OMELIA SANTA MESSA E INCONTRO ECUMENICO: COSA HA DETTO PAPA FRANCESCO IN MONGOLIA
«Questa è la verità che Gesù ci invita a scoprire, che Gesù vuole svelare a voi tutti, a questa terra di Mongolia: non serve essere grandi, ricchi o potenti per essere felici: no! Solo l’amore ci disseta il cuore, solo l’amore guarisce le nostre ferite, solo l’amore ci dà la vera gioia. E questa è la via che Gesù ci ha insegnato e ha aperto per noi»: lo ha detto Papa Francesco nella Santa Messa domenicale, evento clou assieme all’incontro ecumenico che l’ha preceduta, del Viaggio Apostolico in Mongolia. I due aspetti sottolineati dal Santo Padre nell’omelia all’interno della Steppe Arena di Ulaanbaatar riguardano il passaggio del Vangelo di Giovanni dove si parla della “sete che ci abita” e dell’‘amore che ci disseta”.
«Ci portiamo dentro una sete inestinguibile di felicità; siamo alla ricerca di un significato e una direzione della nostra vita, di una motivazione per le attività che portiamo avanti ogni giorno; e soprattutto siamo assetati di amore, perché è solo l’amore che ci appaga davvero, che ci fa stare bene – l’amore ci fa stare bene –, che ci apre alla fiducia facendoci gustare la bellezza della vita», rileva Papa Francesco ribadendo come la fede cristiana risponde a questa sete, la prende sul serio e non la rimuove, «non cerca di placarla con palliativi o surrogati». Dentro quella sete c’è il grande mistero cristiano, l’apertura al Dio vivente. Il tutto però con il criterio dell’amore che permane all’interno dell’esistenza umana: «Al cuore del cristianesimo c’è questa notizia sconvolgente, notizia straordinaria: quando perdi la tua vita, quando la offri con generosità in servizio, quando la rischi impegnandola nell’amore, quando ne fai un dono gratuito per gli altri, allora essa ti ritorna in abbondanza, riversa dentro di te una gioia che non passa, una pace del cuore, una forza interiore che ti sostiene». Nell’incontro mattutino in Mongolia con i rappresentanti della altre religioni, Papa Francesco ha ricordato come ciascuna fede resta al servizio del bene: «le religioni siano esempio di dialogo e altruismo in questo tempo lacerato da lotte e discordie», inoltre possano offrire «il rispetto della coscienza altrui e avendo come fine il maggior bene di tutti». Papa Francesco ha poi ribadito più volte dalla Mongolia come «il fondamentalismo e forzatura ideologica compromettono la pace».
PAPA FRANCESCO IN MONGOLIA: LA SANTA MESSA E L’INCONTRO ECUMENICO
Oggi domenica 3 settembre è la giornata “clou” del lungo viaggio di Papa Francesco in Mongolia, iniziato lo scorso 31 agosto con ritorno in Vaticano previsto per la giornata di lunedì: prima l’incontro ecumenico interreligioso e poi la Santa Messa saranno gli eventi centrali di questa giornata del Santo Padre a Ulaanbaatar, da seguire rigorosamente in diretta video streaming con il canale YouTube di Vatican News (video a fondo pagina, ndr).
Si parte alle ore 10 in Mongolia – dunque le ore 4 in Italia – con l’incontro Ecumenico e Interreligioso previsto all’Hun Theatre con i rappresentanti delle altre religioni presenti in Mongolia: «l’incontro con esponenti di altre religioni è sempre finalizzato alla costruzione della pace e della fraternità e sappiamo quanto c’è ne bisogno oggi proprio di questo sforzo per costruire pace e fraternità», sottolineava il cardinale Parolin all’inizio del Viaggio in Mongolia. Seguirà alle ore 16 – le 10 da noi – con la Santa Messa all’interno della “Steppe Arena” davanti a migliaia di fedeli giunti da ogni parte del Paese per sentire riconfermata la propria fede cristiana. Come ha detto ancora Papa Francesco nel viaggio di andata verso la Mongolia, venire qui «è andare presso un popolo piccolo in una terra grande. La Mongolia sembra non finire e gli abitanti sono pochi, un popolo piccolo di grande cultura. Credo che ci farà bene capire questo silenzio, così lungo, così grande. Ci aiuterà capire cosa significa, ma non intellettualmente: capirlo con i sensi. La Mongolia si capisce con i sensi. Mi permetto di dire che farà bene forse ascoltare un po’ la musica di Borodin, che è stata capace di esprimere cosa significa questa lunghezza e grandezza della Mongolia».
CINA, PACE E DIALOGO: L’IMPEGNO DI PAPA FRANCESCO IN MONGOLIA
L’invito in Mongolia e lo “sguardo” verso la Cina sono tra gli elementi di maggiore importanza di questo 43esimo Viaggio Apostolico di Papa Francesco: come ribadirà nell’omelia della Santa Messa di questa mattina (in Italia), la fede è una continua speranza nella pace incarnata da Gesù. Lo ha spiegato il Segretario di Stato in Vaticano cardinale Parolin accompagnando il Papa in questo viaggio in Mongolia: «Centrale per comprendere il viaggio è il motto “Sperare insieme”, perché – spiega il prelato – c’è tanto di bisogno di speranza, “una speranza che non è una vuota attesa, ma che si fonda, almeno per noi cristiani, sulle fede, cioè sulla presenza di Dio nella nostra storia, e che nello stesso tempo si trasforma in impegno personale e collettivo». L’interesse di Papa Francesco in Mongolia, prosegue il card. Parolin, è di incontrare questa comunità ridotta nei numeri, «ma giovane, vivace, affascinante per la sua peculiare storia e composizione. Inoltre, sarà molto significativa la dimensione interreligiosa, in un Paese che annovera una grande tradizione buddista»..
E poi ovviamente c’è il tema tutt’altro che secondario del rapporto con la Cina: come ha scritto Papa Francesco nel suo telegramma a Xi Jinping all’inizio della visita mongola, «Invio auguri di buoni auspici a Sua Eccellenza e al popolo cinese mentre attraverso lo spazio aereo del suo Paese in rotta verso la Mongolia. Assicurandovi la mia preghiera per il benessere della Nazione, invoco su tutti voi le benedizioni divine dell’unità e della pace». Pechino ha replicato di avere molta “fiducia reciproca” e di voler «aumentare dialogo e rapporti» per la pacificazione tanto mondiale quanto tra Chiesa e Cina. Come dimostrato dal primo scambio di telegrammi tra Papa Francesco e Xi Jinping vi è grande interesse per il Vaticano in Cina, non solo per l’Accordo che ogni due anni viene rinnovato per garantire un minimo di garanzie e diritti ai cristiani sotto il regime comunista tra i più illiberali al mondo: spiega il cardinale Parolin, «Nel cuore del Santo Padre questo grande desiderio, un desiderio del tutto comprensibile che egli ha manifestato già più volte pubblicamente, di recarsi in quel nobile Paese, sia per visitare la comunità cattolica ed incoraggiarla nel cammino della fede e dell’unità, sia per incontrare le Autorità politiche, con le quali la Santa Sede ha stabilito da tempo un dialogo, nella fiducia che, nonostante le difficoltà e gli ostacoli che ci sono nel cammino, proprio per questa via del dialogo e dell’incontro, più che per quella dello scontro ideologico, si possano raggiungere frutti di bene per tutti».