luce da portare agli altri nella carità, nella testimonianza, nell’annuncio del Vangelo». Il Santo Padre evidenziò come l’origine di quella luce è riscontrabile proprio nell’episodio evangelico dei Re Magi: «questa luce è il Bambino di Betlemme, è Gesù, anche se la sua regalità non da tutti è accettata. Anzi, alcuni la rifiutano, come Erode. È Lui la stella apparsa all’orizzonte, il Messia atteso, Colui attraverso il quale Dio realizza il suo regno di amore, il suo regno di giustizia, il suo regno di pace. Egli è nato non solo per alcuni ma per tutti gli uomini, per tutti i popoli. La luce è per tutti i popoli, la salvezza è per tutti i popoli».
Dalla luce al cuore dell’uomo occorre che essa si possa “irradiare” arrivando a “colpire” l’Io di ciascuno, come smossi da qualcosa di troppo più grande per poterlo mettere da parte. Serve “allargare” la luce di Cristo, concluse il Papa nel messaggio prima dell’Angelus Epifania 2021: «non si allarga con le parole soltanto, con metodi finti, imprenditoriali… No, no. La fede, la parola, la testimonianza: così si allarga la luce di Cristo. La stella è Cristo, ma la stella possiamo e dobbiamo essere anche noi, per i nostri fratelli e le nostre sorelle, come testimoni dei tesori di bontà e di misericordia infinita che il Redentore offre gratuitamente a tutti. La luce di Cristo non si allarga per proselitismo, si allarga per testimonianza, per confessione della fede. Anche per il martirio». Serve accogliere tale luce dentro di sé, seguendo l’esempio dei Magi e di tutti i testimoni di fede che hanno riempito la storia della Chiesa negli ultimi 2022 anni.