La Santa venerata il 10 luglio, Vittoria Martire, vede spesso il proprio nome abbinato ad Anatolia, martire con cui ha condiviso il destino. Santa Vittoria martire, patrona di Monteleone Sabino, in provincia di Rieti, è nominata profusamente nel martirologio Romano perché, insieme alla cugina Anatolia, a lei maggiore, rifiutò le nozze con due patrizi considerandosi consacrata a Dio per aver ricevuto il battesimo da bambina.
Il 10 luglio si festeggiano anche la pia Sant’Amalberga di Maubeuge, i martiri Felice, Filippo, Vitale, Marziale, Alessandro, Silano e Gennaro, il re di Danimarca San Canuto, San Ascanio Nicanore, San Bernado di Quintavalle, le Sante Rufina e Seconda, San Silvano, il Beato Pacifico e i Beati Martiri di Damasco, nonché Sant’Apollonio di Sardi.
Santa Vittoria Martire, la sua vita
Le due Sante vissero prima del 300 (Santa Vittoria Martire nasce intorno al 230), e sono figure leggendarie nominate nel ‘De Laude Sanctorum’ da Vittrice di Rouen (che visse tra il 330 e il 409). Anche nel sesto secolo Vittoria e Anatolia vengono ricordate da un autore anonimo nel Martirologio Gerominiano, il più antico catalogo di martiri cristiani della chiesa latina mai pervenuto (a torto attribuito a San Gerolamo, è un documento primario della Chiesa). In seguito il Martirologio Romano raccolse la tradizione della Passio di Santa Vittoria, che a seguito del rifiuto di sposare fu segregata in Sabina dai pretendenti insieme all’amica, dove fu infine uccisa e sepolta in una caverna da uno dei pretendenti, Eugenio, che la denunciò come cristiana per confiscare i beni che la nobile e ricca fanciulla voleva donare ai poveri per poi sposarla forzatamente. La località esatta della segregazione fu Trebula Mutuesca, l’odierna Monteleone Sabino che ha eletto Vittoria come propria patrona.
Proprio a Trebula, secondo altra tradizione invece, Vittoria fu pregata da Domiziano, signore dei luoghi, di liberare le terre dal dragone che infestava le contrade, cosa che Vittoria fece raccogliendo attorno a sé oltre sessanta vergini che elesse come proprie discepole e in tre anni (250-253) ottenne il risultato di pacificare i luoghi e liberarli. Nonostante la liberazione dal dragone, Vittoria fu però denunciata al pontefice del Campidoglio Giuliano, che inviò a Trebula il commissario Taliarco a chiedere la sottomissione a Diana da parte di Vittoria: al rifiuto della giovine, Taliarco trafisse con la spada la Santa.
Il corpo traslato sul Monte Matenano
Il corpo di Santa Vittoria Martire fu traslato sul Monte Matenano nel Piceno da Pietro di Farfa nel 827, quindi ritornò in Sabina quasi un secolo dopo, nel 931: ancora oggi nelle campagna intorno al Tiburtino, al Sublacense e alla Sabina la devozione per Santa Vittoria e la cugina Santa Anatolia è profondamente sentito. Dal punto di vista iconografico le sante Anatolia e Vittoria vengono raffigurate nei mosaici della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna, così come sono reperibili statue di pregevole fattura di Santa Vittoria col Dragone a Monteleone Sabino e nei territori limitrofi. Il culto della Santa è ripreso anche il 23 dicembre, con alcuni martirologi che considerano i giorni del 9-10 luglio dedicati più a Anatolia e Audace (altro martire il cui nome è legato alle due cugine), più che alla sola Santa Vittoria. Oltre che di Monteleone, Vittoria è patrona anche di Anticoli Corrado, piccolo comune laziale ove è stata costruita el 1581 anche una chiesa intitolata a Santa Vittoria Vergine e Martire: in quasi tutto il territorio laziale contiguo le celebrazioni di Santa Vittoria vedono sagre e celebrazioni nelle ricorrenze di devozione.