Tutti gli anni, il 26 febbraio si commemora Sant’Alessandro di Alessandria Patriarca. Guidò la Chiesa egiziana nel momento delle eresie di Ario e, con la sua persuasione, cercò di farlo ravvedere. Era il periodo fra il 313 e il 328 e, quando vide che i suoi sforzi furono inutili, convocò l’Imperatore Costantino, convincendolo a ordinare quello che fu il Concilio di Nicea del 353.
Sant’Alessandro di Alessandria Patriarca: la durà lotta contro gli ariani
Sant’Alessandro di Alessandria, nacque intorno al 250. Fu un uomo di profonda cultura e di grande spiritualità. Dopo il pontificato di San Pietro, venne eletto nel 313 vescovo di Alessandria d’Egitto, divenendo uno dei maggiori protagonisti della dolorosa lotta contro l’eresia ariana che condusse con fermezza, bontà paterna e senso di giustizia. L’uomo cacciò via il suo sacerdote Ario, il quale per invidia a quella nomina, iniziò la sua insidiosa sobillazione, diffondendo una dottrina che metteva in dubbio la verità divina.
L’idea malsana veniva diffusa tra il popolo con mezzi subdoli come canzoni che la gente cantava ignaramente, senza rendersi davvero conto di ciò che si celava dietro quelle parole. Con estrema dolcezza, Alessandro cercò più volte di riportare all’ovile quella pecorella smarrita, ma fu tutto inutile. Il santo patriarca fu così costretto a riunire il sinodo composto da un centinaio di vescovi provenienti dall’Egitto e dalla Libia che non esitarono a pronunciare la scomunica.
Anziché sottomettersi, Ario si rifugiò in Palestina dove venne accolto come perseguitato, portando avanti la propria causa e conquistando il sostegno di Eusebio di Cesarea ed Eusebio di Nicomedia. L’imperatore Costantino, coinvolto nella controversia, tentò invano di mediare tra le due posizioni, fin quando fu costretto a convocare un Concilio ecumenico a Nicea (325) al quale lo stesso Alessandro, ormai anziano e tanto malato, partecipò insieme al battagliero diacono Atanasio (suo successore). Ario venne nuovamente condannato.
Al suo rientro vittorioso, il Patriarca fu accolto in maniera trionfale e confermato come legittimo maestro di dottrina, ma non si cullò e si mise subito al lavoro per sanare le profonde ferite causate dallo scisma. La morte lo colse cinque mesi più tardi, anche se ancora oggi non è nota l’effettiva data della sua scomparsa. In Occidente corrisponde per comodità al 26 febbraio.
L’eredità di Sant’Alessandro di Alessandria nelle sue lettere: il Credo
Secondo quanto affermato da Epifanio di Salamina vescovo, Alessandro scrisse 70 lettere, molte delle quali sono andate perdute ad eccezione di 2 relative alla questione di Ario: una era indirizzata al vescovo di Bisanzio e l’altra ai funzionari della Chiesa cattolica. Ben conservato anche un discorso completo in siriaco e in copto intitolato De anima et corpore deque passione Domini, che tratta del rapporto tra anima e corpo e della necessità della passione di Gesù. Negli anni sono pervenuti altri discorsi di suo pugno (verificati) ma solo in forma frammentaria. Per confermare la divinità di Gesù e la Santissima Trinità, ideò la preghiera del Credo.
Sant’Alessandro vescovo è protettore degli uomini e testimone di fede. Patrono di Alessandria d’Egitto, la Chiesa cristiana lo commemora con una messa solenne. Il patriarca è venerato dalla chiesa ortodossa e da quella copta (nella giornata del 22 aprile).
Gli altri Santi del giorno
Il 26 febbraio la Chiesa ricorda anche Santa Paola di S. Giuseppe di Calasanzio fondatrice delle Figlie di Maria, San Vittore eremita, San Porfirio di Gaza vescovo, la Beata Pietà della Croce Ortiz Real religiosa, il Beato Giuseppe Rossi sacerdote e martire, Sant’Agricola di Nevers vescovo, Sant’Andrea di Firenze vescovo, San Faustiniano vescovo di Bologna e il Beato Roberto Drury martire.