Morta in nome di Dio, che non ha voluto rinnegare nemmeno di fronte alla sua vita messa in pericolo, e uccisa barbaramente da uno stalker: Santa Scorese, studentessa e fervida attivista cattolica è stata ricordata oggi nel corso della puntata di “Oggi è un altro giorno” con la presenza in studio della sorella Rosa Maria e quando sono passati oramai più di 30 anni dalla sua morte (fu accoltellata il 16 marzo 1991 a Palo del Colle al termine di una vera e propria persecuzione), il ricordo della sua testimonianza di fede e anche il processo che ha portato all’avvio del suo processo di beatificazione restano vivi nel cuore di chi l’ha conosciuta ma anche degli stessi fedeli.



Considerata oggi Serva di Dio e della Chiesa Cattolica, nel ricordo della sorella Santa Scorese ha sempre vissuto vicina al mondo dell’associazionismo cattolico, formandosi nell’oratorio salesiano di Bari, sua città natale, e poi prestando volontariato nella Croce Rossa a favore soprattutto dei ragazzi disabili; successivamente entra a fare parte del Movimento Gen, uno dei ‘rami’ dei “Focolari” fondati da Chiara Lubich e così facendo in lei germogliano i semi non solo della spiritualità del movimento stesso ma anche di quella vocazione missionaria che guiderà sempre la sua breve vita, recisa bruscamente da uno psicopatico all’età di soli 23 anni: infatti dal 1988, ovvero tre anni prima della sua morte violenta, nella vita di Santa era entrò Giuseppe, un ragazzo che l’aveva sentita proclamare la parola di Dio durante una funzione nella Cattedrale di Bari.



SANTA SCORESE, LA SUA STORIA A “OGGI E’ UN ALTRO GIORNO”

E come è stato ricordato durante la puntata di “Oggi è un altro giorno”, quello è l’evento che cambia l’esistenza di Santa (battezzata così in onore della nonna) e la fa piombare in un incubo che oggi chiamiamo stalking e che all’epoca, stando anche a quanto riportano le cronache dell’epoca, era fatto di corteggiamenti ossessivi, appostamenti, una persecuzione costante negli spostamenti della ragazza e pure un tentativo andato a vuoto di violenza sessuale a cui la giovane Scorese riuscì però a sottrarsi il 6 febbraio 1989, il giorno del suo compleanno. L’uomo scriveva anche lettere deliranti alla ragazza, frapponendosi tra Santa e la sua scelta di abbracciare la causa missionaria e sposare Dio, anziché quel Giuseppe con cui non era nemmeno fidanzata. “Io e lei come Marta e Maria del Vangelo: a quel tempo fu tra le primissime a firmare di suo pugno delle denunce, in un’epoca così buia in cui non c’era uno straccio di legge…” ha ricordato a proposito della persecuzione, anche cristiana, subita da Santa. “Non è stato solo un femminicidio, ma un martirio”.



Da qui al martirio di cui fu protagonista la strada è breve: in un periodo in cui non c’erano leggi che tutelavano le donne dallo stalking e non vi erano vincoli né giuridici né psichiatrici verso questi soggetti, Santa si ritrovò così da sola, aiutata unicamente dal padre che, in quanto poliziotto, le faceva da scorta personale; infatti anche a seguito del tentativo di violenza carnale, le autorità preposte non presero provvedimenti anche perché molti pensavano a un ragazzo squilibrato ma non certo capace di quello che poi fece e che tutto sommato non pareva pericoloso. Eppure Di Mauro l’aveva minacciata di “farla secca” se non avesse lasciato Dio per lui, cambiando vita: così quella sera di marzo, mentre tornava dall’Azione Cattolica, Santa viene aggredita proprio sotto casa, alle spalle mentre si apprestava a salire. Ben 14 coltellate, rivelatesi poi fatali nonostante la disperata corsa in ospedale.

LA SORELLA: “NON FU SOLO UN FEMMINICIDIO MA UN VERO MARTIRIO…”

Ecco perché Santa Scorese oggi è ricordata come una ragazza “morta nel nome di Dio”, Colui a cui aveva scelto di donare la vita: al suo funerale non solo le associazioni cattoliche ma l’intera comunità di Palo del Colle si strinse attorno alla famiglia, nel silenzio invece delle istituzioni, della USL e delle forze dell’ordine, nonostante nessuno di questi sia intervenuto di fronte alle richieste di aiuto della famiglia e sottovalutando la pericolosità del futuro killer, rinchiuso poi per diversi anni in un ospedale psichiatrico campano di Aversa (Caserta). A restituire però dignità alla vita e all’opera di Santa è il processo di beatificazione in corso, mentre intanto è riconosciuta dalla Chiesa come accadde a Santa Maria Goretti.

La fase diocesana del processo si è conclusa nell’oramai lontano 7 settembre 1999; pertanto la giovane “vergine martire” al momento è riconosciuta come Serva di Dio per l’eroismo dimostrato nel professare la sua fede e dedicare anche la sua vita ad essa. Va anche ricordato che nel corso degli ultimi anni i riflettori dell’opinione pubblica e anche del mondo dell’arte si sono accesi sulla sua vicenda e, in attesa della beatificazione, si può citare per tutti il docufilm “Santa Subito”, realizzato nel 2019 dal regista e sceneggiatore salernitano Alessandro Piva, vincitore peraltro del Premio del Pubblico al Festival del Cinema di Roma.