Nella giornata del 23 marzo la Chiesa celebra il ricordo di Santa Rebecca Vergine. Ricordiamo la Santa per la purezza del suo accettare il volere di Dio sia durante gli anni di disabilità visiva e corporea (la monaca era affetta da varie patologie invalidanti), sia durante il periodo di guerra in Libano e ci lascia parole toccanti come ‘Ciò che viene da Dio va accettato con completa rassegnazione’, il vero spirito di chi segue la chiamata nel volere del Signore. Ciò la rese comunque felice e fu proclamata Beata da Papa Giovanni Paolo II che la canonizzò nel 2001 con una solenne celebrazione in Piazza San Pietro. La Santa, per quanto amata in diverse parti del mondo anche grazie alla profonda Fede Mariana di Papa Giovanni Paolo II che portò l’esempio di Rebecca spesso nelle sue omelie, non ha ancora oggi Chiese a lei dedicate o sagre di rilievo, ma la sua forza di volontà è simbolo di quella Fede in Maria così amata proprio dal Papa polacco.



Santa Rebecca Vergine, la vita

Santa Rebecca Vergine è nata in Libano il 29 giugno 1832 nella città di Himlaya, morta nel suo paese, a Batrun, il 23 marzo 1914. In questa giornata quindi la commemorazione in tutto il mondo cattolico, una Santa conosciuta in diversi paesi e celebrata con Messe commemorative non solo in Asia, ma anche in Europa, Africa, America Latina. La storia di Rebecca ci parla di una giovane orfana che alla tenera età di sette anni, figlia di poveri contadini libanesi, fu mandata in Siria, a damasco, come domestica, luogo dove rimase però ben poco perché il suo cuore aspirava ad un ritorno in Libano che avvenne pochi anni dopo, scoprendo che nel frattempo il padre aveva contratto un nuovo matrimonio, ma Boutrossieh Ar-Rayès, questo è il nome originario di santa Rebecca, fedele al ricordo della madre, compì altre scelte. Entrò in convento a quindici anni, una scelta che fu condizionata dalla chiamata verso Dio e dal desiderio di non essere mercificata per la sua bellezza, contesa in matrimoni combinati tra la zia che la desiderava sposa al nipote e la matrigna che la vedeva talmente bella da pensare ad un dono al proprio fratello.



In questi contesti famigliari Boutrossieh Ar-Rayès non si sentiva apprezzata per la sua purezza e volle imporre la scelta scegliendo il matrimonio con il Signore, una scelta che per Rebecca non fu affatto difficile sentendo la chiamata in lei fortissima, inappellabile. Entrò così, in un clima di dissapori famigliari e contese nel cercarle il marito, nella congregazione delle Figlie di Maria, un’associazione francese, diffusa in tutta Europa e Asia Minore, nata dalle visioni di Caterina Labouré, una monaca francese che voleva per le sue consorelle un cammino di solidarietà e mutua assistenza, una vera sorellanza mistica che Rebecca avvicinò immediatamente. Nel convento di Nostra Signora della Liberazione prese i voti definitivi e perpetui cambiando il suo nome in Anissa (Agnese); ora la donna aveva ventiquattro anni e il suo cammino proseguiva con grande forze nella sua scelta di vita. Per anni si dedicò alle cure e all’assistenza di poveri malati soprattutto nelle zone più remote dei villaggi montani del Libano, sino al 25 agosto 1872, data nella quale entrò nell’Ordine Libanese Maronita prendendo i voti solenni. Da quel momento si chiamò Suor Rebecca, il nome della Madre, un omaggio al ricordo di quella donna che lei, per quanto piccola, ricordava amorevole e devota. All’età di sessantacinque anni fu mandata nel Monastero di San Giuseppe di Jrabta a Batrun, sempre in Libano e qui visse in cecità assoluta sino al giorno della sua morte, appunto il 23 marzo 1914.



Gli altri Beati di oggi

Nello stesso giorno, tra gli altri, ricordiamo anche: San Turibio de Mogrovejo, vescovo;- Beata Annunciata Cocchetti, vergine; Sant’ Ottone Frangipane, eremita; Santi Vittoriano, Frumenzio e compagni, martiri.