SANT’AGOSTINO E L’ATTUALITÀ NEL MONDO DI OGGI: PARLA PADRE CARUSO
Si tiene oggi a Pavia l’incontro con a tema l’attualità di Sant’Agostino tra il filosofo Massimo Cacciari e Padre Giuseppe Caruso, preside del Pontificio Istituto “Augustinianum”: partono infatti oggi le celebrazioni per i 1.300 anni dalla traslazione delle spoglie di Sant’Agostino a Pavia. Intervistato dall’Avvenire alla vigilia del convegno legato ad uno dei Santi centrali nella costruzione dell’Europa culturale, il sacerdote riflette sull’attualità del Santo di Ippona nell’epoca come la nostra. «Agostino continua a parlare all’uomo contemporaneo», spiega Padre Caruso mettendo in guardia dalla banale assimilazione di “massime” del Santo con le dispute intellettuali contemporanee.
Piuttosto, indica il preside, «Possiamo però far nostra la sua capacità di leggere la storia ponendosi idealmente nell’orizzonte dell’eternità, cioè consapevoli che molte delle cose che ci sembrano immutabili sono destinate a cambiare nel corso del tempo, ma che, in ultima analisi, non muta ciò che costituisce il più intimo e fondamentale desiderio dell’uomo». Per Sant’Agostino valore primario era quella ricerca di una «pienezza e di una pace che non vengono mai meno e che nessuno può conquistare se non gli vengono date in dono». Un dono dal Cielo, uno dono di Grazia, un dono in ultima analisi di Dio: nel “De civitate Dei” Sant’Agostino racconta l’intreccio tra la città dell’uomo e la città di Dio: «è l’insieme di quanti prendono sul serio il Vangelo e si sforzano di vivere santamente, magari senza essere noti ai più e forse nemmeno compresi». Sono loro, racconta Padre Caruso al quotidiano della CEI, «nella misura in cui compiono scelte disinteressate di altruismo e di servizio, per amore di Dio e degli altri, a rendere presente nel mondo la città di Dio, intrecciandola con quella degli uomini, cioè con l’insieme di quanti si lasciano guidare dalle logiche di supremazia, di potenza e di sopraffazione».
PADRE GIUSEPPE CARUSO RISPONDE A CACCIARI: “SANT’AGOSTINO E L’ESISTENZA DEL MALE”
Nella sua ultima monografia “Luoghi dell’Infinito”, l’ex sindaco di Venezia e filosofo contemporaneo Massimo Cacciari mette in allarme la permanenza dello spirito culturale e moderno degli insegnamenti di Sant’Agostino: «Quando l’Occidente si appiattirà sulla dimensione dei soli scopi tecnicamente perseguibili, perdendo quel pensiero del Fine ultimo che ha imposto al potere mondano un confine insuperabile, tacerà insieme ad Agostino lo spirito d’Europa. Forse stiamo da tempo vivendo nel loro silenzio», scrive Cacciari. Ne parlerà oggi nell’incontro “Attualità di Agostino. La città di Dio e la città dell’uomo”, previsto nella Basilica di Pavia: a distanza gli risponde Padre Caruso riflettendo sul valore e il concetto ultimo di “male”.
«Il vescovo di Ippona non ha una risposta ultimativa a questo angoscioso problema, che tanto l’ha tormentato. Egli osserva che noi chiamiamo “male” diverse cose. Alcune di queste cose sono nell’ordine della natura e quindi, a uno sguardo più ampio e oggettivo, non sono propriamente “mali”», spiega ancora il preside dell’Augustinianum all’Avvenire. Il “male morale” è invece quello ultimamente compiuto dall’uomo: «ama disordinatamente anche le cose buone create da Dio, come, per esempio, un uomo avido, per amore del profitto (cioè di un insieme di beni materiali), sfrutta e strumentalizza altri uomini, verso i quali dovrebbe essere ben più solidale che verso le cose». Sant’Agostino era certo che Dio fosse buono e che tutte le cose create siano buone: ma allora, in senso ontologico, cosa significa il male (visto anche quanto ne è pieno il mondo di oggi)? «Il male non esiste e va pensato come qualcosa che danneggia realtà che sono buone» Per Agostino anche il diavolo, in quanto creatura intelligente e libera, è primariamente «buono in origine», ma purtroppo ha pensato e voluto il male: come scrive il Santo d’Ippona, «E il diavolo, anche se è il nostro nemico, non può abbattere se non chi gli dà retta». Combattere il male e il relativismo dei giorni d’oggi è ancora possibile ed è proprio Sant’Agostino ad indicarci “la via”: «Agostino trova il punto di partenza per un cammino verso la certezza nell’autocoscienza personale: io esisto e so di esistere in modo indubitabile. Se questo è vero, resta dimostrato che l’uomo può conoscere almeno una cosa vera. La conoscenza della verità è una condizione imprescindibile per essere felici e pertanto il desiderio della felicità ingloba in sé quello della verità», conclude Padre Caruso sottolineando come per conoscere davvero «si deve cogliere il senso ultimo di tutto ciò che esiste, quel senso profondo che Dio gli ha assegnato all’atto della creazione compiuta – lo afferma il prologo del Vangelo di Giovanni – per mezzo del Vero che va inteso quindi come principio di Verità, come la Verità in persona».