Sono tanti i miti e le leggende attorno a Sant’Antonio Abate, celebre figura della Chiesa che si festeggia oggi, 17 gennaio 2023, in tutto il mondo. Il primo simbolo associato al noto Santo è quello del fuoco, e proprio per questo nelle prossime ore saranno moltissimi i falò che si materializzeranno in varie città italiane e non solo. Si tratta di un rito per scacciare via il male e lasciare spazio ad un nuovo corso. Inoltre, il fuoco è legato ai miracoli di Sant’Antonio, che in passato aveva sconfitto numerose malattie della pelle che si chiamavano “fuoco”, da qui il famoso Fuoco di Sant’Antonio.



Altro simbolo del santo di oggi è il maiale, visto che pare che un giorno l’uomo di Chiesa guarì un piccolo maialino malato che divenne poi un compagno inseparabile. Infine, legata a Sant’Antonio Abate e alla giornata di oggi, 17 gennaio, vi è la leggenda degli animali parlanti: un evento che venne considerato di mal augurio ed è per questo che solitamente i più scaramantici si tengono a debita distanza dalle stalle la notte del 17 gennaio. (aggiornamento di Davide Giancristofaro).



SANT’ANTONIO ABATE: OGGI, 17 GENNAIO SI CELEBRA IL PROTETTORE DEGLI ANIMALI

Sant’Antonio Abate viene celebrato come ogni anno il 17 gennaio ed è uno dei Santi più popolari e amati, noto come protettore degli animali e patrono di molte località italiane. In suo onore si tengono nel giorno della sua ricorrenza, il 15 gennaio di ogni anno, una miriade di festeggiamenti da nord a sud, che da una parte si traducono nella tradizionale benedizione degli animali, di cui è santo protettore, e dall’altra nell’accensione di falò in molte località della penisola, come in Sardegna dove si accendono fuochi in suo onore all’apertura del Carnevale o a Novoli, in Salento, dove viene accesa la “Focàra”, una pira che raggiunge i 25 metri di altezza, attorno alla quale si svolgono balli e canti popolari per tutta la notte. A Zafferana Etnea, di cui Sant’Antonio Abate è patrono, si svolgono festeggiamenti liturgici legati al pane e vengono offerti i “cuddureddi”, piccole ciambelle di pane benedetto.



Per la sua fama e popolarità Sant’Antonio Abate è patrono di molte città italiane. Fra queste Zafferana Etnea, che gli dedica grandi festeggiamenti nel giorno della ricorrenza, un centro turistico alle pendici orientali dell’Etna che deve il suo nome al colore delle ginestre e dello zafferano che popolano il suo territorio, dall’arabo “Zaufanah” che significa “giallo”. Altra città di cui è patrono il Santo è Recoaro, nota stazione termale che gli ha dedicato una monumentale chiesa realizzata nel secondo Dopoguerra, che porta la firma del famoso architetto Giuseppe Vaccaro. Infine, Sant’Antonio Abate è patrono dell’omonimo comune napoletano che sorge nella pianura di Sarno, centro agricolo e artigianale rinomato per la sua fiorente attività floro-vivaistica.

Sant’Antonio Abate, il fondatore del monachesimo cristiano

Sant’Antonio Abate è ritenuto il fondatore del monachesimo cristiano, si deve a lui la creazione delle prime congregazioni monastiche sotto la guida di un patriarca. La sua ricorrenza ricade il 17 gennaio e coincide ovunque con la benedizione degli animali, di cui Sant’Antonio Abate è il protettore. Le prime notizie biografiche ci arrivano dalla “Vita Antonii” scritta dal vescovo di Alessandria Sant’Anastasio nel 357. Sant’Antonio Abate nasce nel 251 a Coma, in Egitto, da una famiglia benestante di agricoltori di fede cristiana. Rimasto orfano molto giovane, si trovò suo malgrado a dover gestire un ingente patrimonio, ma capì subito che la sua strada era un’altra e, donati i suoi averi ai poveri, visse una vita ascetica in ritiro nel deserto egiziano, dedicandosi alla preghiera e all’aiuto dei bisognosi. Fu chiamato a diffondere il cristianesimo nel mondo in veste di taumaturgo e predicatore, come quando fu costretto ad abbandonare una vecchia fortezza romana sul monte Pispir, dove aveva vissuto in eremitaggio per ben vent’anni nutrendosi di solo pane, per mischiarsi ai sofferenti da guarire.

Al termine delle sue lunghe peregrinazioni tornò sulle sponde del mar Rosso, cibandosi dei frutti del suo orticello, dove morì ultracentenario il 17 gennaio 357. Quasi due secoli dopo, nel 561, le sue reliquie furono trasportate ad Alessandria d’Egitto, nella chiesa di San Giovanni, per essere successivamente spostate a Costantinopoli nel 635. A partire dal 1070 sono custodite nella chiesa del borgo di La Motte, in Francia. L’iconografia classica lo raffigura spesso insieme a un maiale con una campanella al collo, ma è anche associato al fuoco per una leggenda che lo vede tra le fiamme dell’inferno per strappare al diavolo le anime dei dannati. Non a caso si parla ancora oggi di una malattia nota come “fuoco di Sant’Antonio”.

Gli altri Santi di oggi

Il 17 gennaio si celebra anche Errico da Comentina, astigiano di famiglia facoltosa vissuto nel XIV secolo, che fu patriarca di Costantinopoli e finì decapitato dai turchi a Smirne. L’urna con i suoi resti scampò a un naufragio durante il trasporto nella città natale, da qui il suo appellativo di “santo delle acque”. Fra gli altri santi festeggiati il 17 gennaio si ricordano San Marcello, vescovo di Die e il beato Teresio Olivelli, passato alla storia per la sua lotta al nazifascismo.